Il diritto all’abitare è un problema strutturale, non un'emergenza

A cura del Coordinamento Asti Est.

In un'intervista a "La Stampa" del 7 dicembre, l’ex Assessora Mariangela Cotto ribadisce giudizi da noi già sentiti ma a cui dobbiamo assolutamente replicare. Primo, l’occupazione di Via Allende - e le altre occupazioni seguite dal Coordinamento Asti Est - non hanno leso il diritto di nessuno, a meno che non si voglia considerare un ‘diritto’, da parte delle istituzioni pubbliche, tenere scandalosamente vuote e degradate intere palazzine di loro proprietà. ‘Diritto’ che non hanno nemmeno i proprietari privati in quanto contrario alla Costituzione, invitiamo Cotto a rileggersi l’articolo 42 che parla della funzione sociale della proprietà privata...

Quando gli immobili sono stati occupati erano deserti e in abbandono, caso mai sono stati rivitalizzati e manutenuti, oltre a rispondere ad un bisogno sociale cogente, il tetto sulla testa, peraltro anche questo garantito dalla Costituzione.

Secondo, Cotto  afferma che il problema è un altro (e qui ci sorprende, il benaltrismo non era un vizio della sinistra?) e parla di 1500 alloggi sfitti. A suo dire basterebbe un fondo di tutela ai piccoli proprietari e magicamente la domanda e l’offerta si incontrerebbero. Non abbiamo nulla in contrario, ma questo benemerito fondo di garanzia non risolverebbe di una virgola il problema e affermarlo vuol dire non sapere di cosa si sta parlando o mentire sapendo di mentire. Gli affitti sarebbero a livelli di mercato e non alla portata delle 600 famiglie in graduatoria Atc, per cui servono canoni di edilizia popolare, anzi a volte neanche quelli sono sostenibili per chi non ha un reddito. Il fallimento dell’Agenzia Casa dovrebbe insegnare qualcosa o no?
Siamo sempre alla solita storia, i poveri si devono arrangiare e se non ci riescono è colpa loro.

Terzo, è sbagliato mettere insieme tutti i 1500 alloggi, dove le proprietà sono estremamente diverse, dalla immobiliare al palazzinaro al piccolo proprietario di un solo alloggio. Verso i grandi detentori di immobili, se negligenti e noncuranti verso i loro beni, le autorità comunali possono e devono fare la voce grossa, imporre convenzioni e non escludere la requisizione. Dimostrando coraggio e la voglia di rispondere alla loro comunità invece che ai poteri forti.

Quarto, il balbettio sulla vicenda della palazzina di Via Allende è sconfortante: di grazia, cosa vuol dire che il Demanio Militare non ha creato le condizioni per l’acquisizione? Non vuol dire niente, serve solo a mascherare l’inerzia del Comune in tutti questi anni, e con tutte le amministrazioni che si sono succedute. Se davvero le trattative fossero state così difficili, perché non avete detto nulla, non lo avete denunciato, non vi siete pubblicamente lamentati? Semplice, perché non avete fatto nulla e non vi interessava acquisire quel bene. Così come non vi siete mossi per altri immobili abbandonati.

In sostanza. Le amministrazioni si ostinano a trattare come emergenza un problema strutturale come il diritto all’abitare. La proprietà – privata e persino pubblica – è sacra e mai messa in discussione, per quante persone possano essere per strada o sotto sfratto. Si continua ad individualizzare il problema abitativo, come se ogni singolo avesse un motivo diverso per non pagare l'affitto. Si intercede caso per caso, mai complessivamente, perché ci si ostina a voler mantenere sul mercato privato chi non può starci. Così il pubblico continua ad impoverirsi per garantire i proprietari circa affitti impossibili.
Ma un alloggio di edilizia popolare non costerebbe molto meno (a noi contribuenti)  di contributo all’affitto, garanzie ai proprietari, rinvii dello sfratto ecc.ecc.? 

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