Storia di ACNA, Renzo e Patricia (extra)

di Maurizio Bongioanni.

Nell'ultima puntata del nostro long-form "Storia di ACNA, Renzo e Patricia" abbiamo parlato del progetto al quale Patricia stava lavorando prima di andarsene. Un lavoro iniziato già nel 1990, come testimonia il documento che potete leggere di seguito, pubblicato su Valle Bormida Pulita venerdì 8 giugno 1990 (un ringraziamento particolare va a Marco Sicco per avermi mandato copia del documento). Il documento, intitolato "Dimmi ONU, cos'è un bambino avvelenato?", inizia così: "La stesura definitiva della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia non prevede, per il bambino, il "diritto a non essere inquinato". Valle Bormida Pulita avanza allo stato italiano e agli organismi internazionali una sua proposta". È una proposta potentissima, di una contemporaneità straordinaria. Che ancora aspetta di essere presa in considerazione da parte delle istituzioni...

Tra uno o due anni un paese membro dell'Onu potrà essere accusato di "lesa infanzia" da un Comitato sui diritti del Bambino, composto da dieci membri di altissime qualità morali: questi super esperti dovranno vegliare sull'applicazione di un documento che è stato adottato all'unanimità l'8 marzo 1989 a Ginevra dalla Commissione sui diritti umani. Si tratta della Convenzione Internazionale sui Diritti d'Infanzia, che dopo dieci anni di discussioni è stata approvata nel novembre 1989 dall'Assemblea generale dell'Onu di New York.

La Convenzione è un testo di 54 articoli che affronta tutti gli aspetti necessari a tutelare "il migliore interesse del bambino". Dopo l'approvazione dell'Assemblea ONU, l'obiettivo è quello di far ratificare il testo della Convenzione dai Paesi che aderiscono alle Nazioni Unite, in modo da farlo entrare in vigore a tutti gli effetti. li lungo iter si concluderà probabilmente nei 1990 a dodici anni dalla bozza iniziale che fu proposta dalla Polonia nel 1978: l'attuale testo è il frutto di continui negoziati e consultazioni, con il contributo di 43 Paesi e di Enti come l'Unicef, l'OMS, l'Unesco e la Croce Rossa. Il documento non vede i bambini soltanto come oggetti di diritto, ma anche come soggetto: sancisceper loro diritti che sembrerebbe ovvi, da sempre e Or troppo tempo ovunque troppo spesso disattesi:

  • il diritto all'identità (cioè a un nome, a una nazionalità;
  • il diritto alla salute (a cominciare dal diritto di nutrirsi);
  • il diritto all'istruzione, all'informazione (nel cui ambito rientra anche la dimensione del gioco);
  • il diritto, per i minori, di partecipare alle scelte che li riguardano;
  • il diritti all'eguaglianza (cioè a non subire discriminazioni legate a razza, sesso, lingua, religione); 
  • il diritto alla tutela dalla violenza e dallo sfruttamento.

Per non disperderci sui mille aspetti di questa Convenzione (pur tutti molto importanti), ci soffermiamo sul Diritto alla Salute, previsto nell'Art. 24 della Convenzione: 

  1. Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo al godimento dei più alti livelli raggiungibili di salute fisica e mentale e alla fruizione di cure mediche riabilitative. Gli Stati parti devono sfor-zarsi di garantire che il fanciullo non sia privato del diritto di beneficiare di tali servizi. 
  2. Gli Stati parti si sforzano di perseguire la piena situazione di questo diritto ed il particolare devo-no prendere misure appropriate per:
    1. ridurre il tasso di mortalità neonatale ed infantile;
    2. garantire a tutti i bambini la necessaria assistenza a cure mediche, con particolare riguardo allo sviluppo ed ai servizi sanitari di base;
    3. combattere le malattie e la malnutrizione nel quadro delle cure mediche di base mediante, tra l'altro, l'utilizzo di tecniche prontamente disponibili e la fornitura di adeguati alimenti nutritivi e di acqua potabile, tenuto conto dei rischi di inquinamento ambientale;
    4. garantire appropriate cure mediche alle madri in stato di gravidanza;
    5. garantire che tutti i membri della società, in particolare i genitori ed i fanciulli, siano informati sull'uso di conoscenze di base circa la salute e la nutrizione infantile, i vantaggi dell'allattamento materno, l'igiene personale ed ambientale, la prevenzione degli incidenti, e beneficino di un aiuto che consenta loro di avvalersi di queste informazioni;
    6. sviluppare la medicina preventiva, l'educazione del genitori e l'informazione ed i servizi in ma¬teria di pianificazione familiare.
  3. Gli Stati parti devono prendere tutte le misure efficaci ed appropriate per abolire le pratiche tra-dizionali che possano risultare pregiudizievoli alla salute dei fanciulli.
  4. Gli Stati parti s'impegnano a promuovere e ad incoraggiare la cooperazione internazionale allo scopo di garantire progressivamente la piena realizzazione del diritto riconosciuto in questo articolo. A questo proposito i bisogni dei paesi in via di sviluppo saranno tenuti in particolare considerazione.

