Educazione permissiva del bambino

di Ivo Bertaina, presidente Agribio Piemonte.
ImageIl valente medico antroposofo Sergio Maria Francardo ha appena dato alla stampa un bellissimo libro dal titolo “Rispetto del bambino e salute: educazione quotidiana del sistema immunitario del bambino”, Editrice Novalis.
Questo libro si propone di avvicinare una disciplina fondamentale per ogni bimbo che nasce, in un tempo che tende ad appiattire le età della vita. Il rischio della scomparsa dell’infanzia, di cui tanto si parla, può essere superato sviluppando la scienza steineriana del rispetto del bambino.
Francardo dice nel suo libro: “Occorre una difesa ostinata ma serena del tempo personale e della sua intensità, il desiderio di sostenere la volontà dell’essere spirituale giunto tra noi. Vogliamo aiutarlo in ciò che egli desidera si realizzi, sostenerlo nel plasmare i limiti imposti dall’eredità, dal nostro comportamento e dalle forme sociali in cui vive. Accoglierlo è la nostra missione, rinunciando alle nostre spontanee aspettative provenienti dal passato, perché non sono le sue: egli rappresenta il futuro” ...

Estrapoliamo un passo del libro dal titolo “Educazione permissiva”.
Se c’è una cosa che fa male al bambino è l’educazione permissiva che sottopone il bambino stesso ad un inquinamento emotivo: la necessità di fare delle scelte che non può ancora fare.
Dover scegliere prematuramente danneggia progressivamente l’aspetto più elevato e profondo del sistema immunitario. Abbiamo accennato a come il sistema immunitario sia il sistema che ci consente di riconoscere ciò che ci appartiene da ciò che non ci appartiene. In immunologia, si dice riconoscere il self dal not-self.
 
Se commetto l’errore di chiedere ad un bambino che cosa desidera per cena, abbasso in quel momento le sue difese immunitarie, perché sto violando la sua sfera di libertà, che nel bambino è collocata all’interno del suo sistema immunitario: la trascino fuori, nel mondo della contingenza.
Noi educatori dobbiamo assumere la responsabilità di fare delle scelte, non accettare passivamente che il bambino chieda arbitrariamente; altrimenti rischia, a causa della nostra debolezza, di uscire dal mondo interiore libero, per finire prigioniero delle necessità del presente.
Non possiamo assecondare il bimbo quando non vuole lavarsi, quando vuole assumere solo merendine col giochino incorporato, patatine fritte e lattine di bibite ghiacciate o vuole giocare al posto di andare a letto.
Non ha alcun senso l’allattamento a richiesta proposto ad un essere che non ha gli organi psicofisici per poter chiedere; l’unico risultato sarà favorire la “baby blues” , la depressione che colpisce le mamme.
La madre fornirà un latte di cattiva qualità perché non è mai fresco, perchè ristagna in una mammella che non viene mai svuotata a fondo. Nei bimbi favorirà lo sviluppo di un intestino colitico, debole ed irritabile, perché costretto a lavorare senza riposo ogni due ore, giorno e notte.
Per noi padri sarà fonte di varie frustrazioni perché siamo inevitabilmente esclusi da questa monomania senza pause. Lontani dal bimbo ma anche da una donna stremata che non possiamo aiutare e non ci guarda più.

La vera vaccinazione, nel senso della protezione dalle malattie, è un educatore che accetta di sbagliare per il proprio bambino; il genitore deve saper dire: “prendo io questa decisione perché tu, caro figlio, hai scelto proprio me: un genitore che sbaglia.”
La conoscenza ed accettazione del proprio ruolo di educatori è una vera terapia, un vero rafforzamento del sistema immunitario.

Dopo la prima nascita, detta terrestre (il parto), nel corso dei cicli di 7 anni insegnati dall’antroposofia, vi sono altre nascite della complessa struttura dell’essere umano a cui dobbiamo essere presenti ed ogni nascita porta ad operare in un modo diverso.
Non si può operare con un bambino di tre anni allo stesso modo in cui si opera con un ragazzo di dieci anni o un adolescente di diciotto.
Quanta sofferenza genera in noi la nostra incapacità di trattare in modo differenziato un figlio di tre anni ed uno di sette; per questo, oggi, bambini ed adolescenti non provano più il fisiologico desiderio di diventare grandi: tutti vogliono restare piccini”.

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