Palma, rifiuti e lavoro minorile: non è un buon momento per la Ferrero




Non è un buon momento per la Ferrero. Le pressioni esterne sono tre e sono forti: in primis il rapporto pubblicato da Amnesty International sulla filiera dell'olio di palma.
Poi c'è la richiesta da parte di un comune toscano di rivedere i propri bicchierini in plastica di Estathé per evitare sprechi.
Infine il lavoro minorile collegato alle sorprese dell'ovetto kinder ...

La filiera di palma

Vediamo il primo punto. Recentemente è uscito il rapporto “The great palm oil scandal”, frutto di un’inchiesta condotta in Indonesia nella quale Amnesty International ha intervistato 120 lavoratori all’interno delle piantagioni e delle raffinerie di Wilmar, il gruppo di Singapore che controlla il 43% del mercato globale. Wilmar rifornisce marchi come Colgate-Palmolive, Kellogg’s, Nestlé e Unilever. Sotto accusa è anche la certificazione di “sostenibilità” RSPO, usata anche da Nutella.

Scrive Altreconomia: "Le testimonianze raccolte permettono di denunciare discriminazioni di genere: alcune donne sarebbero costrette a lavorare per molte ore dietro la minaccia che altrimenti la loro paga verrebbe ridotta, con un compenso inferiore a quella minima (in alcuni casi, solo 2,50 dollari al giorno), e sarebbero prive di assicurazione sanitaria e di trattamento pensionistico;
all’interno delle piantagioni ci sarebbe anche sfruttamento del lavoro minorile: bambini anche di otto anni impiegati in attività pericolose, fisicamente logoranti e talvolta costretti ad abbandonare la scuola per aiutare i genitori nelle piantagioni. Alcuni lavoratori intervistati sarebbero invece gravemente intossicati da paraquat, un agente chimico altamente tossico ancora usato nelle piantagioni nonostante sia stato messo al bando nell’Unione europea e anche dalla stessa Wilmar; i lavoratori sarebbero poi privi di adeguati strumenti protettivi della loro salute, nonostante i rischi di danni respiratori a causa dell’elevato livello di inquinamento causato dagli incendi delle foreste tra agosto e ottobre 2015. Amnesty nel rapporto parla anche di lavoro forzato, che sarebbe necessario per raggiungere obiettivi di produzione definiti “ridicolmente elevati”. A volte i dipendenti sarebbero costretti ad utilizzare attrezzature a mano per tagliare frutti da alberi alti 20 metri".

Se l'Estathé produce troppi rifiuti
Poi c'è il Comune di Capannori, dalla provincia di Lucca, che durante la Settimana europea per la Riduzione dei Rifiuti (SERR), insieme al Centro di ricerca Rifiuti Zero, ha preso carta e penna e scritto alla Ferrero per chiedere la riprogettazione del bicchierino dell'Estathé, bevanda di largo consumo sopratutto tra i giovani. Scrivono i giornali locali che l'obbiettivo è quello di porre l'accento sugli errori di progettazione degli imballaggi di alcuni prodotti che non ne consentono una corretta differenziazione. Il bicchierino da 20 centilitri dell'Estathé in plastica (poliestere C/PS90) e dotato di una cannuccia anch'essa in plastica, chiuso da una membrana di alluminio contenente the, pur conferibile nella raccolta differenziata, di fatto risulta difficilmente riciclabile finendo quasi esclusivamente negli inceneritori a recupero di energia. "L'iniziativa che riguarda il bicchierino dell'Estathé fa parte di una campagna chiamata C’è posta per te, che interessa molti altri prodotti tra cui pannolini, spazzolini da denti, cotton fioc, pensata non tanto per innescare sterili conflitti ma per caldeggiare processi di collaborazione finalizzati a migliorare le progettazioni oggetto di motivata critica" fanno sapere dal comune.

Sorprese kinder e sfruttamento minorile
Infine c'è il lavoro minorile. Un’inchiesta del quotidiano britannico The Sun ha svelato le storie di sfruttamento che si nascondono all’interno delle sorprese dell’ovetto Kinder Ferrero e che coinvolgono intere famiglie con i loro bambini in Romania. Lo riporta Il Fatto Alimentare: Il giornalista Nick Parker, corrispondente per il The Sun in Romania, ha scoperto un fornitore ufficiale di Ferrero che subappalta il confezionamento delle sorprese dell’ovetto Kinder a un’altra azienda, la quale affida il lavoro a famiglie, che lavorano nelle proprie case fino a 13 ore al giorno, in condizioni igieniche non verificate, con una retribuzione di 20 Leu (la moneta rumena), equivalenti a 4,43 euro, ogni mille ovetti completati con la sorpresa. In pratica, ciò significa circa 25 centesimi di euro l’ora, cioè una condizione di schiavitù.

Così, spiega il portale d'informazione italiano, il giornalista ha parlato con la famiglia Juri, che riceve ovetti e giochi da assemblare da Prolegis, un subappaltatore di Romexa, fornitore ufficiale di Ferrero. Dopo aver preso appuntamento con Prolegis, per sentire la loro versione, il giornalista non è stato fatto entrare negli uffici, mentre un uomo è andato a casa della famiglia Juri, portando via tutto il materiale degli ovetti Kinder, dicendo loro che il lavoro era finito e quindi licenziandoli di fatto.

Come riferisce l’agenzia di stampa Reuters, le autorità rumene hanno aperto un’inchiesta, mentre Ferrero si è dichiarata “costernata e preoccupata” per le notizie su “pratiche inaccettabili”, annunciando di aver aperto un’indagine interna urgente. Ferrero ricorda che il suo codice di condotta interno vieta il lavoro minorile e che tutti i suoi fornitori sono oggetto di regolari ispezioni indipendenti e che Romexa aveva superato un rigoroso controllo in maggio.

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