Anche i raccoglitori di rottami ferrosi devono campare

di Carlo Sottile, portavoce del Coordinamento Asti-Est.
ImageBisogna pur campare” ! Con queste parole Natale si è congedato alla fine di una lunga riunione serale. Una dolente e rassegnata accettazione di condizioni di vita non facili, condivisa da tutti i presenti, Walter, Giuseppe e così via. Dovevamo fare una disanima delle norme in materia ambientale. Io avevo il compito di ripassare questo e quel decreto, di riferire di un colloquio esplorativo avuto con un funzionario della Provincia, di suggerire una via di uscita ad un problema che affligge quasi tutti i raccoglitori di rottami ferrosi del quartiere (Praia), le persone che di questi rottami fanno commercio per campare ...
 

In questi tempi di mercato onnipresente, selettivo ed escludente, quando non si può fare altro, tirare su 100 euro al giorno percorrendo discariche abusive, cascine e piccole officine, non è da buttar via. Eppure il legislatore, che è stato giustamente severissimo in materia di trattamento dei rifiuti, non ha avuto nessun riguardo per loro, “raccoglitori minimi” di rottami ferrosi, sottoponendo questa improbabile categoria di lavoratori a procedure e licenze onerosissime. Per mettersi in regola occorrono come minimo 30-35 mila euro, tra licenze, perizie e iscrizione all'albo dei “gestori ambientali”. Insomma, modeste imprese individuali trattate come grandi imprese, e dunque indotte a sciogliersi, un lavoro socialmente utile oggi non riconosciuto, famiglie che si vedono sottratta la possibilità di sopravvivenza.

La riunione non ha prodotto grandi risultati e ha mostrato tutte le difficoltà di far entrare la realtà in norme che sono state scritte per rifiutarla. L'idea di continuare così, vale a dire fuori legge o con un consapevole rifiuto della legge, sarebbe smentita dai fatti se fosse accompagnata da qualche alternativa. Purtroppo l'alternativa al momento non c'è e allora Natale, Walter, Giuseppe e così via, subiscono con rabbia crescente multe salatissime, sequestro di mezzi e il sospetto che le forze dell'ordine non agiscano con equità. Per quale ragione i Sinti oppure i raccoglitori di altre province passano indenni i controlli ? Solo cattiva informazione o pregiudizio ? Alla fine si è affacciata l'ipotesi di ottenere una equiparazione tra chi trasporta rifiuti propri non pericolosi, cioè da lui stesso prodotti (le aziende che trasportano i loro rifiuti) e chi fa il “raccoglitore minimo” di rottami ferrosi, come tutti quelli presenti alla riunione. Verificare la praticabilità di questa ipotesi è il nuovo compito che mi è stato affidato. Se la verifica fosse positiva la procedura su descritta andrebbe in deroga e i “raccoglitori minimi” di rottami ferrosi diventerebbero “gestori ambientali” a costi sostenibili.

Ma la riunione è stata anche l'occasione per raccontare storie di precarietà, di rapporti ruvidi con con la legge, di tecniche di sopravvivenza agite da persone alle prese con la “crisi” e con scelte di vita “non conformi”. Condizioni di vita escluse dallo scenario da paese di bengodi che viene offerto dai media. Storie di bisogni insoddisfatti e di diritti negati che si aggiungono ad altre che all'associazione ascoltiamo sempre più spesso e che cerchiamo di comunicare ad un pubblico più vasto.

Natale, Walter, Giuseppe e così via costituiscono una comunità piccola quanto si vuole, rispetto alla più grande comunità cittadina, ma molto più esposta di quella ai rigori, alle irrazionalità e disumanità del sistema mercantile vigente. Una comunità che esiste e chiede in qualche modo di essere riconosciuta, di avere qualche conferma positiva della sua esistenza.

Prima dell'approvazione della legge Ronchi e di quelle ancora più sfavorevoli al piccolo commercio dei rottami ferrosi, questa comunità si era messa in movimento per una contrattazione collettiva delle sue condizioni di lavoro. Aveva trovato una interlocuzione con la Provincia da cui era uscito un accordo. Questo accordo prevedeva la disponibilità di un'area di stoccaggio e una licenza da “raccoglitore occasionale”, modalità semplici di registrazione del materiale trasportato, della sua provenienza e della sua destinazione nonché modesti costi di segreteria e, in quanto accordo, confermava il riconoscimento di una attività socialmente utile, complementare alla più vasta attività di bonifica ambientale e di trattamento dei rifiuti.

L'accordo è stato quasi subito invalidato dalle nuove norme di legge e il problema di un riconoscimento della attività di questi “raccoglitori minimi” di rottami ferrosi si è ripresentato in tutta la sua gravità. C'è qualcuno negli Enti cittadini disposto ad ascoltare e ad aprire una discussione ?

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