La solidarietà è la risposta giusta. Usiamola per tutti i rifugiati.

di Maurizio Bongioanni. 

Chiedo anticipatamente scusa a tutti quelli che l'accoglienza la fanno concretamente, al di là della provenienza e del colore della pelle. Questa riflessione è rivolta evidentemente "ad altri". E anche un po' a me, che sono pieno di buone intenzioni ma in casa mia non ho mai accolto nessuno (però, a differenza di quegli "altri", voglio assolutamente che le mie tasse vadano a sostenere l'accoglienza).

L'altra sera, ad Alba, è stata organizzata una serata pubblica di benvenuto rivolta ad alcune donne ucraine con i loro bambini. Sono contento che sia stata organizzata una serata di benvenuto. Perché è una cosa molto bella, credo, per delle persone che scappano dalla guerra sentirsi accolti da una comunità straniera. Però non posso fare a meno di pensare: "e se fossero neri? Avremmo organizzato una serata del genere"? La risposta la sappiamo tutti. Perché i neri scappano dalle guerre in Africa da anni, eppure una serata di benvenuto nella mia città nessuna istituzione l'ha mai organizzata (associazioni sì, ma istituzioni con la presenza di politici direi proprio di no)...

Questo dimostrerebbe che siamo razzisti? Che il colore della pelle, in fondo, conta? Sarei portato a dire di sì ma, pensandoci bene, non so se è solo quello il motivo. Sarebbe troppo semplice chiuderla così. Una volta mio nonno mi disse che i cani neri odiano i cani bianchi e viceversa: era tutta una questione di istinto. Ma noi non siamo cani. E io i neri non li odio, anzi mi incuriosiscono proprio perché sono diversi. Quindi no, non solo non siamo cani ma possiamo anche essere meglio di loro.

E allora perché loro sì e quegli altri no? Perdio, la Polonia prima bastonava gli afgani e i siriani che bussavano al loro confine, hanno fatto morire (eh sì, proprio morire) di freddo famiglie intere (come quelle che muoiono ancora oggi, mica si son fermati, sui barconi) e adesso sfoggiano tutta la propria solidarietà verso chi è più simile - fisicamente, intendo - a loro.

E allora lo vedi che è razzismo? È il razzismo evangelico, quello della Lega e della Meloni: accoglienti sì, ma verso chi è come noi (che se vogliamo è già un passo avanti per i razzisti). Ma non è solo questo.

Nel caso degli ucraini avranno giocato anche un ruolo fondamentale i numeri dell'esodo, la mediatizzazione della guerra, non lo metto in dubbio ma queste sono conseguenze. La Siria, l'Afghanistan e le primavere arabe hanno popolato molte più pagine della crisi ucraina eppure nessuno ha voluto i profughi che hanno prodotto. Solo i profughi dalla Siria sono 5,5 milioni ma essendosi diluiti in anni di combattimenti non meritano l'etichetta di "il più grande esodo dopo la seconda guerra mondiale".

Allestire un'accoglienza del genere sancisce purtroppo, a livello istituzionale, il rifugiato di serie a e di serie b (che brutta questa etichetta: classificare una persona sofferente mi dà il disgusto, perché sembra ancora che me la prenda con chi sta in serie a). Quindi se non vogliamo che tutto si riduca a "sei razzista! no non lo sono ma…" dobbiamo fare in modo che questo non rimanga un caso di accoglienza isolato. Anzi, apriamo le porte a tutti i rifugiati, facciamolo adesso e d’ora in poi verso tutti i rifugiati del mondo. Anche ad Alba: organizziamo più serate ma chiamiamo anche quei rifugiati che periodicamente dormono nei centri di accoglienza.

Così magari, grazie a tutta questa solidarietà, la prossima volta non ci sarà più una guerra. Utopico? Eduardo Galeano diceva “L'utopia è come l'orizzonte: cammino due passi e si allontana due passi. Cammino dieci passi e si allontana dieci passi. L'orizzonte è irraggiungibile. E allora a cosa serve l'utopia? A questo: serve per continuare a camminare”.

La strada dell’accoglienza e della solidarietà è quella giusta. Percorriamola sempre e in ogni caso.

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