E’ l’anarchia!

di Paolo X Viarengo.

E’ l’anarchia! Governatori di Regione che fanno cosa vogliono, incuranti delle direttive statali. Sindaci che si scontrano con prefetti per l’interpretazione di Leggi appena promulgate. Siamo all’anarchia: un grido di terrore e di sdegno che si alza  da più parti. Cui verrebbe voglia di rispondere: magari! Purtroppo non è così. Siamo alla confusione. Siamo allo scontro di poteri ed egoismi per vedere chi “ce l’ha più duro”, come diceva qualcuno prima di dire “prima gli italiani”. Purtroppo, non siamo all’anarchia...

Siamo all’oligarchia, cioè al governo di pochi che, continuamente e sempre gli stessi, cercano di governarci: forma di governo che, in Italia, oramai da decenni ha superato la democrazia. Ma non siamo ancora, purtroppo, all’anarchia. L’anarchia è l’ordine senza il potere, come diceva Pierre Joseph Proudhon, anarchico ottocentesco che, per primo aveva dato forma politica ai discorsi utopici di Thomas Moore, dei rivoluzionari francesi Rousseau e Diderot e di molti altri liberi pensatori.
Ovviamente, la parola anarchia è divenuta una "parolaccia" con cui definire uno stato di caos permanente in cui ognuno fa quello che vuole. Ovviamente, perché è bene seppellire nel fango ciò che fa paura. Ciò che vuole distruggerti. Il nemico dell’anarchia è il potere: è ovvio che questo reagisca. Reagisca col fango e i luoghi comuni che tanto fanno presa sulla massa. Anarchico è colui che mette le bombe. Anarchico è colui che vuole sostituire questa “perfetta” società mercantile con un modello di caos e confusione.

In parte è vero ma, per la maggior parte no. Il pensiero anarchico ha mille rivoli e mille sfaccettature tra cui, purtroppo, anche quello violento ed insurrezionalista propugnato, ad esempio, dal napoletano Errico Malatesta che considerava, comunque, la violenza triste. Ma, secondo lui, necessaria.
Molto simile al concezione statale della guerra: un male, a volte, necessario. E, che proprio per questa affinità col sistema imperante non riesco a condividere.  

Più condivisibile, invece, il pensiero dello scrittore russo Lev Tolstoj, quello di “Guerra e Pace” per intenderci, o “Anna Karenina”. Un esempio? Il discorso della montagna. Autore: per chi ci crede, Gesù Cristo in persona. Da più parti questo passo del Vangelo è considerato la più alta espressione di anarchia in assoluto. E di Gesù Cristo si può dire di tutto meno che fosse un bombarolo o un violento. Alla volte si esasperava, come quando gli cadevano le braccia nel constatare la nostra mancanza di fede: se solo aveste tanta fede quanto un granello di senape, accidenti! Accidenti, l’ho aggiunto io ma ci sta e la fede c’é chi ce l’ha e chi no. E’ un dono, dicono.

Più attuale la sua esasperazione quando invitava tutti quanti a farsi una bella padellata di “affari” propri, dicendo di non cercare le pagliuzze negli occhi degli altri. Tralasciando le travi piantate nei nostri. E anche, e soprattutto, quando cacciava a bastonate i mercanti dal tempio. Ma anche questo ci sta: nell’umana disperazione di vedere un mercantilismo che non ha regole. Non ha rispetto per niente e nessuno.
Vi ricorda qualcosa che stiamo vivendo oggi?

Eppure, anche in suo nome sono state fatte guerre: leggendo della sua personalità nel Vangelo, sono certo, che tutte le volte gli siano cadute le braccia. Ma nessuno potrebbe definirlo un violento. Forse un anarchico, però, si. Sulla sua croce c’era scritto “INRI” acronimo, a mo’ di sfottò, messo lì dai romani timorosi del suo attacco all’ordine costituito: Gesù Nazareno, Re dei Giudei. Nel suo ambiente non c’era la proprietà privata e nemmeno circolava soldo: gli unici che hanno circolato sono stati i 30 denari di Giuda. Gesù era la guida del suo gruppo, non il capo: non aveva potere sui suoi discepoli. Questi lo seguivano per scelta. Così come lui seguiva il Padre suo.  
Non per imposizione ma per scelta volontaria: è questa fu oggettivamente la vera grandezza. Che si creda o no.

Nel medioevo qualcuno ha provato ad imitarlo. Hussiti, Bogomilli ed altri sono stati bruciati vivi. I Francescani si sono salvati - è proprio il caso di dirlo, per miracolo - da una Chiesa ricalcata sul modello del, feroce e sterminatore di genti, Impero Romano.
L’imperatore ai tempi della grandezza militare e politica romana si chiamava Pontifex. Pontefice. Come il nostro Papa. Molti storici sono concordi nel dire che l’impero Romano non è mai caduto. Si è trasformato nella nostra attuale Chiesa che ne ha fatto propria la rigida gerarchia.
I primi cristiani non avevano beni. Non avevano capi. Decidevano insieme cosa dovevano fare nel rispetto del prossimo. Anzi, non nel rispetto, nell’amore. In nome dei due comandamenti del nuovo testamento che, alla luce del nostro attuale sistema di vita, sono solo filastrocche o parole vuote: ama il prossimo tuo come te stesso. Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi. Parole da brividi gridate dall’alto di una croce e cadute nell’egoismo imperante.

Nell’egoismo di questi giorni, quando i tamponi non ci sono ma qualcuno ne fa tre o quattro. Per i Sindaci, i Governatori delle Regioni, i calciatori, i segretari di partito ci sono. Per gli operatori sanitari e gli ospiti delle RSA, no. Stanno arrivando solo adesso. Solo adesso che il danno sta piovendo a gocce enormi. Perché, come scriveva Orwell nel suo “La fattoria degli animali” parlando dei maiali al potere: “La Legge è uguale per tutti, ma per qualcuno è più uguale”.
La legge: il fondamento del potere. La Legge, quella che non prevedeva l’uso dei DPI all’arrivo della pandemia e ne impediva l’uso a chi, invece, ne doveva fare uso. Per sopravvivere.
La Legge, fatta dagli uomini e usata dagli uomini senza usare il buon senso. L’intelligenza. Perché un uomo sbaglia. E’ nella sua natura. Può sbagliare anche chi fa la Legge. E sbaglia anche chi segue la Legge bovinamente, come si è visto all’inizio del contagio.
Bertold Brecht:Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere”.  Ma sbaglia, perché va in galera se resiste. Sbaglia perché lo mettono in croce se resiste. Sbaglia perché ha dei beni da proteggere che gli possono essere portati via. Sbaglia per paura. Per la paura di andare contro un sistema sbagliato. Fondato sul potere. Sulla repressione. Sulla prevaricazione. Sulle Leggi. Sulla proprietà privata. Sul denaro. Sul mercato. Sulla legge della domanda e dell’offerta secondo cui, quando una cosa la vogliono tutti la deve avere uno solo. Il più forte. Il più ricco. Il più prepotente.

Quando è matematicamente dimostrato che non deve funzionare così e il sistema funziona meglio se la cosa viene condivisa. Di questi giorni sento spesso il grido di paura e di disprezzo: siamo all’anarchia! Mi sveglio di soprassalto dal torpore di questi giorni. Mi alzo dal divano. Accendo il cervello. Mi guardo intorno un filino deluso.
No, purtroppo, non è ancora così.

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