Asti punta sulla cultura. Ma quale cultura?



di Tiziana Valente.


E' stato interessante, soprattutto istruttivo, l'incontro su “Rigenerazione urbana” nell'ambito di “A.S.T.I. FEST off”, organizzato dall'Ordine degli Architetti di Asti lo scorso giovedì in Comune. L'architetto Mauro Di Bugno ha illustrato il Piano Integrato di Sviluppo Urbano Sostenibile (PIUSS) di Lucca. L'ha fatto con parole chiare e semplici - eppure il progetto è parecchio complesso ed articolato - sottolineando le difficoltà, non solo economiche e burocratiche, ma anche culturali nel costruire un programma di rigenerazione urbana e metterlo in atto. (Aggiungerei “e verificare la bontà della sua esecuzione”) ...

Soprattutto ha insistito su questo fatto: che qualunque progetto, prima ancora di essere pensato, comporta un desiderio, il desiderio di essere qualcosa; la definizione di un obiettivo, o obiettivi, cosa vogliamo essere e dove vogliamo andare; comporta condividere queste riflessioni. Un progetto per la città si costruisce alla fine di un percorso ed il contenitore, il “mattone”, viene solo dopo aver deciso (!) cosa metterci, come gestirlo e come farlo “vivere”.
Pensavo: com'è vero tutto questo per qualunque progetto, figuriamoci se parliamo di Rigenerazione ...

Poi stavo per fare una domanda agli amministratori comunali presenti, ma qualcuno mi ha preceduto: “Cosa vuole essere Asti nei prossimi anni ? E dove vuole andare?”.
La risposta è stata lunga, ma non l'ho capita molto e quindi approfitto di questo spazio per rifarla; e poi, vogliamo parlarne ?

Ho sentito che “Asti punta sulla cultura”.  Allora mi vengono in mente altre domande: “Quale cultura ? In due anni dall'insediamento della nuova giunta e delle commissioni è stato fatto un censimento delle risorse culturali ed umane della città e del territorio che non sia una casistica di brand amici ? Di quali risorse culturali, ambientali, economiche dispone questa città ? Vogliamo continuare a parlare di Smart City ? Ma poi dobbiamo farla questa città intelligente, strabiliante, tutta in rete anche con il resto del mondo. Intanto riusciamo a mettere in rete gli eventi culturali, sportivi, ecc. Basterebbe un elenco sempre aggiornato ...”.

Quale cultura, signor Sindaco ? Quale cultura, prima di farci anche noi il nostro piuss ?”.

Ho sentito tante parole, nella serata. Parole illuminanti: smart super smart app swap blinblon brand wireless. Mi ha fatto piacere sentire tutte queste cose, ma non ho capito niente.
Sono lontani i tempi in cui un politico per fare un discorso di successo parlava di “democrazia partecipata” e tutti applaudivano; ora non può fare a meno di illustrare la governance dello smart swap building con Action Plan for Sustainable Urban Development, predisponendo, sia chiaro, un social watch e vari policy-making contro il local empowerment. Ho anche trovato, in una relazione illustrante il town planning di non so più quale comune, un piano di abbattimento delle barriere architettoniche chiamato “Age conversion”. Per essere più trendy ancora, poi, e vacuamente di sinistra, in un discorso al popolo oggi si ritrovano parole come bioregionalismo agri-civismo cronodiversità economie di rete.
... Eh ?

Ma le parole sono solo parole - anche se spesso sono pietre - e noi, che non siamo delle "Archistar”, come direbbe Fuffas, vorremmo che Asti  non diventasse una sprawltown ma fosse il risultato di un pensiero intelligente e buone pratiche.

Smart pensiero e good practice !

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