Un'Educatrice imprestata alla scuola pubblica

di Daniela Boglione.

"Chi non ci lavora dentro, non può capire in che condizioni sia la Scuola pubblica italiana".
È la seconda settimana dell'anno scolastico 2025-2026 e queste parole le ha pronunciate, esasperata, maestra S.
L'occasione era la distribuzione delle cedole ai bambini di una quarta elementare (ad anno scolastico iniziato, gli alunni non hanno ancora potuto ritirare i libri che, a quanto dice la maestra, non sono disponibili nemmeno presso l'editore)...

E, mentre consegna a ciascun alunno e a ciascuna alunna il prezioso foglietto per poter andare in libreria a prendere gratuitamente i libri di testo per l'anno in corso, deve ritirare le deleghe firmate dai famigliari con la copia della carta d'identità degli adulti di riferimento che potranno presentarsi all'uscita per riportare a casa ciascun bambino e ciascuna bambina. In questa Scuola, e penso in tante altre, non si può andare a casa da soli a piedi con i propri amici e le proprie amiche: dev'esserci una persona grande, conosciuta dalle maestre, a prendere in consegna ciascun alunno e ciascuna alunna. Motivi di sicurezza.
E tanta burocrazia che ruba tempo e confonde docenti e discenti.

Il caos maggiore riguarda però le nomine e la copertura delle cattedre: un gran numero di insegnanti è precario, e chi riesce a capire come funzionano le graduatorie o é davvero in gamba ("scafato/a") o ha preso un titolo di studio apposito (mi torna in mente un cartone animato con Asterix&Obelix che si aggiravano tra gli uffici della Cosa Pubblica, rinviati da ogni impiegato di volta in volta ad un piano diverso, ad uno sportello diverso o ad un responsabile diverso). E a questi meandri del Ministero della Pubblica Istruzione e del Merito (!), si aggiungono gli Interpelli, ovvero le ex MAD (Messe A Disposizione): trattasi delle richieste che il sito di ciascun Istituto Comprensivo dovrebbe pubblicare on line in uno spazio, non sempre facile da trovare e inserito sotto varie diciture, in cui espone le proprie cattedre scoperte e ricerca persone motivate, e a vario titolo titolate, che possano ricoprire l'incarico. La selezione avviene con criteri che vanno per esclusione e, si spera, per merito ma chi volesse candidarsi potrebbe trovarsi ad avere 2 sole ore di tempo per inviare l'apposito modulo (ecco ritornarmi in mente Asterix&Obelix) e ogni documento attestante la propria qualificata esperienza.

Le supplenze possono durare da pochi giorni a 9 mesi. Prendere o lasciare. Purtroppo i tempi per gestire questo modo operativo sono lunghi e, ad anno scolastico iniziato, diverse cattedre sono ancora vacanti.
Quest'anno è stata però inserita la clausola della "continuità", ovvero il lodevole tentativo di riassegnare a ciascun bambino e a ciascuna bambina con bisogni speciali la stessa o lo stesso insegnante di sostegno dell'anno precedente. Ai posteri l'ardua sentenza.

Ma non è finita perchè a tutto questo collegio docente si aggiunge ancora, in taluni "casi speciali", la figura dell'Assistente all'autonomia, ovvero ulteriore personale che andrà a coprire alcune ore lasciate scoperte dal monte ore dei docenti sui bambini e sulle bambine con difficoltà accertate e attestate da predisposte Commissioni mediche delle Asl.

Questo diritto all'accompagnamento, sancito dai Servizi Sociali, viene affidato spesso a Cooperative del terzo settore che assumono, con contratti diversi da quelli previsti dal Ministero della Pubblica Istruzione e del Merito, figure con diversi profili professionali.

Ecco che qui entro in merito io: ho accolto con gioia lo scorso anno la ricerca di personale di una di queste cooperative per affiancare bambini e bambine con bisogni speciali all'interno della Scuola pubblica. Convinta che il mio profilo di Educatrice professionale possa integrare la didattica con il benessere a scuola, la parte di studio e lavoro con la componente emotiva e ludica, le regole di buon comportamento con la partecipazione e l'inclusione, sono entrata in questo complesso mondo con le migliori intenzioni, disponibile a collaborare e ad offrire le mie competenze al servizio di una reale integrazione ed accoglienza.

Sto facendo però i conti, e sì, è proprio il termine della lingua italiana maggiormente pertinente alla realtà, con una diminuzione delle ore (leggi risorse o finanziamenti) a disposizione per la figura dell'Assistente all'autonomia. Fatto che si ripercuote sul tirare una coperta troppo corta per cercare di coprire i tanti bisogni speciali. Dove non sono i bambini e le bambine la priorità ma i non meglio specificati "tagli" che creano difficoltà e perdite di tempo per far quadrare orari, monte ore e presenze in aula (o in mensa) al fianco di chi ne avrebbe bisogno, oltre che diritto.

Forse chi dice che fare l'Insegnante e l'Educatrice sia una missione ha colto nel segno. Sta alla buona volontà, alla passione e dedizione per il proprio lavoro, alla speranza in un futuro migliore e in una Scuola migliore, la qualità del servizio (già, la Scuola fa parte dei Servizi) offerto da ciascun adulto che si trova in una classe.
Ma da cosa dipende invece "lo stare bene a Scuola" di ciascun bambino e bambina?
O il senso di appartenenza e di cittadinanza?
Qual è il messaggio che si vuole passare ai giovani cittadini di domani?

Sono convinta che si debba partire dal proprio piccolo contesto, ed è ciò che voglio e cerco di fare ogni singolo giorno con la presunzione di dare un buon esempio, ma urge e necessita una discussione più ampia, pubblica e politica sul Mondo Scuola.

Grazie a tutte le colleghe e colleghi.

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