Itinerari dal Rojava: la rivoluzione oggi. Siamo liberi di costruire la nostra storia?

A cura del Collettivo Zaratan.

A una decina di giorni dall’ultimo incontro di “Itinerari dal Rojava: la rivoluzione oggi”, il Collettivo Zaratan pubblica sul suo canale youtube “Zaratan Zoé in città” il video del primo incontro con Davide Grasso, tenutosi il 9 marzo: “La guerra in Siria e la rivoluzione confederale”. Seguirà la pubblicazione degli altri video, a cadenza settimanale, una pubblicazione molto attesa da chi, per una ragione o per l’altra, non ha potuto partecipare in presenza agli appuntamenti...

Il Collettivo Zaratan coglie l’occasione per tirare le somme di un ciclo di incontri che si proponeva come momento di approfondimento culturale, vero e proprio laboratorio aperto alla cittadinanza cuneese e per ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto l’iniziativa. La grande partecipazione e l’interesse destato da una realtà politico-sociale rivoluzionaria, quella del Rojava (area curda in Siria), ha confermato la sensazione avuta dal Collettivo durante l’ideazione e l’organizzazione degli incontri: il pubblico cuneese sente il bisogno di approfondire idee e temi che sono al centro delle sfide sociali contemporanee, e lo vuole fare con chi, in un modo o nell’altro, ha deciso di essere protagonista di queste sfide, senza smettere di porsi interrogativi durante il proprio percorso, politico e personale insieme.

Al centro del ciclo di incontri si sono avuti lo sguardo e l’esperienza di Davide Grasso – cuneese d’origine, filosofo che è stato in Siria a combattere l’Isis al fianco delle forze rivoluzionarie curde – che a proposito di “Itinerari dal Rojava” afferma: «È stata senza dubbio una delle migliori esperienze di discussione e confronto pubblico da quando sono tornato dalla Siria, ormai cinque anni fa. A rendere questa esperienza unica non è stata soltanto la sede, l’alta e costante partecipazione cittadina, le domande e le discussioni. Ciò che ha reso questa iniziativa valida fin dall’inizio è stata la concezione. Il fatto stesso che ci fosse una concezione. Il fatto che una serie di persone, miei compaesani cuneesi in questo caso, si siano sforzati di ideare il senso di questo dialogo e la direzione in cui si voleva andare, anziché rassegnarsi a pensarlo come scadenza quasi burocratica, momento auto-celebrativo o fine a sé stesso. Il sottotitolo del ciclo, “Siamo liberi di costruire la nostra storia?” esprime al meglio la forma interrogativa che abbiamo mantenuto ma anche la volontà ferma di fare della rivoluzione del Rojava e della Siria del nord-est un tema locale di molti luoghi, e solo in questo senso internazionale».

Gigi Garelli, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Cuneo, presso la cui sede si sono tenuti gli incontri, condivide la sua esperienza: «Un’occasione importante per allargare l’orizzonte della nostra attività, sia in termini geografici che in termini cronologici: questo il motivo che ci ha spinti ad accettare la proposta del Collettivo Zaratan di organizzare insieme la serie di incontri sulla storia e la situazione del Rojava. Quattro serate che hanno permesso di entrare in profondità nella vicenda travagliata di una Regione che ha conosciuto il dramma della violenza e dell’oppressione, trovando nei valori della libertà e della resistenza la forza per reagire e lottare per la propria autodeterminazione. La folta presenza di pubblico e la ricchezza degli spunti emersi nel corso degli interventi hanno confermato la bontà dell’iniziativa, che rientra a pieno titolo nelle nostre finalità».

Continua Davide Grasso: «Parlare di rivoluzione ha significato parlare anzitutto di istituzioni economiche e di governo; discutere di antifascismo ha voluto dire connettere le storie di Riccardo Nicodano e Lorenzo Orsetti con la dimensione internazionale della resistenza che ha attraversato le valli italiane; apprendere i lineamenti della Jineolojî ha significato chiedersi come noi uomini possiamo affrontare l’autocritica qui, e ora; discutere attorno alla domanda se il Rojava sia in pericolo o, come sembrano credere alcune autorità, sia un pericolo, ha portato a interrogarsi sull’attuale assenza di forme organizzate a sinistra in grado di avanzare una proposta di cambiamento che appaia reale e credibile alla popolazione italiana».

Sono soltanto alcuni spunti di oltre dieci ore complessive di fotografie, libri, parole, citazioni, domande e documentari. La rivoluzione che le Forze siriane democratiche difendono non è l’ennesima spilletta da cucirsi addosso per rafforzare l’identità di questo o quel ghetto. Non è un’esperienza pratica e teorica da ricondurre agli stereotipi concettuali e alle consuetudini trite e senza sbocchi dell’attivismo italiano. Può e deve essere un fatto umano con cui entrano in dialogo altri esseri umani, lasciandosi sorprendere e sfidare da un’autentica differenza, che ci spiazza, ci interroga, ci fa apprendere e scoprire le ragioni dell’amicizia (hevaltî).

Il Collettivo Zaratan abbraccia con grande gratitudine le dichiarazioni di Davide Grasso e Gigi Garelli e, entusiasta nell’aver dato vita a dei momenti di incontri tra persone e idee, si propone di organizzare altri eventi di approfondimento culturale in cui alla dimensione “conferenziale” si affianchi una dimensione “laboratoriale”, dove la discussione si possa imbattere con l’esperienza individuale dei partecipanti, e contribuire ad un’esperienza sociale e quindi politica: certi che i tentativi di trasformazione di una società possono realizzarsi solo quando si condividono non solo gli obiettivi, ma anche le inevitabili difficoltà, individuali e collettive che un percorso di questo genere richiede. La rivoluzione, come si è potuto apprendere in “Itinerari dal Rojava”, ha dei costi che bisogna essere in grado di sostenere, senza per questo abbandonare le proprie speranze, la propria visione, il proprio ottimismo. La solidarietà del Collettivo Zaratan verso chi in Rojava è autentico protagonista di un esperimento democratico e sociale, è la solidarietà di chi – usando le parole di Grasso – vuole essere sfidato da una differenza capace di interrogare e di unire persone lontane tra loro, “mosse dal desiderio di vivere meglio senza essere santi, banditi, o eroi”.

Le attività sono state realizzate grazie al Contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.

Qui il video del primo incontro.

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