Che fine hanno fatto i Curdi ?

Sintesi dell’intervento di Emilio Molinari (Presidente della sezione italiana del Contratto Mondiale sull’Acqua) alla conferenza internazionale Turco-Curda della Unione Europea (Bruxelles, 3 - 4 Dicembre 2007).

Nella Bibbia sta scritto: l’inizio fu l’acqua. E nel Corano: dall’acqua si fecero tutte le altre cose.
L’acqua è vita. Si nasce tutti dall’acqua del ventre di una donna, nostra madre.
E non dovremmo mai scordare che le acque del Tigri e dell’Eufrate sono le acque del ventre della nostra comune madre, da cui nascono le nostre civiltà, la nostra storia scritta, le nostre religioni.
Ieri Bianca Jagger ha illustrato magistralmente la questione della diga di Illisu e della città di Hasankeyf (condannata ad essere sommersa …) dove, come in un libro di storia, sembrano scorrere le pagine sovrapposte e i millenni: dalle caverne, ai sumeri, assiri, greci, romani, arabi, curdi e turchi.
Ci ha parlato di villaggi e siti archeologici sommersi, di persone forzatamente cacciate, in spregio ad ogni legislazione internazionale e ad ogni risarcimento, di società europee coinvolte e che tacciono, di banche (sempre europee) che finanziano il progetto, compresa l’italiana Unicredit. Ma il progetto Turco è ben più ampio, riguarda 60 dighe, 90 impianti, 84 villaggi, provoca la deportazione di 200.000 persone, coinvolge il fiume Munsur, 42000 ettari di parco nazionale, 1 milione di m/quadrati di foresta e coinvolge imprese come l’americana Bechtel di cui l’italiana Edison detiene il 30% del pacchetto azionario, che a sua volta è per il 50% di AEM, l’ex municipalizzata energetica di Milano.
Tre grandi laghi nel cuore del territorio curdo, grandi condotte per portare l’acqua alla piana di Haran, 2 milioni di ettari da irrigare, il 23% delle terre agricole commerciali della Turchia. E’ un progetto faraonico quello dei governi turchi, che sconvolgerà il bacino del Tigri - Eufrate e cambierà la geopolitica dell’intera regione Medio Orientale.
E’ strategico ed è perseguito ormai da decenni; in questo progetto, la presenza dei curdi è semplicemente considerata un ostacolo da rimuovere.
Ignorare l’esistenza dei curdi e militarizzarne i loro territori, permette al potere Turco di ignorare la partecipazione delle comunità e dei loro rappresentanti nelle scelte che riguardano le grandi opere a grande impatto ambientale, significa ignorare ogni forma di legalità nelle procedure deliberative, nei trasferimenti, nei risarcimenti di migliaia di persone.
Dopo ciò che abbiamo sentito ieri sui diritti umani violati, la censura, la tortura, ecc… vi immaginate la Turchia che attua la partecipazione delle popolazioni curde come previsto dalla Direttiva quadro europea 2000/60, istruire una valutazione di impatto ambientale democratica? Ma questo riguarda anche le imprese europee impegnate e il loro rispetto delle leggi e dei diritti. Ecco, io penso che parlare di acqua in un convegno sull’Europa e la questione curdo – turca, il conflitto in atto, i rischi di un allargamento, non è parlare d’altro, è guardare all’intera questione da un diverso angolo d’osservazione, è parlare del destino e del diritto dei curdi, dall’osservatorio dell’esaurimento delle risorse fondamentali alla vita per tutti: come l’acqua, l’energia.
E’ parlare dell’appropriazione e della sottrazione ad altri, di tale diritto, è parlare di Europa e del suo essere sede delle maggiori multinazionali dell’acqua, delle costruzioni di dighe e della gestione degli invasi, è parlare sempre da un diverso angolo, della pace in tutta l’area.
