La tutela della salute viene prima o dopo lo sviluppo delle telecomunicazioni?

di Alessandro Mortarino.

Chi vive lontano dai centri urbani conosce bene la sensazione del godere di spazi naturali, di paesaggi, di silenzi e ritmi che connettono l'uomo all'ambiente. Che si sia nati in un luogo simile oppure che si sia scelto di trasformarlo nel proprio habitat, da un po' di tempo la "folle progressione dell'incontinenza antropica" (traduco: le continue speculazioni del/sul territorio) hanno creato una nuova forma di angoscia e di autentico disagio sociale denominato "solastalgia": la nostalgia di casa che si prova quando si è ancora a casa. Cioè l'effetto della perdita di una parte significativa del proprio ambiente di vita a causa di un intervento rilevante da parte dell'homo oeconomicus. Ferite insanabili a superfici naturali causate da nuove edificazioni, "parchi" per la produzione di energia rinnovabile, infrastrutture viarie, impianti per le telecomunicazioni. Come in questo caso, in quel di Refrancore, in strada Jori...

Dove una coppia di recenti residenti un bel giorno (ma non troppo "bel") ha avvicinato un gruppo di addetti intenti a lavorare in uno spazio naturale confinante con la loro abitazione - a circa 25 metri di distanza - domandando con curiosità che tipo di operazione stessero effettuando e scoprendo così che si stava preparando il terreno per l'installazione di una torre-ripetitore per la telefonia, alta una quarantina di metri. Sorpresa e, soprattutto, immediata angoscia per la coppia: come avreste reagito voi, sentendovi accerchiati da una prossima iniziativa di cui nessuno pareva conoscere possibilità, progetti e motivazioni?

Superato lo shock iniziale (e con la solastalgia già in pieno sviluppo) Mariella e Stefano iniziano a informarsi in municipio e scoprono che il proprietario dei terreni ha seguito tutto l'iter corretto, che l'Arpa non ha avuto nulla da contestare in merito alle emissioni elettromagnetiche che ne deriveranno, che il Codice delle Comunicazioni Elettroniche non prevede una distanza minima di sicurezza dalle abitazioni, che la telefonia mobile è un servizio pubblico di interesse generale, che le antenne sono opere private di pubblica utilità, anzi opere di urbanizzazione primaria, al pari di strade, parcheggi e simili.
Insomma: l'antenna non incontra ostacoli. Fino a che Mariella e Stefano non iniziano la loro azione per sensibilizzare i vicini, i concittadini e gli amministratori comunali, che dichiarano di non avere voce in capitolo in queste iniziative.

La richiesta dei cittadini non è di annullare l'autorizzazione a procedere con i lavori di installazione, ma di spostarla sul lato opposto dell'ampia proprietà del titolare/operatore – dunque a maggiore distanza dalle abitazioni - oppure sul sito (addirittura più elevato) di una piccola chiesa in prossimità, che già gode della "benedizione" del parroco del paese, disponibile a metterla a disposizione della comunità.
Ma per il momento le proposte alternative non hanno ricevuto risposte, i lavori sono ancora interrotti e la solastalgia aumenta. In mezzo a molte domande: Refrancore possiede un regolamento - il cosiddetto piano delle antenne - per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico? Probabilmente no, come la stragrande maggioranza dei Comuni italiani; eppure si tratta di uno strumento di pianificazione importante e ormai necessario per determinare scelte guidate dal "pubblico" e non dal "privato".

Lo stesso Comune potrebbe comunque forse tentare di ergersi a tutela del paesaggio (e dell'ambiente e della salute attraverso azioni precauzionali...), per richiedere agli Enti superiori la salvaguardia di quel particolare luogo come già avvenuto, ad esempio, nel caso del piccolo centro marchigiano di Castorano che - nel 2018 - si è visto riconoscere dal Consiglio di Stato (Cons. Stato Sez. III, Sent., 10-09-2018, n. 5311) la prevalenza dell'interesse generale della comunità alla tutela dell’assetto paesaggistico rispetto a qualsivoglia profilo di utilità pubblica. E, in ogni caso, potrebbe bandire l'idea che le amministrazioni comunali "non contano nulla" in questi particolari procedimenti autorizzativi e che si può comunque sempre dire "NO" quando le motivazioni risultano concrete anche se in contraddizione con norme nazionali (un buon "NO" spesso scoraggia a priori il procedere in iniziative - pur legittime - poco apprezzate dal territorio e dai suoi rappresentanti pro tempore).

E' inoltre in atto una raccolta firme per richiedere al Comune di Refrancore un supporto alle istanze della cittadinanza. Invitiamo tutte e tutti a sottoscriverla attraverso i punti che di volta in volta vengono attivati a Refrancore oppure anche on line qui.
Questo il testo (molto chiaro, collaborativo e di buon senso) della petizione:

A Refrancore, paese di 1570 abitanti in provincia di Asti, sono in corso i lavori per l'installazione di una antenna per il 5G, alta ben 40 metri e collocata a soli 25 metri della prima casa e prossima a numerose altre abitazioni, alle scuole, alla parrocchia e alla casa di riposo. Come in tante altre località in Italia, é partita l'operazione "Antenna Selvaggia". In Italia, dopo il decreto Gasparri, 198 del 2002, decaduto dopo una sentenza della corte costituzionale n. 303 del 2003 per illegittimità,  non è più stata promulgata alcuna legge di pianificazione per gli impianti di telefonia mobile. Queste opere, finanziate da Unione Europea e Governo, sono considerate non pubbliche ma di pubblica utilità e urbanizzazione primaria per cui si é creato il paradosso che la contrattazione avvenga tra privati. Alcuni imprenditori che si occupano del settore telecomunicazioni acquistano terreni incolti a prezzi irrisori dicendo di voler impiantare noccioleti, vigneti o altro. Questi soggetti sono in stretto contatto con i principali gestori della telefonia mobile e fine di entrambi è l'esigenza di copertura della rete, il profitto, il contenimento dei costi e non, certamente, il diritto alla salute dei cittadini (art. 32 della Costituzione) e la tutela dell'ambiente e del paesaggio (articolo 9 della Costituzione).
Richiediamo il supporto dell'amministrazione comunale a questa petizione.

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Registrazione: Tribunale di Asti n. 7/2011 del 28.10.2011 - Direttore Responsabile: Alessandro Mortarino