Come si può constatare, la Convenzione parla di informazione e di prevenzione: 'tenere conto dei rischi di inquinamento ambientale" nel "combattere le malattie e la malnutrizione" ed essere informati "sull'igiene personale ed ambientale".

Ma manca inequivocabilmente nell'aggiornamento della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia il diritto del minore a "non essere inquinato" ossia il "diritto alla qualità della vita". Non si tratta solo di rilevare che il fanciullo ha diritto ad un ambiente sano, ma come affermano ormai centinaia di esperti e di scienziati tutto il mondo, al Nord come al Sud, migliaia di bambini sono le prime vittime del degrado ambientale. II diritto a non essere inquinato è un diritto che, secondo noi (e lo affermiamo con forza) deve rientrare con urgenza nella Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia allo stesso titolo degli altri irrinunciabili diritti.

Oggi però - secondo noi - il diritto a "non essere inquinato" non può rientrare nel diritto alquanto generale del diritto alla salute, ma deve essere sviluppato in uno specifico articolo. L'inquinamento non segue criteri di riferimento chiari e visibili. È una violenza subdola, silenziosa, che colpisce il bambino sia nella sua integrità fisica che mentale: vivere in una zona ad alto rischio comporta un rischio di incidenti (in questo caso potrebbe forse bastare una corretta prevenzione) ma l'effetto di assorbire quotidianamente e in modo incontrollato sostanze sicuramente cancerogene e mutagene ed altre sostanze sconosciute (risultato di interazioni tra sostanze diverse) sono una "eredità" insalubre, di cui nessuno è in grado di prevedere le reali conseguenze. È dunque urgente modificare, di fronte una violenza sorda e inedita, una legislazione arretrata o addirittura assente ed introdurre nuovi concetti di protezione per il bambino.  

Lo stesso comitato Italiano per l'Unicef, nel suo "Progetto Educazione allo Sviluppo", ricorda: "La Commissione Mondiale sull'Ambiente e lo Sviluppo, nel preparare il rapporto "Cur Common Future" (meglio noto come "Rapporto Brundtland"), notava nel 1987 che in tutte le riunioni e discussioni sui problemi ambientali, in qualsiasi parte della terra, erano sempre i ragazzi ad esprimere le maggiori preoccupazioni per il futuro dell'umanità e del pianeta. Preoccupazioni sia di carattere immediato sia a lungo termine: per i bambini, i ragazzi, i giovani, il problema della compatibilità ambientale dei processi di sviluppo è infatti estremamente concreto e reale, ciò che è in discussione è il loro stesso futuro, l'arco completo delle possibilità di vita, dall'alimentazione oggi necessaria per lo sviluppo dei loro corpi fino alle possibilità di sopravvivenza futura".

