Il Teleriscaldamento è strumento della società dei consumi



di Gianfranco Monaca.

Il Convegno sul Teleriscaldamento ospitato dall'ASTISS lunedì 14 settembre, avrebbe dovuto diradare le nebbie che mi pare restino dense sul progetto della centrale di trigenerazione che dovrebbe sorgere sul sito stesso dell'ospedale Massaia in questa Città. Come cittadino estraneo agli argomenti tecnici dibattuti, devo dire che non ci ho capito molto, salvo che i tanti personaggi a me noti come "uomini d'onore", che hanno preso la parola, hanno espresso pareri discordanti. Niente di male, perché il dubbio è sempre la condizione indispensabile per fare un passo avanti nella scoperta della verità. Se può interessare a qualcuno dei lettori, dico ciò che la tirannia del tempo a disposizione mi ha impedito di dire in sede di dibattito ...

In primo luogo, mi pare che i problemi sul tavolo non siano di secondaria importanza e che coinvolgeranno la Città (cioè i cittadini
contribuenti oltre che i loro polmoni) per un lungo periodo di tempo e per un impegno economico importante, e pertanto si dovrebbe fare uno sforzo adeguato per informarli capillarmente, quartiere per quartiere, con il linguaggio comprensibile anche da chi non è del mestiere. Sarebbe già un bel risultato in sé, qualunque sia l'esito di una tale campagna informativa, perché gli astigiani avrebbero l'impressione di contare qualcosa prima di vedersi recapitare le bollette e le cartelle di pagamento.

E anche perché il Sindaco stesso ha concluso molto chiaramente dicendo che se questo progetto non rappresenterà un
autentico risparmio, e soprattutto una diminuzione dell'inquinamento ambientale, non lo si farà.

In secondo luogo, tutti gli interventi, pro o contro il progetto, hanno dimostrato di voler tenere conto della questione ambientale. Anche questo è un passo avanti rispetto a quando (diciamo vent'anni fa?) sollevare obiezioni sulle ricadute di tipo ambientale di un qualunque progetto sollevava l'ilarità generale, e non solo negli analfabeti.
In sostanza, siamo in ritardo di vent'anni, ma la ricerca nel frattempo è andata avanti, e la questione ambiente-territorio-economia-finanza oggi è visto in termini molto più complessi di allora e non solo in termini di emissioni di CO2 o polveri sottili.
E' un problema di progettazione della convivenza civile, di etica della politica, di prospettive di sviluppo che non possono ridursi alla politica dell'incentivo dei consumi (quali consumi?) e di investimenti/lavoro (quale lavoro?): spesso sono stati gli stessi lavoratori della Eternit (poco e male informati e vittime di comportamenti omertosi) che si sono opposti alle denunce della pericolosità della lavoratorazione dell'amianto per la loro salute.

Occorre uno sforzo grandioso, oggi, per fare un salto culturale che - purtroppo - non vedo ancora all'orizzonte.
Lo si capisce da piccolissimi segni, che però sono rivelatori di una malattia molto grave (i microbi sono molto piccoli ma molto pericolosi).
Uno di questi segni è il consumo inutile a tutti i livelli, e per insegnarlo ai bambini bisogna praticarlo in alto loco. Quando siamo
passati per iscriverci al convegno lasciando le nostre generalità, ci è stata consegnata una elegante cartellina patinata con dentro due (dicesi due) fogli informativi che potevano benissimo esserci dati in mano.
Tanta carta sprecata in nome dell'immagine o semplicemente perché nei convegni si è sempre fatto così. E per fortuna non era fornita anche la biro e il blocco per appunti.
E per fortuna ancora maggiore non c'è stato nessun "coffee-break".

Siamo sulla buona strada, ma per parlare di risparmio energetico bisogna partire di qui.

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