L'acqua potabile astigiana è davvero sicura ?


di Alessandro Mortarino.


Da pochi giorni l'interconnessione tra gli acquedotti del Monferrato, della Valtiglione e della città di Asti è diventata una realtà che garantisce a tutti gli astigiani la disponibilità di acqua potabile per molti anni a venire. Ma qualche dubbio sulla qualità di questa abbondante acqua erogata dal campo pozzi dell’Acquedotto del Monferrato continua ad affacciarsi, a causa della sua vicinanza al comprensorio nucleare di Saluggia (comprensorio che dista appena un chilometro a monte): è acqua sana o acqua "lievemente radioattiva" quella che fuoriesce dai nostri rubinetti ? ...

La domanda va posta in termini non "drammatici". Ma va posta.
In particolare alla luce di un articolo – che vi invitiamo a leggere con attenzione - di Luca Teolato, pubblicato da "Il Fatto Quotidiano" lo scorso 19 settembre (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/19/saluggia-vasca-di-stoccaggio-stracolma-rischio-di-fuoriuscita-per-acque-contaminate/354654/), in cui si ipotizza che "con le piogge autunnali, una delle aree di stoccaggio potrebbe traboccare. L'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha lanciato l'allarme, ma la Sogin (la società di Stato incaricata della bonifica ambientale dei siti) non ha ancora messo in sicurezza l'impianto".
Dalla lettura dell'articolo si evince che il rischio nucleare è grande e la possibilità di inquinamento delle falde piuttosto reale.
Noi abbiamo seguito negli ultimi anni lo sviluppo di questa intricata vicenda, che ha aspetti "folli": come si è potuto pensare di progettare un sito nucleare a monte del più grande serbatoio di acqua naturale del Piemonte ?!. Eppure ciò è avvenuto: progettazione e anche costruzione dell’impianto. E la comunicazione ha difettato un po' …; come sappiamo, dove l'informazione circola con difficoltà, il pericolo di creare allarmismi o isterismi si affaccia puntuale.

Abbiamo quindi chiesto agli Enti in questione di chiarirci la situazione. E puntuali sono arrivate le risposte dell'Ato 5 Astigiano Monferrato, per bocca del suo direttore Giuseppe Giuliano. Che ci ha subito messo a disposizione tutti i documenti necessari per fotografare la situazione e che prontamente ha sollecitato tutti gli "Attori" a fare la propria parte.
La situazione è dunque così riassumibile: l'ARPA competente in materia (la Struttura "Siti Nucleari" con sede a Vercelli) rende pubblici i dati dei loro costanti monitoraggi che sono visibili qui: http://www.arpa.piemonte.it/approfondimenti/temi-ambientali/radioattivita/siti-nucleari/saluggia; l’ultimo dato pubblicato si riferisce al primo quadrimestre di quest’anno.
Anche i controlli fatti nei giorni scorsi non segnalano novità; in ogni caso, gli articoli della stampa hanno stimolato una ulteriore serie di accertamenti urgenti e specifici.
La Sogin conferma che non vi è pericolo di sversamenti e comunque va ricordato che in tale malaugurata ipotesi (indicata come “impossibile” in relazione al margine tra il livello della vasca e la sommità della stessa), questi non andrebbero ad interessare la falda dell’area del campo pozzi dell'Acquedotto del Monferrato, in quanto la vasca Sogin risulta molto laterale, circa 1,6 km. (una verifica visuale può essere fatta da chiunque attraverso google earth), e dato che le linee di flusso della falda tendono direttamente verso la Dora.
Ato 5 e Acquedotto del Monferrato hanno comunque colto l'occasione per richiedere la convocazione straordinaria ed urgente del tavolo tecnico già appositamente costituito presso la Regione Piemonte.
Noi sappiamo che in caso di attacco terroristico o di terremoto di magnitudo elevata, i guai - oggi -potrebbero essere parecchio seri.

Nè Ispra nè Sogin hanno - al momento in cui scriviamo - reso nota alcuna dichiarazione per chiarire la situazione e confermare o smentire l'articolo de "Il Fatto Quotidiano". E ciò è davvero singolare e (sempre dal punto di vista della logica comunicativa e della trasparenza) almeno strano.

