di Mauro Bosia e Vittoria Briccarello.
L’ipotesi del grattacielo “grappolo” nell’area del vecchio Ospedale di Asti ha il pregio di lanciare in città una discussione seria sul recupero di quell’area. La proposta di un grattacielo spazza via definitivamente ogni ipotesi di recupero della parte nuova dell’edificio, sorta negli anni '60 del '900 prospiciente al Viale alla Vittoria, ove era ubicata la vecchia entrata ospedaliera, alla Via Botallo, utilizzata come entrata sino alla fine del funzionamento del nosocomio nel 2005, alla Via Prandone strada di accesso al Pronto Soccorso dell’Ospedale...
Ci sono voluti oltre 20 anni e diversi bandi al ribasso sui costi d’acquisto andati a vuoto, affinché amministratori pubblici, imprenditori, ordini professionali vari, si arrendessero al fatto che quell’edificio non risultava attrattivo e remunerativo al recupero nonostante l’ampia volumetria a disposizione e la disponibilità ad un cambio di destinazione d’uso da “servizi sanitari” a “residenziale”.
Con il passare degli anni l’edificio si è sempre più degradato, diventando luogo di saccheggio e rapina dei materiali minimamente pregiati esistenti al suo interno, costituendo oggi un costo notevole per una minima quanto inadeguata manutenzione a carico dell’Asl, che non impedisce l’avanzare dei problemi igienico sanitari.
La proposta del “grappolo” sancisce quindi la demolizione della parte nuova del vecchio Ospedale. Non dice come sarà recuperato l’ex Convento del '700 sottoposto a tutela dei beni ambientali, né come lo stesso potrà interagire con il nuovo edificio, risulta evasiva e generica relativamente a come saranno utilizzati i 14 piani del grattacielo, non quantifica gli introiti derivanti dalle attività inserite e volti sia a remunerare l’investimento iniziale, sia a sostenere i costi di gestione dell’opera.
Noi pensiamo che solo la destinazione “residenziale”, magari dal settimo al quattordicesimo piano, levando così qualche sfizio a cittadini facoltosi e desiderosi di godere di uno splendido panorama, possa forse ripagare i costi dell’operazione. Siamo contrari ad ogni ipotesi di residenziale quale rigenerazione urbana di quell’area, siamo contrari all’importazione di un modello Milano che con il suo impatto, tra i 60 e i 70 metri di altezza, va a devastare il centro storico di Asti, impoverisce il residenziale esistente, non può rispondere al bisogno di abitazioni di una fascia non abbiente di cittadini, si inserisce in un mercato cittadino saturo ove l’offerta normale sovrasta largamente la domanda come dimostrato dalle migliaia gli alloggi sfitti o privi di mercato.
Dando, quindi, per scontato l’abbattimento della parte nuova del vecchio Ospedale noi proponiamo la promozione e il recupero del Convento come struttura al servizio dell’Università: aule di studio, foresteria, centro convegni ecc.
Proponiamo la realizzazione di una piazza, area verde attrezzata, e servizi sportivi nel quadrilatero tra Viale alla Vittoria, Via Botallo, Via Prandone, con la valorizzazione di Via Ospedale, come congiunzione con la Piazza Alfieri e un migliore sviluppo dei Portici Pogliani della Piazza, ora di serie B, lo sviluppo della Piazzetta Santa Maria Nuova, liberandola dalla sosta delle auto. L’intera area liberata e massimamente potenziata nel decoro urbano sarà dotata di un parcheggio interrato, analogo parcheggio interrato potrebbe nascere nella Piazza De André dell’Università affrancata dalle auto divenendo, unitamente alla nuova Piazza il “campus universitario” della città.
E’ del tutto evidente che gli scriventi non possono sviluppare questa proposta sul piano economico finanziario, riteniamo però che una serie di soggetti, di concerto tra loro possano approfondire quanto esposto. Si tratta di mettere insieme le sinergie della Regione, del Consiglio comunale, dell’Università, della Fondazione e della Banca di Asti, dell’ANCE Unione Industriali di Asti.
Gli Ordini Professionali potrebbero certamente esprimere idee e progettazioni preliminari.