E' giusto chiudere l'ultimo acquedotto comunale astigiano ?



di Alessandro Mortarino.


Vi racconto un (altro) paradosso della nostra modernità. Protagonista è Castello di Annone, l'unico (l'ultimo ...) Comune della nostra provincia che gestisce in proprio, e da sempre, un suo acquedotto cittadino. Buona qualità dell'acqua, tecnologie impiantistiche all'altezza della situazione, bilancio in regola e tariffe basse per le bollette dei cittadini-utenti. Eppure una nuova norma nazionale (il famigerato "Sblocca Italia") lo dichiara fuorilegge e ne impone il passaggio di gestione ...

Proprio così. Un acquedotto pur perfettamente funzionante, non può più essere gestito da un Comune.
E' quanto è stato intimato all'amministrazione annonese dai vertici dell'Ato 5 Astigiano-Monferrato poco prima di Natale, attraverso una missiva perentoria che richiama la nuova norma nazionale e invita il Comune a dare attuazione, entro sei mesi, alla disposizione contenuta nell'articolo 153 della legge: affidare la gestione dell'acquedotto comunale ad un gestore operante nell'astigiano.
Prendere o lasciare. Nel caso in cui Castello di Annone dovesse non provvedere a spogliarsi della sua gestione diretta, il Presidente della Regione Piemonte potrà esercitare i poteri sostitutivi e agire in vece dell'amministrazione comunale ponendo - ovviamente ... - le relative spese a carico dell'Ente locale stesso.

Le leggi sono leggi. Le cattive leggi sono leggi ugualmente; ma dato che le leggi le fanno gli uomini, agli uomini resta la possibilità di modificarle ...

L'Ato 5, però, si è messa con le spalle al coperto e, appena approvato dal Parlamento lo "Sblocca Italia", ha formalizzato la drastica imposizione.
All'Ato e al Parlamento pare non interessi sapere se l'acquedotto di Castello di Annone sia in buone o pessime condizioni e se i cittadini del paese siano contenti o insoddisfatti. La legge ...

La legge sentenzia questa situazione davvero incomprensibile. L'amministrazione annonese, al momento, non pare neppure voler rispondere all'intimazione ricevuta e, anzi, guarda avanti. Da settimane, infatti, sta prendendo forma un progetto per far sì che il Comune acquisisca un acquedotto rurale e lo interconnetta con la rete del suo sistema idrico consolidato. E, parallelamente, un altro progetto sta sviluppando l'idea di creare una interconnessione anche con il limitrofo Acquedotto del Monferrato. Il motivo è semplice ed avveduto: in caso di criticità all'interno dell'attuale rete acquedottistica, i due nuovi allacciamenti garantirebbero la certezza di essere sempre coperti nell'erogazione costante di acqua potabile: una valvola di sicurezza prudenziale per il futuro.

Moralmente crediamo che quanto riportato vi faccia comprendere l'assurdità della questione.
Ancora più complessa se pensiamo che l'Ato 5 (cioè l'Ente di Governo del servizio idrico integrato dell'astigiano e del Monferrato) è attualmente in una strana situazione: un riordino dei servizi regionali ha previsto il suo accorpamento con l'alessandrino e, al momento, non si sa se questo significherà la sua soppressione (assai probabile).

E c'è anche da aggiungere che la nuova norma nazionale (assolutamente non in linea con quanto sancito da 28 milioni di italiani attraverso il referendum del 2011 ...) stabilisce la necessità di individuare in ogni ambito idrico un "gestore unico", che nella nostra provincia al momento non esiste.
Ricordiamo, infatti, che nell'astigiano operano quattro gestori d'area: Acquedotto della Piana e Acquedotto Valtiglione (entrambi interamente pubblici in forma di Società per Azioni), Acquedotto del Monferrato (uno dei pochi Consorzi fra Comuni esistente in Italia) e Asp (SpA partecipata al 45 % da soci privati e al 55 % dal Comune di Asti).
I quattro gestori hanno dato vita, nel 2007, al Consorzio S.I.A.M., che li vede azionisti paritari al 25 % ciascuno.
Ma questo Consorzio non è ancora il designato Gestore Unico: l'Ato 5, nel 2013, ha studiato un percorso finalizzato a questa identificazione e al suo subentro ai gestori nella gestione operativa del servizio, attraverso una apposita convenzione da stipulare con essi. Che non è però ancora stata perfezionata.

A nostro avviso, oggi nel Consorzio S.I.A.M. dovrebbe comunque essere compreso anche un quinto "attore": il Comune di Castello di Annone !

Dunque la questione è davvero complessa e resa ancor più ingarbugliata dalla differenza sostanziale delle compagini societarie dei quattro gestori e dalla commistione pubblico-privato che ne deriva.
La Rete delle 67 organizzazioni che danno vita al Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche sta attentamente sorvegliando la situazione e attende di essere informato degli sviluppi.
Perchè la gestione pubblica del sistema idrico locale è "affare" dei cittadini, tutti.

Ma, per il momento, l'unica certezza è la richiesta ad un Comune di sbarazzarsi delle sue virtù (idriche).
Un po' poco.

E parecchio triste, non vi pare ?

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