Pagare le borse serve a salvare l'ambiente. Ma non basta...

 di Maurizio Bongioanni.

 
Almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno in mare. Gli europei producono ogni anno 25,8 milioni di tonnellate di spazzatura di plastica: riescono a raccoglierne appena il 30%, mentre il 39% viene bruciato negli inceneritori ma, quel ch’è peggio, il 31% finisce in discarica. Alla fine della fiera solo il 6% dei prodotti in plastica reimmessi sul mercato è fatto riciclando plastica. Dal 2018, l'Italia - su richiesta del Parlamento Europeo - ha introdotto il bando delle borse di plastica in tutti i supermercati, mercati rionali e negozi commerciali, introducendo altresì l'obbligo di utilizzare sacchetti biodegradabili e di segnalarne il costo per il cliente sullo scontrino.
Saltuariamente mi capita di dare una mano a mia madre al mercato rionale di Porta Palazzo, a Torino. Mia madre vende uova. Ogni pacchetto di uova viene preparato con un pezzo di contenitore delle uova stesse fatto in polpa di legno, del giornale recuperato e un elastico. Di per sé, ogni pacchetto richiederebbe una borsa per essere trasportato, a meno che il cliente non abbia la macchina talmente vicino da non preoccuparsene. Ma infatti questo non capita quasi mai. 
Dare o non dare la borsa di plastica è stato oggetto di contese tra mia madre (supportata da me) e i clienti per diversi anni: far capire al cliente quanto sia importante riutilizzare le borse, portarsele da casa, non sprecarle. Così, almeno sui pacchetti più piccoli (tanto per capirci quelli da 6 uova in giù) ci siamo impuntati di non darne più. C'è chi ha capito, chi no, chi da sempre se l'è portata da casa e chi semplicemente ha cominciato a comprare le uova altrove.
 
La legge che vieta l'utilizzo di sacchetti di plastica è stata la miglior campagna ambientale mai introdotta ultimamente. Perché palesando il costo della borsa, la gente ha capito che forse è effettivamente meglio portarsela da casa. E con chi non l'ha capito, si discute, talvolta si litiga: c'è chi si porta via le uova a mano, c'è chi magicamente fa comparire una borsa dalla tasca (ah, quindi ce l'aveva!) o chi rinuncia alle uova. Ma nessuno (tranne casi sporadicissimi) compra la busta. Così possiamo affermare che in un giorno abbiamo ridotto di almeno 10 volte l'utilizzo delle buste, circa 300 buste di plastica alla settimana.
 
Inoltre le poche borse che usiamo sono al 100% biodegradabili che non significa fatte con materiale rinnovabile, perché anche in queste borse continua a esserci una componente maggioritaria di petrolio (il 60% per ora). Per cui la soluzione migliore è sempre quella di portarsela da casa.
 
Ma non possiamo dire di aver risolto il problema. Ora è necessaria una politica in grado di lavorare sulle aziende, affinché queste producano meno packaging e più sostenibile. Chissà se il nuovo governo che avremo dal 4 marzo avrà voglia di lavorarci su? Da come è stata impostata la campagna elettorale per adesso (ci avete fatto caso che l'ambiente è il grande assente?) siamo un pochino pessimisti. 

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