Silenziosamente un progetto scolastico se ne va

di Paolo X Viarengo.

Silenziosamente muore. Muore un progetto giudicato tra le 28 migliori idee italiane al Festival per l'Innovazione scolastica di Valdobbiadene, alla presenza del Ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi e con il precedente placet anche del suo predecessore, Lucia Azzolina. Alla presenza di luminari, professori, pensatori che non cito, perchè non interessano. Perchè muore lo stesso. In silenzio. Decapitato del suo ideatore...

Mutilato nel numero delle alunne e degli alunni. Con i ragazzi che dal Mondo approdavano all'Agathon di Serravalle, tagliati via dalle loro attività di aiuto al progetto, con un colpo di un bisturi tagliente più dell'acciaio. Un bisturi fatto di carte bollate. Timbri. Postille. Un progetto fatto a pezzi e lasciato agonizzante in una pozza di sangue da un potere più grande di quello di un Ministro. Più grande di quello di un'interrogazione parlamentare. Più grande dei tanti luminari che l'hanno giudicato. Perchè la forza ed il potere non si misurano nella grandezza e infatti, questo, è un potere locale. Piccolo. Minuscolo. Come un virus: e tutti abbiamo imparato a conoscere la forza di questi minuscoli ed invisibili esserini. Non sono feroci. Non sono cattivi. Uccidono per sopravvivere. Per riprodursi. Perchè non sanno fare altro e non sono così intelligenti da imparare a fare altro. Quindi uccidono. Ed infestano ogni aula, ogni ufficio di quest'Italia malata.

Sono quelli che, dopo una vita di carriera e di quel lavoro inutile che stressa ed umilia, come ben spiegato da David Graeber nel suo "Bullshitjobs", non vogliono cambiare. Non sanno cambiare. Ora che il potere è in mano a loro: proprio ora che i privilegi del comando sono, finalmente, in capo a loro. E decidono come i loro predecessori avevano deciso prima. Per un paese silente e operoso e la cui scuola ne prepari i burocrati di domani. E se tutto questo dovesse risultare sbagliato o migliorabile, la loro stessa vita ne uscirebbe sbagliata o avrebbe potuto essere migliorabile. Magari non avrebbe dovuto essere operosa e silenziosa ma creativa e innovativa. Magari avrebbe potuto lasciare un segno, bello e importante, e non un segno di vergogna.

Perchè fra molti e molti anni da adesso parleremo ancora di "Bimbisvegli" e del Maestro Giampiero Monaca che l'aveva creata e portata avanti, prima di dover decidere di abbandonarla per non prostituire le proprie idee. Per non rinunciare a nessuno dei ragazzi che l'avevano seguito. Perchè a Costigliole d'Asti si fa la "Scuola senza Zaino" che ha grosse affinità con "Bimbisvegli" ma a Serravalle no. Perchè a Serravalle avere le attrezzature scolastiche in comune affinchè tutti i bambini imparino che sono uguali, non si può fare. Perchè a Serravalle non dare voti perchè se ci si impegna, al massimo, il voto deve essere, sempre, il massimo indipendentemente dai risultati, non si può. Perchè la scuola è produzione e profitto. Sono quaderni pieni di lavoro. Sono terribili e feroci competizioni tra bimbi, per chi ha il diario più bello, la biro più costosa, il voto più alto, indipendentemente dalle diverse capacità di ognuno. Indipendentemente dal diverso grado di sviluppo di ognuno. Per questo ci sono certificazioni, specialisti, affinchè tutti uniformino le loro capacità alla mediocrità della massa, non maestre e maestri. Perchè chi ha la "erre moscia" deve andare dal logopedista, e non ci deve essere una maestra o un maestro che spiega a tutti che ci sono diversi modi di pronunciarla: chi deve decidere quale è giusta? La massa? No, mio Dio, no. Per favore, no.

Non insegniamo ai nostri bambini che l'uguaglianza è uniformità e conformismo. Insegniamo, invece, che l'uguaglianza parte dalla diversità e dall'accettazione. Insegniamo che colui che insegna non è un Dio annoiato che siede alla cattedra con la messa in piega fresca di parrucchiere, ma è colui che con l'esempio e la condivisione impara con noi e da noi. Ogni singolo giorno.
Creiamo donne e uomini che entrano nel bosco insieme, nonostante la paura, e ne escono più forti. Più uniti. Insieme. Con il meraviglioso insegnamento che tutte le loro diverse abilità si incastrano alla perfezione nel puzzle del problema che di volta in volta devono risolvere. Adesso, da piccoli. Domani, da grandi. Per un mondo ed un paese non operoso. Non silenzioso. Ma pieno di colori. Di indignazione. Di rumore. Di gente che urla, canta e balla. Di gente che ha le scarpe ed i vestiti sporchi del fango della Madre Terra ma, per fortuna non di profumo, firme e pubblicità. Di donne e uomini che vogliono trovare il loro posto in questo mondo sbagliato, per cambiarlo.

Finalmente. Perchè è ora. Perchè non c'e' più tempo. Perchè la quarta crisi di questo millennio è alle porte. Dopo quella politico-sociale del 2001, quella finanziaria del 2008 e quella sanitaria del 2020, dovremmo ancora aspettare quella che si presenta ogni giorno  con gelate, raccolti persi, alluvioni e bombe d'acqua, per capire?  

Eppure uno dei tanti progetti innovativi, nato e cresciuto ad Asti, muore, dilaniato da un virus operoso, silenzioso, inconsapevole e minuscolo. Uno di quei progetti volto a creare le donne e gli uomini che ragioneranno con la loro testa e cambieranno questo mondo infestato da troppi virus silenziosi.
Perchè il silenzio "like a cancer grow" come cantavano Simon and Garfunkel. Perchè il progetto silenziosamente muore ma non è ancora morto e «tu – come insegnava il professor Roberto Vecchioni in "Figlia" - Tu grida forte: la vita contro la morte».

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