Ormai non c’è documento, libro o studio internazionale sull’acqua che non citi il bacino Mesopotanico come fonte di possibili conflitti: dalla Banca Mondiale con Ismail Seralgedin, a Jaque Sireneau, al recente rapporto del Pentagono sui 70 conflitti idrici futuri.
Permettetemi, perciò, di fare un richiamo al contesto planetario.
Se è vero, tutto quanto da tempo gli IPPC delle Nazioni Unite vanno dicendo, siamo ormai dentro ad una drammatica crisi idrica mondiale combinata con la crisi dei combustibili fossili.
Se è vero che in soli 40 anni abbiamo consumato e reso inservibili più della metà dell’acqua dolce e che entro il 2050 il 48% della domanda di acqua resterà senza risposta.
Pensiamoci, il 48% degli esseri umani non sarà a disposizione per bere, per i servizi sanitari, per produrre cibo, per lavorare.
Tra qualche decennio, 240 milioni di abitanti del Mediterraneo dovranno vivere in territori con meno di 1000 m/cubi di acqua all’anno per persona, cioè in aree definite dalle Nazioni Unite di conflitto idrico.
Se questo è vero, io continuerò a dire a tutti che questa è la politica, è il problema di tutti e abbiamo poco tempo a disposizione per affrontarlo.
Non ci sarà acqua per tutti dentro i modelli di produzione e di consumi dominanti. Abbiamo pochi decenni per dare vita ad una politica di difesa e tutela di questa risorsa, per pensare a come ridistribuirla e garantirla a tutti.
Il governo Turco pensa di impossessarsene togliendola ai siriani e agli irakeni, liquidando o riducendo al silenzio i curdi che ci abitano; pensa di diventare il grande serbatoio d’acqua del Medio Oriente, armato e quotato in borsa, il rubinetto che ne dosa la distribuzione a costi di mercato e contemporaneamente pensa di diventare il grande produttore di cibo…ma tutto questo è appunto la guerra…e in tutta l’area.
A conclusione, vorrei attualizzare maggiormente la questione parlando di un appuntamento. Il 10 di Dicembre del 2008 sarà il 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani e nel Marzo del 2009 si terrà ad Istanbul il 4° Forum Mondiale dell’Acqua al quale parteciperanno 150 governi di tutto il mondo, migliaia di amministrazioni locali, i sindacati internazionali, le ONG di tutto il mondo; ebbene, io credo che la questione di Illisu, del Munzur, di Hasankeyf, deve potersi esprimere dentro al Forum e con la voce dei cittadini, dei movimenti sociali curdi e turchi.
Come nel 2006 a Città del Messico, tutti i movimenti mondiali dell’acqua vorranno poter dare vita anche ad Istanbul ad un incontro internazionale nel quale chiedere all’ONU di dichiarare l’acqua un diritto umano, un Bene Comune non mercificabile, alla cui gestione debbono partecipare le comunità, che il Forum sia promosso dall’ONU stesso e vorranno infine poter manifestare assieme ai movimenti della società civile turca e curda.
Sarà possibile realizzare questa semplice manifestazione di democrazia?
Qui si misura il processo di democratizzazione della Turchia, ma si misura anche l’esistenza dell’UE, del Parlamento Europeo, dell’ONU.
Nel 2006 per Città del Messico, il Parlamento Europeo votò una risoluzione per l’acqua diritto umano. Per Istanbul 2009 i parlamentari europei avranno un compito in più: rendere possibile la realizzazione ad Istanbul del Forum della società civile, monitorare gli appuntamenti e gli incontri e rendersi garanti della possibilità per i movimenti turchi e curdi di essere presenti in tutti gli eventi.
Credo, sia per tutti una grande occasione per affermare la politica e non la forza, un appuntamento all’insegna dei diritti umani, un momento per ridare alla politica il suo vero significato: affrontare i problemi di tutti e pensare a cosa fare per migliorare questo mondo.

Emilio Molinari

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