Le ferrovie nel caos

di Gian Carlo Scarrone.
ImageHo colto con curiosità le parole dell'Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato che, in piena emergenza gelo, invita gli italiani cocciutamente decisi a spostarsi via treno a munirsi di panini, bibite e coperte, onde colmare, in proprio, le lacune di un servizio tradito dal meteo. Complice la nostalgia del periodo natalizio, tipica nell'età adulta, mi ha riportato indietro nel tempo, alle memorie invernali di bambino, fatto dalla radio gracchiante sopra il presepe, carretti trainati da cavalli, le biciclette, le prime auto, si le prime auto,  i ricordi atavici dei ritardi in un'Italia della guerra e del dopoguerra che ho conosciuto, è il mio ricordo per come ci si spostava allora.

Ma il treno, il treno no, quello non ritardava mai, se si doveva arrivare, se si doveva essere presenti ad un evento, occorreva andare alla stazione e prendere il treno.

Prendere il treno per Nizza  Monferrato, Alessandria o Castagnole Lanze,  là si trovavano le coincidenze che ti portavano nel mondo, sempre e certamente puntuali al massimo, con ritardi di qualche minuto ma comunque, il treno sempre ti faceva arrivare

Ora nel tempo del Digitale Terrestre, del Satellite, del Multimediale, della Larga Banda, del PC, della Alta Velocità ci propongono fantasia, arte di arrangiarsi, odore di pane e frittata,  uova sode,  e tanto fatalismo.

 Sono le sensazioni che mi suscitano  le frasi dell’Amministratore Delegato delle Ferrovie.

Niente di male in tutto ciò, ed è forse anzi da elogiare il sincero sforzo di chi ammette un'Italia  di seconda fascia nel quadro internazionale. 

Gradirei però che la medesima schiettezza fosse alla base anche delle scelte impositive verso i cittadini, quando per esempio si procede, nel caso, ad adeguare rapidamente il tariffario delle tratte ferroviarie a quelle dei paesi più avanzati. Il rischio altrimenti è che si crei un pessimismo  di fondo nella mente dei cittadini, per cui quando si tratta di pagare ed adeguarsi alle più crude logiche del libero mercato essi debbano umilmente confrontarsi ai più civici e responsabili cittadini francesi o tedeschi, ma quando si tratta invece di esigere prestazioni all'altezza di quel rango non resti loro che consolarsi con le peggiori situazioni del terzo e quarto mondo.

Una postilla finale: nell'Europa della libera circolazione di persone, merci e servizi, la sola buona volontà, rischia di sommergerci di improperi e pernacchie.

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