Passi in avanti nella cinquantennale lotta per la tutela del Roero

di Livio Berardo, già assessore all’ambiente a Bra e delegato per la Zona di tutela del Roero.

Sabato 20 agosto le associazioni ambientaliste e i comuni di Pocapaglia e Bra hanno festeggiato la rinascita del parco di Montalupa, un’area boscata di oltre 5000 mq in frazione Macellai. È un passo in avanti nella pluridecennale battaglia che il Comitato “Salvarocche” conduce a sostegno della tutela dell’unico grande polmone verde del Piemonte meridionale. Si aggiunge alla raccolta di firme del 26 giugno 2022, volta ad estendere l’area protetta e a farne ripartire la programmazione...

Di tutelare i boschi e le rocche del Roero che da Pocapaglia a Cisterna d’Asti attraversano in diagonale Sommariva Perno, Baldissero, Montaldo, Monteu, Santo Stefano e Canale, lambendo Sommariva Bosco, Santa Vittoria e Canale, si parla fin dalla seconda metà degli anni ’70.
Con la prima Giunta Viglione infatti, essendo assessore alla Pianificazione Gigi Rivalta, nacquero non solo il servizio geologico del Piemonte e i comprensori, ma anche la rete dei parchi regionali.

Raccogliendo le proposte delle associazioni ambientaliste e degli enti locali, Rivalta previde per la provincia di Cuneo l’istituzione di quattro parchi: Roero, Bene Vagienna, Castelmagno e bosco delle Navette. L’area di tutela di Bene Vagienna, sito archeologico più greto del Mondalavia, era una proposta del gruppo di minoranza del Comprensorio Saluzzo-Savigliano-Fossano, di cui chi scrive era capogruppo ed era stata recepita da un presidente illuminato come Giovanni Quaglia, nonostante le opposizioni del mondo della cacca e di parte degli agricoltori.

Non così si comportarono i vertici del Comprensorio Alba-Bra. Il presidente, il socialdemocratico Mimmo Bonardi, organizzò a fine maggio 1979 una consultazione a Sommariva Perno. Non furono adeguatamente illustrate le due ipotesi di partenza, quella “minima” della «Libera associazione del Roero», tesa a conservare l'habitat delle sole rocche per farne un motivo di richiamo turistico, e quella di «Italia Nostra» che puntava «all'istituzione di una riserva naturale, integrale per il territorio boschivo, alla quale collegare aree di riserva naturale orientata nei territori coltivati e zone di controllo in quelli compromessi da iniziative edilizie recenti». Neppure fu dato modo ai rappresentanti della Regione di chiarire i termini della mediazione che l’assessorato stava studiando.

L’assemblea, mal governata, fu dominata da cacciatori inferociti e ignari che nelle zone di tutela la caccia avrebbe potuto trovare spazio con i piani di abbattimento selettivo e da agricoltori, per i quali la mancata venazione di specie nocive (già allora i cinghiali erano un pretesto per rifiutare i parchi) avrebbe rappresentato un danno, senza contare il maggior rigore con cui si sarebbero dovute rilasciare le concessioni edilizie. Anziché un dibattito, sia pur animato, a Sommariva andò in scena una bolgia, in cui i “forestieri intrusi” come i rappresentanti di «Italia Nostra» e il sottoscritto (ormai venivo non più dal saluzzese, ma da Bra, se non da Alba, dove insegnavo) rischiarono un mezzo linciaggio. Del parco del Roero non si fece nulla. La regione aveva tante aree, su cui convergevano i consensi delle associazioni e delle amministrazioni locali da impiantare, che poteva lasciar perdere i progetti impacciati da ostilità locali.

Le rocche subirono un vero e proprio assalto da parte di operatori economici che le avevano individuate come sede di discariche per rifiuti industriali. Una discarica pubblica, per rifiuti domestici, trovò posto nel territorio di Sommariva Perno, a Cascina del Mago, al servizio del Consorzio Alba-Bra. Così gli amministratori comunali che si erano opposti al parco del Roero si rifecero l’immagine, divenendo i salvatori da una possibile emergenza rifiuti.