Stando alle affermazioni registrate, verrebbe comunque da pensare che negli ultimi giorni non sia accaduto nulla che abbia potuto alterare la situazione "standard".
E qual è questa situazione "standard" ?
Secondo i dati dell'ARPA è questa: "Nel corso del primo quadrimestre 2012 sono stati effettuati prelievi di acqua di falda  superficiale secondo quanto previsto dal programma già in essere per il 2011 e confermato dal Tavolo Tecnico nella seduta del  22/12/2011. I pozzi dell’Acquedotto del Monferrato sono stati campionati con frequenza mensile o bimestrale. I risultati delle misure  effettuate nel corso del primo quadrimestre 2012 consentono di effettuare le seguenti considerazioni:
•  i valori delle concentrazioni relativi a tutti i pozzi monitorati sono in linea con gli andamenti relativi ai periodi precedenti;  
•  le concentrazioni di Sr-90 nel pozzo A9 si mantengono sensibilmente più elevate rispetto agli altri pozzi del comprensorio Sorin-Avogadro, in particolare rispetto al pozzo A5
(n.d.r.: il direttore dell'Ato Astigiano Monferrato, Giuseppe Giuliano, ci dice che: "occorre ricordare che questi sono piezometri di controllo di pochi metri di profondità ed interni agli impianti Sorin-Avogadro, realizzati appositamente per l’attività di monitoraggio, e non hanno alcuna attinenza con la rete acquedottistica". A nostro avviso sarebbe utile che l’ARPA specificasse in modo chiaro che i pozzi dell’Acquedotto Monferrato – come si dice in modo troppo “delicato” al punto successivo - non riguardano questa rilevazione, onde evitare fraintendimenti o allarmismi eccessivi !); 
•  nei pozzi dell’Acquedotto del Monferrato non è stata rilevata traccia di radioisotopi radioattivi di origine artificiale.
Nulla è variato dal punto di vista radioprotezionistico per quanto riguarda la presenza di radionuclidi artificiali nell’acqua di falda superficiale e non si configurano, pertanto, pericoli per la popolazione.
Per quanto riguarda la potabilità, risultano rispettati i valori di screening fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle attività alfa totale e beta totale, intese come somma, rispettivamente, delle attività degli isotopi alfa e beta emettitori, sia naturali sia artificiali. In particolare l’attività beta totale comprende anche l’attività di Sr-90
".

Sr-90 sta per Stronzio 90, un sotto-prodotto (isotopo radioattivo) delle esplosioni nucleari presente nel fallout (le polveri che ricadono sulla superficie dopo un'esplosione). Elemento considerato pericoloso per l'uomo e per gli animali perché, una volta assorbito, si fissa nello scheletro insieme al calcio, danneggiando l'organismo con le sue radiazioni.
Le rilevazioni dell'ARPA confermano dunque questa presenza di Sr-90 nell’area, ma, come ci dice ancora il dr. Giuliano "in minime quantità e nell’immediatezza degli impianti nucleari. L’area dei pozzi dell'Acquedotto Monferrato non è mai stata interessata dalla contaminazione. Certo la situazione deve essere tenuta sotto controllo".

Sempre l'ARPA ci dice che: "Nella zona – caratterizzata da un’alta vulnerabilità dell’acquifero superficiale e soggetta ad un forte rischio di inondazione – a partire dal 1996 è stata rilevata contaminazione da Co-60 in alcuni campioni di suolo e in un pozzo di cascina. Successivamente, a partire dal 2006, è stata rilevata nella falda acquifera superficiale una contaminazione diffusa da Sr-90, Co-60, H-3 e Cs-137. Questa situazione, benché non si siano mai configurati rischi per la popolazione, ha destato allarme a causa della presenza del campo pozzi dell’Acquedotto del Monferrato situato circa un km a valle del Comprensorio".

In attesa di sviluppi, queste sono le uniche certezze su cui basarci. E in attesa che Regione Piemonte, Sogin, Arpa e Asl (cui spetta, in fin dei conti, il compito di garantire la verifica della salubrità dell’acqua per l’uso umano) rendano note le loro considerazioni in merito.