Il rapporto rileva anche che "c'è un legame naturale tra il benessere dei bambini e l'ambiente in cui essi vivono" e che "la miseria provoca inquinamento dell'ambiente", perché costringe "chi è povero e affamato a distruggere l'ambiente che lo circonda, abbattendo le foreste..." Questo concetto è anche vero, ma risulta, come lo hanno denunciato ultimamente i Vescovi brasiliani a Roma, che lo sfruttamento e la distruzione dell'Amazzonia (per esempio) è opera di ricchissimi proprietari terrieri (anche italiani) che non abbattono di certo le foreste perché "poveri e affamati e per sopravvivere". Il concetto di povertà va integrato, in questo caso, con il concetto di sfruttamento che passa inesorabilmente, oggi, attraverso la distruzione dell'ambiente. L'impoverimento dell'ambiente naturale di vita comporta conseguenze che l'uomo non riesce ancora a valutare completamente. Il degrado di un organismo, quale l'ambiente, indispensabile alla vita e alla riproduzione della specie umana, animale e vegetale, pone le popolazioni del 2000 di fronte ad un'emergenza che l'uomo, dalla sua presenza sulla terra, non aveva mai dovuto affrontare.

Senza il diritto alla vita che deriva da un ambiente sano che si proietta nel futuro, gli altri diritti enunciati dalla convenzione perdono il legame con la realtà attuale. Le discariche selvagge di rifiuti tossico-nocivi e di scorie nucleari, che si moltiplicano nel Nord come nel Sud del mondo e in tutti i mari del pianeta, condannano, in modo certe volte irrimediabile, qualsiasi sviluppo o permanenza di specie umane, animali o vegetali. In questo ambito la violenza esercitata sui bambini è una violenza ancora più violenta. Mettendo in pericolo il futuro della vita stessa, l'uomo rinnega ai fanciullo la speranza.

Le nostre proposte

Partiamo dall'articolo 30 della Costituzione italiana che recita: "È DOVERE e DIRITTO dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli". Questo diritto (che evidentemente non va confuso con un improponibile diritto "sui" figli) deve essere garantito dallo Stato, mediante interventi diretti ma anche con interventi indiretti quale si propone debbano essere gli interventi legislativi ed amministrativi in materia di tutela ambientale "misurata" sul bambino. In un convegno svoltosi a Lecce nel dicembre 1979, il Dott. Uberto Radaelli, magistrato, diceva a proposito di diritti dell'Infanzia: "Si oscilla tra un'accezione comprensiva di tutte le situazioni in cui il bambino, o più in genere il minore, viene leso in un suo diritto fondamentale o in un bene vitale ed un'altra, più restrittiva, in cui un'offesa intenzionale e fisica e richiesta come elemento qualificante". Due concetti enunciati dal magistrato sono due aspetti decisivi rispetto ai quali si impone una modifica del modo consueto di intendere i "diritti dei bambini" (lo stesso concetto di "minore" dovrebbe essere abbandonato implicando, in questo termine, una sorta di sottintesa "minorità", mentre il bambino deve essere considerato nella sua essenziale - anche se provvisoria - DIVERSITÀ: non quindi diritti dei minori, ma diritti dei bambini ad essere bambini, a vivere la loro esperienza come tali e non come "adulti in prospettiva").

Prima di tutto la tutela: il concetto di "abuso" (child-abuse) deve essere allargato, dal campo delle offese "intenzionali" e fisiche alla sua persona, a quello che comprende TUTTE LE SITUAZIONI IN CUI IL BAMBINO VIENE LESO NEL SUO DIRITTO FONDAMENTALE (e certamente lo sono i casi connessi all'ambiente e alla salute). Su questo piano deve essere prevista non tanto una serie di interventi "protettivi", ma la "curvatura" di tutta la legislazione ambientale nel della tutela del bambino.

Anche il DOVERE dei genitori di educare e far crescere il bambino si configura nel nostro sistema costituzionale come un corrispondente DIRITTO del genitore in quanto persona che si realizza essenzialmente attraverso l'avere figli e l'educarli; privando i genitori della possibilità di compiere questa funzione (o rendendone inutile l'esercizio: ambiente insalubre, mancanza di spazi e di verde, mancanza di ambienti adatti alla crescita del bambino), si lede un diritto fondamentale della persona adulta.

C'è quindi, oltre a un diritto del bambino, un diritto/dovere del genitore a che queste condizioni siano assicurate. Non basta innovare i rapporti "all'interno" della famiglia, se poi non si consente a questa famiglia, anche nell'ipotesi che sia armoniosamente strutturata al suo interno, di esprimersi e svolgersi nel contesto socio-ambientale.

