Una legge per un nuovo modello di gestione dell’acqua

di Paolo Carsetti, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

La proposta di legge “Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque” è alla sua terza legislatura di “gestazione". Infatti, questo testo nasce dalla legge di iniziativa popolare presentata nel 2007 dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua col sostegno di oltre 400mila cittadini.
La posta in gioco è alta, e ha puntualmente scatenato le reazioni scomposte di chi ha interesse a che l’acqua resti sul mercato. Questa legge rappresenta una radicale inversione di tendenza: una gestione del servizio interamente pubblica, partecipativa, ambientalmente sostenibile, con tariffe eque per tutti i cittadini, che garantisca gli investimenti fuori da qualsiasi logica di profitto e i diritti dei lavoratori...

 
Ecco, dunque, spiegato l’accanimento con cui il fronte dei gestori, e non solo, ha costruito una narrazione allarmistica e distorta, rilanciata da alcune forze politiche.
Il tentativo in atto è quello di far passare un’ideologia per cui il mercato è l’unico regolatore della società. Ideologia già sconfitta nel 2011 dalla volontà popolare espressa con i referendum, e non sostenuta da dati reali.
Va ribadita l’assoluta inattendibilità della tesi per cui la ripubblicizzazione del servizio idrico, nucleo centrale della proposta di legge, comporterebbe un esborso una tantum di circa 23 miliardi di €, di cui i cosiddetti indennizzi ai gestori uscenti e il rimborso dei finanziamenti già contratti ne sono le voci maggiori. Tesi portata avanti sia dal Laboratorio Ref Ricerche che da Oxera.

Il rimborso dell’attuale stock di debito non ha alcuna ragione di essere per una semplice modifica delle forme di gestione, a meno che non ci sia una volontà di “sciopero politico” da parte degli istituti di credito e di grandi soggetti investitori.
In realtà il costo una tantum per la ripubblicizzazione del servizio idrico è unicamente quello relativo alla riacquisizione delle quote societarie detenute da soggetti privati che vale attorno a 2 miliardi di € calcolati considerando la capitalizzazione di Borsa attuale delle 4 grandi multiutility e di altri soggetti privati.
Un esborso una tantum assolutamente aggredibile, soprattutto nel caso, da noi ipotizzato, di intervento della Cassa Depositi e Prestiti che per dare un’idea, ha distribuito dividendi nel 2018 per circa 1,34 miliardi di € (nel 2017 essi sono ammontati a circa 1 miliardo di € e nel 2016 a 850 milioni di €) e che ha recentemente presentato un piano industriale per gli anni 2019-2021 pari a circa 200 miliardi di €, di cui 25 a favore degli Enti locali per finanziare investimenti in infrastrutture.
Inoltre, indicare i circa 2,5 miliardi di euro di investimenti annui come un costo legato all’approvazione della legge è non solo una mistificazione, ma anche un’evidente ammissione del fatto che i gestori non abbiano intenzione di farli. Motivo che dimostra l’esigenza di un cambio di gestione.

D’altra parte, gli ultimi dati ISTAT disponibili sulle perdite delle reti idriche sono impietosi: nel 2015 si attestano al 41,4% a livello nazionale. E’ evidente che più che allo stato delle reti, si è guardato all’andamento delle azioni.
Assume poi contorni da terrorismo mediatico l’affermazione secondo cui l’approvazione di questa legge porterà ad un aumento delle tariffe tra il 10 e il 15%. Avverrà, piuttosto, il contrario essendo finalmente eliminata la possibilità di continuare a inserire in tariffa qualsiasi voce riconducibile al profitto, oltre a venir meno le condizioni per la distribuzione di utili agli azionisti.
In merito, basti pensare che le cosiddette “4 grandi sorelle dell’acqua” - IREN, ACEA, A2A e HERA - dal 2010 al 2016 hanno distribuito dividendi per quasi 3 miliardi di euro per cui, considerando che il servizio idrico è circa il 25% delle attività svolte dalle multiutility, la ripubblicizzazione porterebbe ad un beneficio di circa 750 milioni di euro nei prossimi 7 anni.

In ultimo, come non ricordare che l’approvazione di tale legge collocherebbe il nostro Paese in linea con l’attuale tendenza globale. Negli ultimi 15 anni i casi di ripubblicizzazione sono stati oltre 235 in 37 Paesi, di cui circa 130 in Europa.
Del resto l’esempio della ripubblicizzazione a Parigi ha portato ad un aumento degli investimenti e a una diminuzione delle tariffe.
Perché non seguire questa strada?

Nelle prossime settimane la discussione della legge, terminato il ciclo di audizioni, entrerà nel vivo e necessariamente i vari gruppi parlamentari, di maggioranza e opposizione, dovranno scoprire le carte ed esplicitare le loro reali intenzioni.
E’ esattamente in questo contesto che il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha deciso di promuovere una giornata di discussione e confronto a Roma tenutosi sabato 23 febbraio a cui hanno portato il loro contributo giuristi, amministratori locali e rappresentanti istituzionali, al fine di condividere strategie e proposte per giungere finalmente ad una reale tutela di questo bene e ad una sua gestione pubblica e partecipativa.

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