Ma Bra è slow o fast ?

di Irene Ciravegna, Presidente di Italia Nostra, sezione del braidese.
ImageQuesta settimana i media hanno daranno grande spazio al Salone del Gusto e a Terra Madre, rispettivamente  ormai alla ottava e alla terza edizione. Si parlerà molto su quotidiani e in tv di Slow Food e forse qualche volta si farà cenno anche alla nostra città, dove Slow food è nato più di vent’anni fa e dove oggi lavorano oltre 200 persone, impegnate nei numerosi progetti di un’associazione nota in tutto il mondo. Attirato dalla risonanza dell’evento, qualche giornalista o  qualche turista verrà probabilmente fino a Bra e qui avrà una prima sorpresa, quella  di vedere che in città non esiste un cartello, un segnale che la indichi come la città di Slow food  …
 Se poi questo turista fosse anche un appassionato conoscitore del mondo Slow farebbe forse fatica a metterne insieme la filosofia con tanti aspetti della nostra città. Eppure - si dirà - Bra è patria del movimento delle città slow; rileggendone la carta costitutiva, sottoscritta dall’allora sindaco Guida, troverà testualmente (dal Manifesto delle città slow, siglato a Orvieto 15 ottobre 1999) :

Le città slow sono quelle nelle quali

- si attua una politica ambientale tendente a mantenere e sviluppare le caratteristiche del territorio e del tessuto urbano, valorizzando in primo luogo le tecniche del recupero e del riuso;

- si attua una politica delle infrastrutture che sia funzionale alla valorizzazione del territorio, e non alla sua occupazione;

-si promuove un uso delle tecnologie orientato a migliorare la qualità dell’ambiente e del tessuto urbano.

Se, dunque, il nostro osservatore cercherà i segni slow della nostra città potrà compiacersi del fatto che i mercati settimanali abbondano di ortaggi di stagione, prodotti qui nei nostri orti; che nei caffè o in qualche altro angolo della città c’è ancora spazio per fermarsi a fare due chiacchiere. Potrà anche osservare come la genuinità della carne sia una nostra vera specialità …. Eppure non potrà evitare di vedere, oltre qualche buon lavoro di ricupero edilizio, le tante lacerazioni prodotte nel cuore barocco del centro storico: sarà sufficiente che dopo aver ammirato la splendida facciata vittoniana del Municipio, si spinga fino agli uffici dell’anagrafe. Pure potrà chiedersi come si possano considerare slow certi intasamenti di traffico cittadino, in determinate aree e in certi momenti della giornata, o più semplicemente dovrà constatare che è strano per una città slow avere marciapiedi così stretti, rotti o addirittura inesistenti in alcune strade.

Se poi volesse andare più a fondo nel comprendere le nostre contraddizioni potrebbe scoprire con stupore che quanto si va prospettando di qui in avanti non va nella direzione di quella filosofia slow che gode di tanto consenso in giro per il mondo ma del fast più fast...

Infatti è così. Come braidesi, per quanto orgogliosi dei successi dello Slow food, abbiamo ben da preoccuparci: la nostra città si sta trasformando sotto i nostri occhi e non in meglio. A rischio non è soltanto un isolato di via Veneria, ma la stessa via Cavour. Qui la decisione che è stata recentemente assunta dalla maggioranza è quella dell’abbattimento dell’attuale casa Cavatorta, dove c’è tra gli altri esercizi lo storico caffè Cavour. Nonostante si tratti di una costruzione dotata di tutti gli elementi che le danno un particolare carattere di tipicità, è stata considerata non degna di essere conservata. Un nuovo colpo dunque a quell’identità preziosa per la nostra comunità che la rende unica agli occhi di chi ci abita oltre che a quelli di eventuali visitatori. Al posto di quella casa ottocentesca con il suo bel cortile sorgerà un edificio le cui caratteristiche sono quelle della foto qui esposta. C’è veramente da chiedersi: sarebbe questa la valorizzazione del territorio? sarebbe questo il tipo di tecnologia che può migliorare la qualità dell’ambiente e del tessuto urbano? Anche se non lo è per il piano regolatore, per tutti i braidesi comunque via Cavour è centro, che più centro non si può e come tale andrebbe tutelato.

Quanto un’operazione del genere sia coerente con i principi della città slow su esposti è ovvio : eppure in quel breve aggettivo potrebbe esserci davvero un grande futuro. La simpatia e il consenso che la filosofia slow riceve nel mondo è enorme: un vero capitale da spendere bene e da far fruttare.

E’ importante per Bra che rimanga la tradizione della salsiccia, ma non conta niente che invece - ad uno ad uno . spariscano i vecchi cortili e le vecchie case che sono l’anima della braidesità ?

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