Partigiani e Repubblichini tutti uguali: una proposta di legge che non ci piace

ImageHa un nome e un numero la proposta di legge con cui il Governo italiano in carica intende equiparare i diritti dei Partigiani che liberarono il nostro Paese dalla dittatura fascista e i collaborazionisti della Repubblica di Salò: n° 1360/2008, "Istituzione dell'Ordine del Tricolore e adeguamento dei trattamenti pensionistici di guerra".
Una proposta di legge che non ci piace, che non condividiamo e che non possiamo accettare.
Per questo invitiamo tutti a sottoscrivere on-line (
http://no1360.it) una petizione popolare urgente rivolta all'intera classe dirigente in carica (che per comodità riportiamo a seguire), che in pochi giorni ha già raccolto migliaia di sottoscrizioni.

PETIZIONE POPOLARE

Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c'erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l'Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c'era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono.
Italo Calvino


Al Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano
Al Presidente della Camera dei Deputati, On. Gianfranco Fini
Al Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, On. Edmondo Cirielli
Ai membri del Parlamento Italiano

e, p.c.,
Ai Deputati del Parlamento Europeo

Lo spirito della proposta di legge n. 1360, presentata il 23 giugno 2008 e in discussione dal 12 novembre 2008 alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati, è contrario ai principi fondanti della Repubblica Italiana, della Costituzione e della Democrazia, affermatisi in Italia in seguito alla Resistenza e alla Liberazione del nostro Paese dal fascismo collaborazionista con l’esercito occupante nazista.

I firmatari di questa petizione, condividendo le posizioni assunte in proposito dalle Associazioni Partigiane e degli ex-Deportati, confidando nei principi della Democrazia e nella doverosa piena attuazione della Costituzione, facendo anche riferimento al discorso di insediamento del Presidente della Camera On. Gianfranco Fini (“Celebrare la ritrovata libertà del nostro popolo e la centralità del lavoro nell'economia è un dovere cui nessuno si può sottrarre, specie se vogliamo vivere il 25 aprile e il 1° maggio come giornate in cui si onorano valori autenticamente condivisi e avvertiti come vivi e vitali da tutti gli italiani”), esortano il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente della Camera dei Deputati On. Gianfranco Fini, e il Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati On. Edmondo Cirielli perché agli autori della proposta di legge 1360 vengano forniti gli elementi di riflessione necessari a un ripensamento e al suo ritiro, e affinché le Istituzioni Democratiche della Repubblica Italiana vengano tutelate dalla eventuale e non auspicata approvazione parlamentare.

Dopo l'Armistizio e durante la guerra di Liberazione dall'invasione tedesca, il Governo del Regno d'Italia rifugiato nel Sud Italia era regolarmente operante e adempiva alle sue funzioni garantendo la continuità legale dello Stato italiano. La Repubblica di Salò non aveva pertanto alcuna legittimità. Da ciò deriva che i suoi aderenti, volontari o cooptati, non possono essere assimilabili agli appartenenti all'Esercito Italiano, né i suoi reduci possono avere, in quanto tali, alcun riconoscimento da parte della Repubblica Italiana.

La proposta di legge n. 1360/2008, che propone l’istituzione di un “Ordine del Tricolore” presieduto dal Presidente della Repubblica, nasce da un’ottica negazionista dell’evidenza della storia. Essa infatti:

- equipara i miliziani della Repubblica Sociale ai partigiani che durante la Resistenza combatterono contro il fascismo e il nazismo, assegnando loro indistintamente il titolo di “cavaliere”;

- mira al riconoscimento di onore, già respinto da numerosi Decreti Luogotenenziali dello Stato italiano fin dal 1944-’45, ai miliziani di Salò;

- sostiene, nel prologo, che tra il 1943 e il 1945 in Italia si scontrarono due distinti eserciti di “pari dignità”: uno formato da coloro che “ritennero onorevole la scelta a difesa del regime, ferito e languente”, e un altro formato da quanti, rimasti fedeli al loro giuramento al Governo Italiano, “maturati dalla tragedia in atto o culturalmente consapevoli dello scontro in atto a livello planetario, si schierarono dalla parte avversa, ‘liberatrice’”;

- mette sullo stesso piano, confondendoli, i valori di libertà, giustizia e democrazia per cui combatterono i partigiani e le potenze alleate, con gli obiettivi perseguiti dai totalitarismi fascista e nazista, i quali intendevano costruire un “Nuovo Ordine Europeo” fondato sulla supremazia ‘razziale’, sulla discriminazione e la riduzione in schiavitù dei popoli ritenuti inferiori e sullo sterminio di intere comunità;

- offende i familiari delle vittime del fascismo, che rischiano di vedere assegnato ai loro congiunti lo stesso riconoscimento dato a coloro che li hanno torturati e uccisi;

- discredita gli organismi che da anni si impegnano nella ricerca storica per mantenere viva la memoria e accrescere la coscienza di quel passato;

- nega dignità a quanti hanno combattuto affinché in Italia prevalesse la democrazia contro chi insanguinava preordinatamente e sistematicamente il Paese;

- lede i principi ideali fondamentali e i valori umani e politici su cui si fonda la Repubblica Italiana nata dal ripudio del fascismo.

La “pacificazione nazionale” non può essere perseguita mettendo sullo stesso piano la Resistenza e la Repubblica sociale, la lotta dei partigiani per la libertà e la lotta dei repubblichini per negare la libertà.

I firmatari di questa petizione fanno proprie le parole di Giuliano Vassalli, Presidente emerito della Corte Costituzionale: “Nessun riconoscimento ai repubblichini. Erano e restano nemici dello Stato democratico”, e auspicano che i presentatori della proposta di legge 1360 già trovino concordemente la consapevolezza della opportunità di ritirarla.


Per sottoscrivere l'appello: http://no1360.it

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