Liscia, gassata o radioattiva ?

ImagePrendiamo in prestito il claim – rivisitato - di un vecchio spot pubblicitario per tornare sul tema della sicurezza per quanto riguarda l'acqua erogata dai rubinetti astigiani. Ovvero di quella che proviene dai pozzi di cascina Giarrea, sul territorio di Saluggia, dove l'Acquedotto del Monferrato pesca le proprie risorse idriche per alimentare la propria rete ed integrare quella (sempre meno copiosa) dell'acquedotto di Asti gestito dall'Asp e dell'acquedotto della Valtiglione.
Qualche settimana fa, il MeetUp/Amici di Beppe Grillo di Casale aveva inviato una richiesta di informazioni alla presidenza dell'acquedotto monferrino proprio per conoscere lo stato di salute delle falde e raccogliere una valutazione sui rischi di contaminazione nucleare, a cui è seguita una risposta rasserenante: nessun problema, situazione sotto costante controllo.
Anche se un deposito di scorie radioattive a monte di un campo pozzi pare pur sempre una “follia” ...

Ma una “follia” che  corrisponde alla pura verità: nonostante sin dal 1912 la zona fosse stata indicata come una delle più preziose fonti di approvvigionamento idrico del Piemonte, nell'era del nucleare si ritenne innocuo e normale dislocare in sua corrispondenza un sito nucleare.
Già l'alluvione del 1994 aveva messo a dura prova la zona e le sue falde che lo scorso anno sono state interessate da una forma di inquinamento da radionuclidi, con la contaminazione da Stronzio 90 in località Benne.
Una contaminazione superficiale, fortunatamente, che non ha minimamente interessato l'area pozzi. Le perdite nucleari della cosiddetta “piscina” Eurex (dove si stoccavano i combustibili irraggiati), si sono fermate a circa 7 metri ma è la prima volta che viene rilevata la presenza di Stronzio 90 da quando, circa 10 ani fa, è stato adottato un metodo di monitoraggio periodico.
La situazione ha ulteriormente messo in allarme il Consorzio dei 101 Comuni dell'Acquedotto del Monferrato che ha ritenuto utile e necessario procedere alla messa in opera di un nuovo livello di protezione, provvedendo alla blindatura dei pozzi (nuovi e vecchi) con camicie in acciaio inox per un investimento di 1,5 milioni di euro, la bonifica dei terreni attualmente interessati dalla contaminazione e il rafforzamento di attività di monitoraggio ordinario costante dei siti nucleari.

L'Acquedotto del Monferrato rappresenta la più grande opera pubblica di tutti i tempi realizzata nel Monferrato e garantisce l'approvvigionamento idrico di 101 Comuni delle province di Asti, Alessandria e Torino, servendo circa 300.000 persone residenti: numeri che dicono con assoluta chiarezza quanto sia “grande” il pericolo di inquinamento radioattivo di una simile risorsa. Pensiamo a cosa accadrebbe se il più rilevante dispensario di acqua potabile del Piemonte dovesse subire una contaminazione ...

Dunque, stiano tranquilli i cittadini astigiani e monferrini: l'acqua dei loro rubinetti è tuttora ottima, tra le migliori d'Italia (seconda, stando alle annuali classifiche nazionali di Legambiente) con i suoi 11 gradi francesi di durezza ed un residuo fisso pari a 165: peculiarità che la pongono davvero nell'elite delle acque “da tavola” (altro che minerali !).
Ma, allo stesso tempo, riflettano sulla situazione e non la trascurino, ponendosi alcune domande:

Com'è possibile che un Amministratore Pubblico possa avere accettato di costruire un impianto nucleare a monte del più grande acquedotto della Regione ?
Dato che le scorie (gli “avanzi” del ciclo produttivo) sono pericolose, ha senso tornare a volere a tutti costi una nuova era del nucleare nel nostro paese, come il Governo continua a sbandierare ?
Non sarebbe utile che lo Stato (colpevole evidente di questa situazione di rischio per i pozzi di Saluggia) trovasse i fondi economici – peraltro già promessi ma mai destinati – per dotare di un monitoraggio continuo l'area di cascina Giarrea, anziché mantenere la cadenza mensile attuale ?

Sorvegliare la situazione è un dovere di cittadini sensibili. Cioè di ognuno di noi ...

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