Nel 1983, con Rivalta, passato all’opposizione, tentammo di salvare un altro bene culturale e paesistico, la tenuta di Pollenzo (castello, area archeologica e parco). La proposta di legge dei consiglieri Ferro e Revelli fu bocciata. Anche i pollentini si erano fatti irretire da chi profetizzava espropri e vincoli. Gli alberi secolari furono abbattuti, venduti e sostituiti da piantagioni di mais.

Dal 1999 al 2004 fui assessore alla cultura e all’ambiente a Bra. Ebbi la soddisfazione di due piccole, parziali rivincite. Organizzai le celebrazioni per i 1600 anni della battaglia di Pollenzo fra Alarico e Stilicone (Pasqua del 402 d.C.) e in quelle settimane di convegni, mostre, eventi dimostrai anche alle cervici più ostinate che la cultura e l’ambiente non sono lacci, bensì risorse per un diverso modello di sviluppo. Nel 2003 un assessore della Giunta Ghigo, erede delle deleghe di Rivalta, nei periodici voli da Caselle a Roma, fu colpito da una vistosa macchia di verde che si intravedeva dagli oblò subito dopo il decollo. Verificato che si trattava del Roero, il 14 ottobre faceva approvare dal Consiglio regionale la legge istitutiva della Tutela dei boschi e delle rocche. Era una forma di protezione alquanto blanda. Erano individuati solo sei comuni: Bra, Sanfrè, Pocapaglia, Sommariva Bosco e Perno, Baldissero. Anziché ad un Consiglio di amministrazione la gestione era affidata a una “assemblea dei sindaci”.
 
Nella mia qualità di delegato del sindaco di Bra faticai parecchio a stabilire i contatti con gli altri comuni, poco propensi a delegare i compiti e soprattutto a collaborare con i vicini. A maggio del 2004 il Regolamento per il funzionamento dell’organo di gestione era pronto e fu portato in approvazione al Consiglio comunale di Bra. Fu praticamente il mio ultimo atto di amministratore in quella città. All’approvazione del Regolamento la Regione aveva legato un finanziamento di 100 mila euro per la sistemazione di alcuni sentieri e soprattutto per la stesura del Piano d’area.

Negli anni successivi il Piano fu predisposto da un’équipe guidata dall’ing. Emanuele Rambaudi. Nel 2009 venne approvato dai vari consigli comunali. Successivamente modificato, non è mai stato adottato. Gli intralci maggiori sono venuti dall’amministrazione di Sommariva Perno, preoccupata per la gestione della discarica. Le norme del Piano prevedono per questa speciale “enclave” un volume massimo di rifiuti pari a 380˙000 m3 e il rimboschimento con specie autoctone. Gli straordinari successi conseguiti in questi anni nella raccolta differenziata allontanano nel tempo l’esaurimento della discarica. Le remore che arrivano da Sommariva Perno non hanno più ragione di esistere. E in ogni caso, se quell’amministrazione non se la sente, ceda il ruolo di capofila a Pocapaglia, molto più motivata e rigorosa, anche per ciò che concerne il consumo di suolo previsto nel proprio Piano regolatore. Bra deve far sentire il suo peso politico e anche scientifico (quello del Museo Craveri). La lobby dei cacciatori ha perso peso e consensi e comunque la caccia sopravvive per ciò che riguarda «le specie suscettibili di arrecare danni all’agricoltura». La mentalità del mondo rurale è cambiata. La Coldiretti, un tempo forza conservatrice, oggi è in prima fila nelle battaglie contro il consumo di suolo.

Ecco perché le iniziative del Comitato e delle associazioni collegate, volte a estendere l’area di tutela agli altri comuni delle rocche e a far decollare il Piano d’area, sono più che mai attuali. Si inseriscono nella lotta contro il cambiamento climatico. Per contrastare il surriscaldamento, la siccità e la desertificazione abbiamo bisogno di meno cemento e asfalto, di più boschi e parchi.

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