Acqua, Energia: la sorveglianza è necessaria

di Marisa Pessione

Qualche breve aggiornamento a riguardo di acqua, impianti a biomasse, inceneritori di vario genere … La legge d’iniziativa popolare per la ri-pubblicizzazione di tutte le acque potabili italiane sta viaggiando; lentamente, ma viaggia … Ora è in discussione alle commissioni “Ambiente” di Camera e Senato e le prospettive di accoglimento paiono positive, anche se le potenti “lobbies” degli amanti dello sviluppo a “tutti i costi” lavorano alacremente nel retro della scena.

Il 1° dicembre scorso, è stata necessaria una manifestazione nazionale (con corteo) a Roma, allo scopo di ricordare a tutti i Parlamentari che la proposta di legge non è uno scherzo, ma è la precisa richiesta di una cittadinanza che crede nella nuova affermazione di valori e beni comuni; senza Partiti né forze sindacali alle spalle, la manifestazione pareva un grande rischio. Ma alla fine, la conta dei presenti ha superato la soglia dei 40.000, colorati e festanti: il messaggio alle Istituzioni è arrivato. Forte e chiaro (speriamo).

Dall’acqua al fuoco … Il governo ha finalmente annullato i “certificati verdi” come forma di finanziamento di nuovi impianti energetici a propellente “assimilabile” alle fonti rinnovabili (ad esempio i rifiuti urbani o le morchie residuali delle lavorazioni delle raffinerie di petrolio !). Buona cosa.

Restano, invece, ancora attivi gli incentivi per gli impianti a biomasse e molti ritengono che “bruciare” legna o cereali vari sia azione ecologica e degna di essere incentivata.
Nella provincia di Asti (come, a dire il vero, in ogni angolo d’Italia) quest’anno si è aperto un ampio fronte di discussione e di lotte, con la nascita di innumerevoli Comitati locali “contro” qualche proposta di nuovo impianto …

Alla radice del problema, c’era la constatazione che la biomassa è certamente una risorsa alternativa alle fonti fossili (petrolio, carbone …), ma solo se essa risulta reperibile a “chilometri zero”, se ciò non significa dover espressamente coltivare cereali da incenerire (anziché destinarli all’alimentazione), se gli impianti sono di piccola dimensione e progettati per produrre contemporaneamente sia energia elettrica e sia calore (termo-riscaldamento).

Si è scoperto che la stragrande maggioranza degli impianti proposti risultano pensati senza tener conto della materia prima a disposizione e di grandi o medio-grandi dimensioni. Per produrre profitto (a chi li costruisce e gestisce) occorrono i contributi pubblici dei “certificati verdi”, che sono commisurati alle dimensioni dell’impianto: più sono grandi e più rendono … E chi finanzia questi “mostri” ? Sorpresa: il 5 % delle bollette Enel versato, dunque, da ciascuno di noi !
Insomma: io finanzio un impianto (forse anche rischioso per la salute) che non voglio, che viene autorizzato da un mio rappresentante (Sindaco/Amministratore pubblico) che sa che io non sono d’accordo e che darà vantaggi economici a qualche azienda privata …
Che cosa c’è di “bio” in tutto ciò ?

Nell’astigiano la situazione, ora, pare un po’ più sotto controllo dopo l’emanazione di linee guida dell’amministrazione provinciale. Le aziende private si lamentano e ricorrono al Tar, i Comitati sono fieri del loro lavoro … E altrove ?

Ma attenzione a distrarsi; essere cittadini moderni significa smetterla di offrire una delega in bianco in mano a qualche nostro simile …

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