La sicurezza non è una questione esclusivamente di ordine pubblico repressivo

di Mauro Bosia e Vittoria Briccarello, Gruppo Uniti si può di Asti.

La scorsa settimana la nostra città è stata sconvolta da fatti di cronaca nera: coltellate in via Cirio, colpi di pistola a due passi dal Municipio, spedizione punitiva a colpi di mazza da golf sotto i portici Anfossi, rissa tra Corso Alessandria e Casale Casale. Centro storico - periferia 2 a 2. Senza entrare troppo nel merito dei fatti, lavoro che spetta agli inquirenti, non si può non considerare che le forze politiche oggi al governo della città, della regione e del paese, se si trovassero al nostro posto, sarebbero qui a battere la gran cassa mediatica dicendo che la mancanza di sicurezza è causa del mal governo della sinistra. Da questo vogliamo partire...

La destra da decenni conduce una campagna elettorale permanente alimentando le “barricate mediatiche” ogni qualvolta si verificano fatti di cronaca. Il copione è sempre lo stesso e mira ad incolpare “politicamente” dei delitti una parte del paese – individuata come la sinistra, talvolta pure a sproposito - che col suo “buonismo, lassismo, addirittura razzismo contro gli italiani” lascerebbe spazio alla microcriminalità e al disordine a discapito di chi ha il diritto di vivere tranquillamente in città sicure.

Una narrazione ovviamente faziosa, che tra l’altro utilizza sistematicamente le povere vittime di crimini efferati per alimentare e fomentare la rabbia sociale. La settimana appena trascorsa ad Asti dimostra che chi di “ordine pubblico ferisce di ordine pubblico perisce”.

Dopo sei anni di governo cittadino della destra “il Re è nudo”, il racconto della stessa storia non regge più, la demagogia di un metodo facile per accaparrarsi voti della gente spaventata, spesso fomentando, direttamente o indirettamente, razzismo e xenofobia, frana miseramente.

Ma la preoccupazione alta e seria dei cittadini resta ed è inquietante. La destra, così come chiunque si trovi alla guida delle pubbliche amministrazioni, non dispone di strumenti militari e repressivi per intervenire a gamba tesa contro la microcriminalità; il capo del governo, il sindaco, non guidano – per fortuna! - eserciti privati; gli assessori, grazie al cielo vista la scarsa levatura di alcuni personaggi, non organizzano operazioni di polizia.

E allora le colpe, gravissime, della destra sono due. La prima, già detta, è aver fatto sciacallaggio politico, aver alimentato rabbia nell’opinione pubblica, aver vinto numerose tornate elettorali con lo slogan “La sicurezza prima di tutto” ben sapendo di alimentare l’odio sociale e di non poter dare seguito alle aspettative.

La seconda è intendere la sicurezza come una questione esclusivamente di ordine pubblico repressivo, mentre invece si tratta di un problema che non prescinde dal disagio sociale, dall’esclusione e dalla povertà. La destra invoca sicurezza di continuo, ma poi fa crociate contro gli interventi di natura sociale che rappresentano un deterrente al disagio delle famiglie.

Noi lo diciamo da anni: il disagio si vince con più presenza nelle periferie, con più educativa territoriale, con le varie istituzioni deputate che lavorano insieme.

In questa città c’è un problema “casa” e di tante famiglie sull’orlo dello sfratto o con sfratti già esecutivi. Cosa fa il Comune sull’emergenza abitativa? Può il Governo Meloni tagliare le risorse ai Comuni per il sostegno agli affitti? Quante sono le “social card” distribuite dal Comune e quante sono quelle non erogate nonostante i richiedenti ne avessero diritto? Quanti sono i disoccupati iscritti alle liste di collocamento?

Non è casuale che con la chiusura della G.M. con centinaia di migliaia di posti di lavoro persi Detroit sia diventata la città più insicura d’America. E’ un paradosso paragonare Asti a Detroit ma sicuramente non è paradossale dire che all’insicurezza sociale segue l’insicurezza sull’ordine pubblico. E’ proprio inevitabile, la destra se ne faccia una ragione.

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