La Liberazione, il prima e il dopo ...

di Silvana Bellone.
ImageLo scorso Mercoledì 26 marzo è apparso su La Stampa, pagine di Asti, un articolo intitolato "Omaggio ai morti di Salò” da cui pare riaccendersi nuovamente una polemica da parte di Fiamma Tricolore, questa volta nei confronti della giunta comunale, che non delibera l'autorizzazione ad erigere una stele al cimitero per ricordare i caduti dopo il 25 Aprile; e ciò, dopo aver fornito un iniziale parere positivo ... (cosa su cui preferisco non dilungarmi). Del 25 Aprile astigiano ho già parlato su AltritAsti le scorse settimane. Ora vorrei invitare chiunque a leggere un libro, abbastanza recente ma non molto pubblicizzato rispetto ai testi “revisionisti” di Gianpaolo Pansa, "L'ombra nera, le stragi nazifasciste che non ricordiamo più” del professor Gianni Oliva, in cui l'autore, in modo molto chiaro ed obiettivo, dichiara che se c'è stato un “dopo 25 Aprile” con il sangue dei vinti è perché c'è stato un “prima”, tragico e violento. Ma preferisco che a spiegarlo, siano proprio le sue parole ...

"Le ombre nere che attraversano l’Italia nel 1943-45, si proiettano sul "sangue dei vinti” che viene sparso dopo il 25 Aprile. E’ una stagione breve e furiosa di rabbia, che coinvolge grandi città e piccoli paesi del centro nord, dove l'uscita dalla guerra e dal fascismo implica forme di rottura drammatiche … Correlare i due momenti non significa giustificare il "dopo" con il prima: nella storia, la successione cronologica dei fatti non serve ad assolvere e neppure - all'opposto – a condannare; più semplicemente, significa comprendere il contesto nel quale i fatti si sviluppano Prima e dopo si rimandano l'uno all'altro nella spirale di violenza che attraversa l’Italia della guerra civile.
La rabbia e il dolore non bastano, da soli, a scatenare una reazione collettiva capace di trasformarsi nel sangue dei vinti: il capro espiatorio deve materializzarsi in una o più persone identificabili come tali ....
Tra il momento in cui si vince una guerra e quello in cui si festeggia, c'e una zona buia, irrazionale, nella quale l'altro, il nemico, non è soltanto un vinto, un colpevole da affidare alla giustizia, ma è ancora un nemico un assassino, un violentatore: quello che è stato, le sofferenze, le paure, le vergogne, ce l'hai ancora tutte appiccicate sulla pelle, una per una. Non si esce da una guerra di quel genere da un attimo all'altro, solo perché il Cln si è insediato nel municipio: bisogna uscirci con la testa e con la coscienza ed è un processo molto più lento, molto più faticoso, molto più contraddittorio. Il ritorno alla normalità è difficile perché comporta il dominio di emozioni che ti hanno sconvolto per troppo tempo”.

Personalmente, ritengo sia veramente inopportuno erigere una stele dedicata ai “morti dopo il 25 Aprile”: se gli esponenti li vogliono ricordare attraverso un atto di pietà, credo sia sufficiente un semplice mazzo di fiori sulle loro tombe. E vorrei aggiungere, ancora, che in Italia ("terra di brava gente") non c'è stato nessun processo di Norimberga, pochi alla fine sono stati gli arrestati e i condannati ...
E questo mi ha dato sempre molto da pensare, perché credo che molti personaggi abbiano velocemente svestito la camicia nera, forse anche macchiata di molto sangue, per infilarsene una bianca in qualche ufficio: chissà …

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