Il Comitato Art. 32 commenta la decisione di non consentire la presenza dei famigliari di ricoverati d'urgenza nel Pronto Soccorso dell'ospedale Cardinal Massaia di Asti e sollecita l'intervento della dirigenza per correggere la scelta...
Questo il documento trasmesso ai vertici dell'ASL di Asti:
Desideriamo chiedere al Direttore Generale e al Direttore Sanitario dell’ASL AT, che sappiamo essere persone sensibili ai problemi delle persone e specialmente di quelle più anziane, chi ha avuto la stramba idea di non permettere più ai parenti dei pazienti di attendere notizie dei loro famigliari nella sala d’attesa del Pronto Soccorso dell’Ospedale.
Spesso anche gli accompagnatori sono persone anziane e farle attendere all’esterno, con temperature ormai prossime ai 40 gradi, sembra più un metodo per aggiungere nuovi pazienti a quelli già numerosi che attendono di essere curati.
Poi verrà l’inverno, le temperature si abbasseranno; anche allora lasceremo i parenti al gelo sul marciapiede? Chi si assumerà le responsabilità in caso di un malore?
Vorremmo aggiungere qualche nota. Sappiamo le difficoltà e sacrifici del personale che opera in Pronto Soccorso ma sappiamo anche fin troppo bene che spesso i pazienti devono aspettare molto tempo, anche ore, prima di essere presi in carico. Saranno forse quelli con i codici più bassi ma sono sicuramente persone in ansia per la propria salute e non lasciarli essere accompagnati da un famigliare in sala d’attesa non ci sembra una idea umanamente accettabile.
Aggiungiamo che all’interno del Pronto Soccorso non c’è campo per i telefoni cellulari, problema ormai segnalato più volte, e che è impossibile per i pazienti cercare una parola di conforto o avvisare di un eventuale problema che potrebbe non essere colto tempestivamente dal pur eccellente personale di assistenza.
Se davvero qualcuno ha risposto, come riportato dalla Nuova Provincia in data 8 luglio che “il Pronto Soccorso è un posto di cura e non di sosta e che una volta consegnato il paziente o la paziente al medici, gli accompagnatori devono tornare a casa e attendere la telefonata con le notizie”, dovrebbe ricordare qualche principio deontologico e qualche nozione di psicologia.
Chiediamo pertanto che la decisione sia rivista al più presto.
Il Portavoce del Comitato Art. 32, Roberto Gerbi