La certezza più "certa", però, è che il buon senso dovrebbe portarci ad allontanare (per sempre) ogni residuo nucleare dal circondario dei pozzi del Monferrato. In fretta (augurandoci sempre che non sia già troppo tardi).

Fino ad oggi se n'è molto discusso. Ora la priorità dovrebbe essere lampante.

Ma chi dovrebbe agire "drasticamente" e allontanare una volta per tutte la minaccia dal campo pozzi, continua a tentennare; forse tocca a noi cittadini - i "cittadini del Referendum" ... - iniziare a pretendere la giusta attenzione di Sogin, Regione, Ministeri ?
E’ questo che gli Enti ci stanno chiedendo ?

ULTIMA ORA:
L'ISPRA ha finalmente emesso un proprio comunicato ufficiale:


Sistema di scarico liquidi impianto EUREX di Saluggia
Nell’ambito delle sue attività istituzionali di controllo svolte sugli impianti nucleari l’ISPRA, nello scorso mese di agosto, ha condotto un’ispezione, anche alla presenza dell’ARPA Piemonte, presso l’impianto EUREX, gestito dalla SOGIN SpA, finalizzata ad una verifica delle modalità di gestione degli effluenti liquidi radioattivi. Il sistema di scarico degli effluenti liquidi dell’impianto prevede, prima che essi vengano rilasciati nella Dora Baltea quale corpo recettore, lo stoccaggio dei liquidi stessi in due bacini. Il rilascio di effluenti liquidi dell’impianto EUREX è regolamentato da apposite prescrizioni, che costituiscono parte integrante degli atti autorizzativi dell’impianto, le quali limitano la concentrazione di radioattività presente nell’effluente liquido da scaricare.

Negli ultimi anni, ed in particolare in relazione alle operazione di scarico dell’acqua della piscina di combustibile dell’impianto a seguito di idoneo trattamento, effettuate nell’ambito delle operazioni di bonifica della piscina stessa, sono stati fissati limiti per la concentrazione di radioattività negli effluenti liquidi, nel rispetto del criterio di non rilevanza radiologica, stabilito dalle norme comunitarie in un valore di dose alla popolazione pari a 10 microSv/anno (100 volte inferiore al limite di dose, pari a 1 mSv/anno, per gli individui della popolazione stabilito dalla legislazione nazionale vigente). Va evidenziato che l’adozione di detto criterio nella normativa nazionale pone in Italia requisiti di radioprotezione più stringenti che  in alcuni altri paesi in ambito europeo, essendo in questi ultimi utilizzati livelli superiori.

Nell’impianto EUREX, ai fini dello scarico nella Dora Baltea viene attualmente utilizzato uno solo dei bacini di stoccaggio, in quanto il liquido stoccato nel secondo bacino (denominato WP719) presenta delle concentrazioni che, pur coerenti con le vigenti prescrizione dell’impianto, non permetterebbero, ove venisse scaricato, il rispetto del suddetto criterio di non rilevanza radiologica. Peraltro, valutazioni cautelative condotte nell’ipotesi remota che si dovesse operare un rilascio istantaneo nell’ambiente di detto liquido indicano valori di dose per la popolazione molto inferiori a 1 mSv/anno.

Al fine di migliorare comunque i livelli di sicurezza e di radioprotezione connessi con la gestione di detto liquido e l’associata attività di monitoraggio ambientale, a seguito della suddetta ispezione l’ISPRA ha formulato alla SOGIN alcune specifiche richieste di intervento (caratterizzazione radiometrica aggiornata del contenuto e copertura del bacino, definizione di un programma di gestione del liquido finalizzato al suo trattamento ed alla sua rimozione del bacino, estensione del monitoraggio ambientale comprensivo dell’acqua di falda, delimitazione dell’area circostante i bacini, ecc.).

Ciò senza che siano tuttavia state ravvisate situazioni di emergenza in atto o incombenti.

L’ISPRA continua a svolgere la propria attività di controllo, in collaborazione con l’ARPA Piemonte per gli aspetti attinenti alle necessarie verifiche radiometriche, circa le modalità di attuazione degli interventi richiesti alla SOGIN.

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