Proposta di legge popolare contro le guerre

ImageIl 6 novembre scorso si è costituito il comitato promotore per la Legge di Iniziativa Popolare su trattati internazionali, basi e servitù militari.
Obiettivo del Comitato promotore, durante i sei mesi previsti per la raccolta di 50.000 firme in tutta Italia, sarà la raccolta firme ed il lancio di una campagna informativa sulla Legge, legando la mobilitazione alla specifica battaglia per la riconversione della base USA di camp Darby ad usi esclusivamente civili.


BOMBARDIERI F35, NUOVE BASI, GUERRA INTERNA, GUERRA INFINITA. E’ QUESTO IL PAESE “NORMALE”?
Gli accordi, le commesse e gli interventi militari che fanno del nostro paese una “punta di lancia” dell’Occidente contro i popoli euro asiatici e mediorientali, non hanno soluzione di continuità.
Dall’aggressione alla Jugoslavia del 1999 sino ad oggi, i governi succedutisi in Italia hanno mantenuto l’obiettivo di ritagliare, con la punta delle baionette, uno spazio alle imprese della “azienda Italia”, in primis Finmeccanica ed ENI.

L’attuale esecutivo di centro “sinistra” primeggia in questo compito, investendo enormi risorse dei cittadini nel dividendo bellico, con incrementi esorbitanti di spesa per truppe, mezzi, industrie e ricerca militare. Nel 2007 la Legge Finanziaria ha incrementato del 13% le spese. Quella del 2008 prevede un ulteriore aumento del 31%, tagliando risorse ad asili, cooperazione internazionale e fondi per i contratti dei lavoratori pubblici. La decisione di costruire i bombardieri nucleari F35 a Cameri contestualmente agli investimenti per il caccia “Eurofighter” evidenzia la schizofrenia di un esecutivo evidentemente piegato ai voleri statunitensi ed a quelli dell’Esercito europeo.
Guerra in Afghanistan e pianificazione dell’aggressione all’Iran, scudo “antimissilistico” contro la Russia, occupazione del Kosovo e del Sud Libano, accordo di cooperazione militare con lo Stato criminale d’Israele, ritorno in Iraq con i carabinieri, nuova base al Dal Molin di Vicenza, progetti d’allargamento delle basi di Sigonella e camp Darby, inserimento dell’Università italiana nella catena di produzione bellica di Finmeccanica, costruzione degli F35 e degli Eurofighter…..

Il quadro d’insieme evidenzia la scelta strategica del governo Prodi: investire sulla guerra come controtendenza alla crisi del capitalismo italiano, malato di familismo e parassitario statale.
Le enormi spese previste per il Ministero dell’Interno e l’ultimo “pacchetto sicurezza” sono l’altra faccia della guerra, quella interna, che militarizza sempre di più la vita di tutti i giorni.
Per sostenere queste politiche occorrono enormi risorse economiche ed un largo consenso, ma i due obiettivi sono evidentemente in contrasto tra loro.

La stabilità sociale inizia, infatti, ad essere messa in discussione dalla rabbia di chi non sopporta più di lavorare per un salario da fame, per un futuro incerto e precario.
Ecco allora che scatta il meccanismo del “nemico interno”, verso il quale tentare di “orientare” lo scontento popolare. Allo scopo si usano singoli fatti criminosi per mettere alla gogna una intera fascia di popolazione, quella migrante, che contribuisce per il 7% al PIL nazionale facendo lavori umili, mal pagati, spesso in condizioni vergognose.

I contorni del “paese normale” che vogliono costruire inizia a prendere forma, ed è quella di un incubo militarista e securitario, sostenuto dalla paura e dalla militarizzazione.

Chi oggi vota le scelte del governo Prodi come “male minore”, mente sapendo di mentire.

Mai un governo di centro destra sarebbe stato in grado di produrre simili politiche.

Di fronte a questo vuoto di rappresentanza occorre uno scatto d’autonomia ed indipendenza dei movimenti italiani. Il movimento contro la guerra, con la grande manifestazione del 9 giugno scorso a Roma, con la manifestazione di Novara e con quella di dicembre a Vicenza marcia su questa strada.

La Legge d’Iniziativa Popolare sui Trattati internazionali le basi e le servitù militari è un primo strumento concreto per riportare direttamente in Parlamento la lotta contro la guerra.

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La Rete nazionale Disarmiamoli!
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