Il presidio della coscienza

di Daniela Grassi.

E’ dal  mese di febbraio 2021 che ad Asti, nel pomeriggio di un venerdì di ogni mese, si incontra in piazza San Secondo, cuore storico della città, un gruppo di persone che a titolo personale o rappresentando oltre a sé un’associazione, si riuniscono per tenere un presidio. Queste persone e associazioni si riuniscono nella rete Welcoming Asti che riunisce Acli Asti, Anpi, Altritasti, Ananse, Asiap, Cittadinanzattiva Piemonte Eps, Noix de Kola, Tempi di fraternità OdV, Caritas diocesana Asti, Centro Missionario Diocesano Asti, Coordinamento Asti Est, Libera Asti e Ufficio Diocesano Pastorale Migranti Asti.
L’argomento del presidio è sempre quello dei diritti umani, declinato nei suoi vari aspetti e collegato alla attualità, la quale purtroppo non manca di dare motivi e fatti per rinnovare l’appuntamento mensile...

Già in passato erano stati organizzati presidi in occasioni specifiche, ma quest’anno gli incontri hanno cambiato forma: l’appuntamento è diventato stabile e ogni mese l’impegno è la presenza per testimoniare la non indifferenza della cittadinanza di Asti a ciò che le accade intorno, l’empatia, la com-passione, il desiderio di esserci, anche quando si è lontani  in questo mondo iper connesso che spesso ci rende atoni e afoni persino con noi stessi di fronte alla violazione dei più essenziali diritti umani.
Diritti che vengono violati ogni giorno e per questo Welcoming Asti cerca di esserci ogni mese, un cerchio di persone che leggono documenti, articoli, testimonianze per non dimenticare, non ciò che è accaduto un giorno, ma ciò che sta accadendo oggi. Perché in un mondo sempre più veloce, la memoria si deve fare con dolorosa puntualità, quotidianamente, anche sulle ore e sugli attimi.

Molti sono stati gli argomenti che si sono trattati nei mesi: il 18 febbraio i profughi fermi nel gelo sulla frontiera tra Bosnia e Croazia, in concomitanza anche con una raccolta fondi a favore del progetto Balkan Route di IPSIA e Caritas; il 19 marzo, XXVI Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, ancora lo stesso problema, ma visto dal lato della costrizione dei profughi a contrattare proprio con la criminalità e le mafie la loro salvezza, il loro cammino di speranza; il 16 aprile i diritti negati a chi staziona in Libia, nei campi profughi della Turchia e della Grecia, la violenza perpetrata sulle donne mentre proprio la Turchia la nega mettendo al bando la legge che la riconosce; il 14 maggio la repressione in Colombia, senza dimenticare chi ancora e sempre è fermo alle frontiere dell’Europa; il 18 giugno il ricordo di Moussa Balde, il giovane di 23 anni, originario della Guinea, aggredito brutalmente a Ventimiglia e che si è poi suicidato nell’abbandono del CPR di Torino. A questo presidio hanno partecipato anche i ragazzi del Laboratorio autogestito La Miccia, che hanno letto una partecipata e accorata lettera a questo loro coetaneo, distrutto nei suoi sogni e nella sua speranza da una indifferente ferocia.

Il presidio ci sarà anche a Luglio, venerdì 23, dalle 18 alle 19 e vorrà affermare il rifiuto di ogni accordo con la Libia, paese dove i diritti umani non esistono, in favore di progetti politici che realmente operino per evitare la continua strage di bambini, donne e uomini sulle rotte del Mediterraneo, il Mare Nostrum.
Ma parleremo anche della futura Marcia della Pace di ottobre, perché, come scritto nel comunicato stampa di Welcoming Asti, “C’è bisogno di una politica e un’economia della cura. LA CURA È IL NUOVO NOME DELLA PACE”, ed è ora di ricominciare a lavorare per la Pace.

Sicuramente ci sarà chi farà notare che quel presidio mensile, con le sue bandiere della Pace, la sua cassa e il suo microfono portati a mano, le sue letture condivise su una piazza spesso assorbita nei fatti suoi, non è di nessuna utilità.
E sicuramente lo avrà pensato anche qualcuno nel Palazzo Comunale, il Palazzo di Città, come dice la via da cui ci si arriva, visto che nessuno in questi mesi è mai sceso da lì per parlare con i cittadini riuniti sulla piazza.

Ma noi siamo invece convinti che continuare a testimoniare e a portare l’attenzione su ciò che accade a tante/i rappresentanti della comunità umana di cui facciamo parte, sia utile a tenere vigili e sensibili le nostre menti e i nostri animi, a mettere da parte qualche egoismo e a rompere qualche schema.

Il nostro modesto impegno di un paio di ore al mese, al centro della città in cui viviamo, coltiva gli stessi sogni che muovono le persone dai loro paesi sulle Rotte del mondo: rispetto, serenità, Pace. E li sostiene come può, nonostante tutto, perché sa che se l’umanità perdesse questi sogni avrebbe perso se stessa e tutti noi con lei: non qualcuno, ma tutti.


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