Irresponsabili. O diversamente Responsabili...

Vi invio questa lettera perchè da anni ricevo la newsletter settimanale di Altritasti e apprezzo la vostra sensibilità nell'offrire una visione "altra" di mondo possibile, ma non teorica quanto concreta. E perchè sono disperato e da almeno due anni mi domando se sto sbagliando tutto nell'interpretare il mio ruolo di persona responsabile che cerca di vivere rispettando la Natura, i rapporti umani, la necessità di operare un cambiamento per l'uscita delle nostre società dall'era distruttiva del consumismo puro. Vorrei una conferma oppure una stroncatura al mio agire quotidiano: sbaglio? Oppure non comprendo bene?
Abito con mia moglie in un piccolo Comune di meno di 300 anime nell'alessandrino, in una casa di campagna isolata e indipendente. Passo molte ore all'aperto, alternando lavori agricoli ad attività di consulenza informatica che esercito rigorosamente ed esclusivamente a distanza, via internet e piattaforme varie. Ho scelto di non vaccinarmi e dall'inizio della pandemia vivo in maniera ancora più "monastica"...

Nella mia vita ho sempre evitato di utilizzare rimedi farmaceutici  per i miei disturbi di salute: niente aspirine, tachipirine, analgesici, antibiotici. Quando ho l'emicrania o l'influenza mi curo con un po' di riposo, grandi spremute di arance, cibi naturali, osservando le mie reazioni. Cioè chiedendo al mio corpo di reagire al problema contingente.
Avendo superato i 60 anni e non avendo mai dovuto ricorrere ad ospedali o subire interventi chirurgici, sono convinto che queste mie scelte (facendo i debiti scongiuri) siano azzeccate.

Quando è scoppiata la pandemia e quando, poi, è arrivato il vaccino mi sono chiesto come avrei dovuto/potuto fare per rinunciare alla/alle dose/i ma senza correre il rischio di essere pericoloso per gli altri e per me stesso.
Ho trovato solo una risposta percorribile: la prevenzione. Mascherine FFP2, gel igienizzanti, distanziamento. Ovviamente.
Ma non solo: evitare di frequentare luoghi chiusi con tante persone. Niente "assembramenti".

E così ho fatto, da subito. Prima che i lockdown lo imponessero. Niente pizzerie, ristoranti, bar, teatri, cinema ecc. ecc.
Pesante dal punto di vista sociale, delle relazioni, ma secondo me necessario. Tutta la mia socialità l'ho trasferita all'aperto: camminando nei boschi o lungo i sentieri con amici e parenti si può essere "animali sociali" senza correre rischi. E il pranzo famigliare di Natale lo si può tranquillamente spostare al 25 giugno, all'aperto.

Però il fatto di non essermi vaccinato era e resta l'onta, la mia onta: sono un Irresponsabile. E anche un Egoista. Poco importa che negli ultimi 20 anni io abbia abbandonato la città, gettato alle spalle una carriera professionale di livello per vivere a contatto con la natura, coltivare un orto, un noccioleto, un frutteto, accudire un piccolo pollaio popolato da galline che mi forniscono le uova per la mia alimentazione e da qualche gallo che mai avrò il coraggio di eliminare o assaggiare. Mi cibo con il pane che cuocio nel vecchio forno a legna, la pasta che prende forma sotto le mie mani, le erbe spontanee che ho imparato a riconoscere. Produco ciò che mi serve e dono le eccedenze: quasi sempre il dono genera un altro dono e questa è l'economia di vicinato migliore che potessi mai immaginare.

Tutte scelte che qualcuno definirebbe "sostenibili", termine che odio. Io le chiamo "normalità", ma so che il mio agire, le mie scelte, sono talmente semplici da apparire come molto complicate.

Ora alla pandemia si è aggiunta anche la peste suina e oltre ai divieti che i non vaccinati devono rispettare (per obbligo e non per scelta consapevole) mi ritrovo anche l'impedimento a camminare in un bosco. Non sono vaccinato, non posso stare nel mio habitat e non ho neppure uno smartphone. Sono un Irresponsabile.

Eppure ero convinto di essere molto Responsabile e pensavo che se tutti vivessero come me, il pianeta starebbe meglio e le comunità sarebbero davvero un luogo ideale.

Ho sbagliato tutto? Oppure è semplicemente che non sono stato capace di spiegare a tutti i miei comportamenti e che tutta la nostra società vive sull'errore di considerare "il mondo" come il luogo della città e non della vita rurale?

Se potete, datemi conforto.

Lettera firmata.

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