Per quanto riguarda i rischi ambientali, legati ai processi di sviluppo ed alla produzione (e diffusione incontrollata) di scorie e di veleni, diventa urgente, secondo noi, stabilire e riconoscere che certi sacrifici e certi "standard" di tollerabilità non possono assolutamente trovare applicazione nel confronti del fanciullo (inquinamento delle acque, del cibo, atmosferico, acustico, ecc.).

Riteniamo con forza che il livello di vita, come descritto in generale dagli standard di legge, deve necessariamente prendere come proprio punto di riferimento non l'Individuo adulto "medio", ma il fanciullo. Nello stabilire questi standard è il fanciullo che si deve guardare quando si propone di approntare la tutela dell'individuo e un suo libero esplicarsi (anche nella forma del gioco e delle attività ricreative), nel e per mezzo dell'ambiente.

Riteniamo pertanto urgente e necessario che la Convenzione Internazionale sul Diritti dell'Infanzia venga aggiornata sul "diritto del bambino a non essere Inquinato" chiedendo agli Stati parti l'Impegno, non più rimandabile, di stabilire standard di legge che regolamentino la qualità della vita eli diritto ad un ambiente sano, considerando come proprio punto di riferimento non l'individuo adulto "medio" ma, appunto, il fanciullo.

La stessa Convenzione mette a disposizione degli Stati la facoltà di diventare propositivi. Infatti l'articolo 50 della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia dice:

  1. Ogni Stato parte può proporre un emendamento e depositarne il testo presso il Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Il Segretario Generale comunicherà le proposte di emendamento agli Stati parte chiedendo loro di informarlo se sono favorevoli alla convocazione di una conferenza degli Stati parte per esaminare dette proposte e metterle ai voti. Qualora nei quattro mesi successivi alla data di tale comunicazione, almeno un terzo degli Stati parti si pronunci a favore di tale conferenza, il Segretario Generale convocherà la conferenza sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Qualsiasi emendamento adottato dalla maggioranza degli Stati parti e votanti alla conferenza, verrà sottoposto all'approvazione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
  2. Qualsiasi emendamento adottato in conformità al paragrafo 1 di questo articolo entra in vigore una volta approvato dall'Assemblea ed accettato dalla maggioranza dei due terzi degli Stati parti della presente Convenzione.
  3. Dopo la sua entrata in vigore, l'emendamento vincola quegli Stati che lo abbiano accettato, mentre gli altri Stati restano vincolati dalle disposizioni della Convenzione e da qualsiasi ordinamento essi abbiano accettato.

Da tutte questo considerazioni, riteniamo necessario una mobilitazione di tutte le persone che ritengono necessario un progresso in armonia con i VALORI DELLA VITA. Proponiamo pertanto: 

  • di organizzare una raccolta di firme in Valle Bormida e nelle altre zone sottoposte a particolari rischi ambientali; raccolta di firme aperta a tutti, anche ai bambini;
  • invitare tutte le popolazioni, che ritengono necessario l'inserimento del 'DIRITTO A NON ESSERE INQUINATO" (tra i diritti irrinunciabili del bambino) nella Convenzione sui Diritti dell'infanzia (come citato sopra), ad aderire a questa proposta;
  • una volta raccolte le firme e le adesioni, chiedere all'Unicef, l'Unesco, la Croce Rossa ed altri Organismi Internazionali di farsi portatori presso lo Stato italiano della richiesta delle popolazioni di proporre all'ONU un emendamento sul tema annunciato appunto con questa bozza di proposta;
  • sarà quindi compito, a quel punto, dello Stato Italiano costituire una Commissione per elabora¬re il testo dell'emendamento da proporre all'ONU per l'aggiornamento della Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.

Patricia Dao (con la collaborazione tecnico-legale del dott. Michele Marchesiello)

Questa proposta in bozza, nata dal confronto con le popolazioni (le madri innanzitutto) di molte zone inquinate d'Italia, dalla Pianura Padana alla Sardegna; da Manfredonia, alla Sicilia, è suscettibile ovviamente di miglioramenti, integrazioni e/o altri contributi. Chiunque intenda collaborare a questa iniziativa può, rivolgersi al giornale "Valle Bormida Pulita", scrivendo o telefonando.

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