Fabbricati occupati e disoccupati



di Guido Bonino.


In questo periodo leggo di fabbricati - sovente nuovi - sfitti od invenduti, insomma non utilizzati per lo scopo per cui vennero costruiti, dall'altra parte le cronache riportano di immobili occupati da chi di una casa ha estrema necessità. Cosa succede, mi chiedo: domanda ed offerta non si incontrano più ? Le meticolose programmazioni che hanno generato Piani Regolatori che contengono un'insieme di norme, conteggi, zonizzazioni, tracciati stradali, aree per servizi o spazi verdi, di fatto oggi non paiono altro che programmazioni svincolate da quel contesto che con essi si sarebbe voluto e dovuto regolare ...

Artigiani e costruttori di immobili non si incontrano più con quegli abitanti che avrebbero dovuto occupare migliaia di metricubi di aria confinata tra pavimenti, muri e soffitti! Coloro che avevano prodotto queste gabbie d'aria oggi risultano disoccupati, e quindi non più in grado di occuparle. Ed allora se per un verso si sono create delle abitazioni disoccupate, dall'altro fronte si riscontrano degli immobili occupati.

Ed allora sorge spontanea una domanda: deficienze da Piano Regolatore o mancanza di un osservatorio immobiliare che programmasse non solo la gestione del territorio, ma anche quella dei metricubi nel tempo licenziabili?
Se è vero che quando lavora l'edilizia lavorano tutti, è altrettanto vero che quando l'edilizia si è fermata sono rimasti disoccupati in tanti, dal manovale all'impresario!

Ma allora non vi è stata una programmazione che tenesse conto del tessuto in cui operava: non solo produzione ed utilizzo di sabbia, cemento, mattoni, ferro, e via dicendo, ma anche e soprattutto occupazione di persone - sovente arrivate in quanto richiamate da un posto da manovale o da carpentiere - necessità vitali di famiglie, di bambini cui è dato sì di frequentare l'asilo o la scuola prevista dal Piano Regolatore, ma cui non è stato dato il diritto di veder sorridere i loro genitori soddisfatti dopo una giornata di quel duro lavoro per il quale avevano lasciato la loro Patria in cerca di un futuro e di una casa per loro.

Negli anni '60 questi soggetti, provenienti perlopiù dalle zone più povere dell'Italia furono cantati anche da una nota canzone che già all'epoca contestava l'espansione urbana nel segno della speculazione. Oggi lo stesso tema ritorna con l'aggravante della disoccupazione che una programmazione intervenuta successivamente, ma fatta di freddi numeri, conteggi, percentuali e rapporti di occupazione dei suoli, ha provocato.

Ed allora si punisce il disoccupato che occupa perchè a norma di legge commette un reato.
Sì, perchè la Legge - anche quando sbaglia la programmazione - non può essere chiamata a rispondere della disoccupazione; e tantomeno essere punita ...

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