La Provincia di Asti non è una bocciofila

A due mesi dal primo intervento sottoscritto da un’ampia rappresentanza di cittadini in cui si sollevavano interrogativi sulla correttezza istituzionale di alcune prassi, ritenute discutibili, riscontrate nel manifestarsi quotidiano del dibattito e dei rapporti istituzionali in Asti e Provincia dobbiamo purtroppo rilevare che la situazione è ulteriormente peggiorata, mentre non è emersa la benché minima volontà di confronto dialettico che auspicavamo...

Riteniamo indispensabile tornare sull'argomento con un ulteriore appello all'approfondimento del confronto democratico e ad una maggiore correttezza istituzionale da parte di chi rappresenta le istituzioni in nome e per conto dei cittadini.

La qualità del dibattito in alcuni casi è scaduta ad un livello non condivisibile, mentre nessun segnale di ravvedimento emerge sulle questioni sollevate a suo tempo in merito alla necessità di riportare alla correttezza ruoli, rapporti, competenze e modalità di confronto democratico.

Richiamiamo pertanto l'attenzione dell'opinione pubblica su alcuni punti essenziali.

1. la Provincia deve recuperare la centralità e il rispetto che le competono. Non può essere ridotta, come è accaduto in alcune fasi del recente dibattito al rango di una bocciofila. Primo: rispetto istituzionale e correttezza dialettica.

2. Correttezza istituzionale e confronto democratico. In nome di una supposta efficienza, negli ultimi anni, specie in campo culturale il Comune capoluogo ha abdicato totalmente alla possibilità di discutere ed elaborare una politica culturale appaltando ogni scelta a terzi. Assessorato alla cultura: non pervenuto. Clamoroso e anomalo il caso della Fondazione Asti Musei cui il Comune di Asti ha conferito i propri gioielli e perfino un museo che non gli appartiene, senza che alcuno sollevasse la benché minima obiezione di legittimità. Silenzio assoluto anche sulle sorti successive della Fondazione Centro Studi Alfieriani (titolare di un cospicuo patrimonio valutato in svariati milioni di euro) commissariata da mesi nel totale disinteresse. Intanto dopo un'estate pressoché vuota vengono annunciate nuove iniziative culturali di fonte privata senza il minimo coordinamento con altre consolidate gestite da soggetti prestigiosi e attivi come la Biblioteca Astense.

3. Vuoto assoluto di iniziativa e perdita di peso in una fase cruciale per la ripresa dopo la pandemia. Lo scadimento dei rapporti istituzionali e la blindatura di ogni decisione, sta provocando danni gravi al territorio. A fronte di continui enunciati propagandistici registriamo purtroppo una continua perdita di peso di Asti e del suo territorio sempre più dipendenti da scelte maturate e prese altrove. Basti pensare al vuoto totale di un'estate difficile che ha visto solo Asti rinunciare alla quasi totalità degli eventi possibili, mentre i pochi sopravvissuti hanno manifestato una impressionante mancanza di idee.

4. Il vino in centro. Grandi enunciati, ma assenza di pubblico e di idee. Ricerca? Questa sconosciuta. C'era una volta un vigneto sperimentale dalle parti di Viatosto, gestito dal Centro Ricerche enologiche, la più prestigiosa istituzione di ricerca di Asti dal 1870, venduto a privati.

Intanto, mentre i croati rivendicano il nome Prosecco, ad Alba si produce l'Asti docg, ma ad Asti resta proibito, nonostante la legge. E adesso dopo che decenni fa abbiamo perso il tartufo battezzato "d'Alba" per legge, ci facciamo blandire con il "nero". Occhio alla nuova fregatura in arrivo. La vicenda Unesco insegni almeno a tenere gli occhi aperti.

5. Strategie di sviluppo. Il confronto riparta dalle istituzioni e Astiss si occupi di favorire ricerca e studi superiori senza emarginare ciò che esiste e un tempo trovava spazio e ascolto (esempio: Ethica, Cepros, Fondazione Giovanni Goria, Fondazione Centro Studi Alfieriani, Centro ricerche enologiche Crea). Che università si può sviluppare su un territorio se si tagliano fuori tutte le realtà locali che a vario titolo fanno ricerca?

6. Ad Asti e Provincia non mancano idee e professionalità. Manca la volontà di ascolto e confronto. Le idee fanno paura a chi non ne ha ed è costretto ad andare a cercarle altrove. Salvo accontentarsi poi di quel poco che altri gli consentono di trovare. Questo il vero dramma.

Sono solo sei punti, potremmo aggiungerne molti altri. Attendiamo fiduciosi l'apertura di un dibattito.

Sintetizzando: la Provincia riprenda il ruolo di coordinamento e guida, che le compete in quanto istituzione con rilevanza costituzionale, ma che in troppi campi è stato impropriamente delegato negli ultimi tempi a soggetti di natura privata.

Le scelte devono essere democraticamente discusse e deliberate nelle sedi deputate al confronto e non possono essere delegate a terzi in nome di una supposta disponibilità economica.

Matteo Barbero

Giannetta Bazzano

Franco Bello

Rita Bianchini

Giorgio Bisi

Gianluca Borgogno

Antonino Buscemi

Fulvia Capello

Riccardo Carena

Rita Cerquetelli

Andrea Cerrato

Attilio Cerrato

Carlo Cerrato

Claudio Cerrato

Ottavio Coffano

Valeria Condorelli

Matteo Conti

Roberto Cotto

Mauro Cuniberti

Marco Debenedetti

Giuseppe Demonte

Roberto Dessillani

Marco Di Sabato

Luigi Fabozzi

Maria Ferlisi

Claudio Ferrero

Loredana Ferro

Mauro Ferro

Anna Franceschi

Fabio Gagliardi

Mara Garello

Marco Ghigo

Elio Ghno

Cristian Giordano

Marco Goria

Remo Lupieri

Bianca Lupieri

Mario Malandrone

Roberto Marmo

Gianna Martinengo

Francesco Mattioli

Norberto Menozzi

Guido Migliarino

Roberto Migliasso

Sergio Migliasso

Paolo Monticone

Claudio Nuti

Eugenia Obermitto

Dario Occhi Villavecchia

Paola Oddone

Marta Parodi

Silvana Parodi

Elena Pavesio

Anna Pavesio

Anna Maria Pennone

Nicoletta Pianta

Paolo Pianta

Angelo Placchi

Angela Quaglia

Luca Rampone

Antonio Rinetti

Gino Risso

Gian Luca Roasio

Nadir Rodella

Anna Roggero

Filippo Romagnolo

Beppe Rovera

Giovanni Sandiano

Antonio Santoro

Marco Scanavino

Mimma Schillaci

Fabio Serra

Carlo Ventura

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