Acquedotti: Pubblici o Privati ?

di Giulio Cesare Bertolucci, Past President dell'Acquedotto di Torino.
ImageIl dibattito aperto dalla nostra recente intervista al Presidente dell'Acquedotto del Monferrato Aldo Quilico sul tema della gestione del servizio idrico pubblico, si arricchisce con il contributo dell'Ing. Bertolucci, uomo di cultura torinese prestato al management di grandi imprese pubbliche e private e già Presidente dell'Acquedotto di Torino. Che in questo articolo sottolinea il suo punto di vista, parecchio divergente da quello dello stesso Quilico e di AltritAsti.
Proprio per questo ci piace proporlo ai nostri lettori, convinti che dal dialogo su visioni anche apparentemente distanti possa scaturire uno scenario progettuale condiviso per la corretta gestione delle nostre società moderne.
Al termine del contributo di Bertolucci, troverete due brevi commenti dello stesso Quilico e nostro.

Premessa Legislativa.

L’art. 821 e segg. Codice Civile stabilisce la Demanialità delle reti e dei beni d’acquedotto, che non sono quindi ne’ vendibili, né cedibili, né conferibili durante trasferimenti patrimoniali, eventuali fusioni, acquisizioni e quant’altro: possono solo essere dati in concessione, generalmente pluridecennale, la filosofia essendo che L’ACQUA è un bene fondamentale per la vita ed è gratuita.

Quello che si paga è il servizio di distribuzione, raccolta, depurazione etc. che, se non espletato dall’Ente Pubblico, può essere affidato in concessione ad altri. Pertanto i valori economici e patrimoniale dei beni d’acquedotto restano, con i relativi ammortamenti etc., nel bilancio dell’Ente Pubblico stesso. Il Bilancio della Società concessionaria porterà all’attivo il valore della Concessione e a conto economico ammortizzerà anno dopo anno le quote della Concessione stessa.
Il Decreto Legislativo N° 152 del 3 Aprile 2006, all’art. 153 estende la Demanialità dei Beni di acquedotto anche ai beni cosiddetti “Fogne e Depurazioni”, stabilendo quindi che TUTTI i beni del Ciclo delle Acque sono Demaniali e che quindi non possono essere ceduti, venduti, etc. ma solo dati in concessione per l’erogazione dei relativi servizi.

Commenti specifici sull’Acquedotto del Monferrato.

Guardando su Internet, non sono riuscito a determinare chi abbia la proprietà demaniale dei beni dell’Acquedotto del Monferrato, costituito nel 1932, con 101 Comuni etc. etc. Non è importante che io lo sappia, ma qualunque sia l’Ente Pubblico che ne ha la proprietà, la manterrà e potrà, se vorrà, dare in Concessione il Servizio.

Considerazioni storiche: commenti sulla Privatizzazione del Servizio Idrico.

Dalle considerazioni legislative di cui sopra, si evince che la cosiddetta “privatizzazione” riguarda il Servizio e non la proprietà dei beni ad attivo fisso.

Storicamente, i servizi Pubblici Locali affidati alle Aziende Municipalizzate furono istituiti nel 1925 con il Testo Unico appunto sulla Municipalizzate le quali:
  • Non hanno personalità Giuridica, essendo un braccio operativo dell’Ente Pubblico (Comune). Sono però gestite con criteri Privatistici, (cioè alla ricerca dell’Efficienza e della Qualità), anche dal punto di vista della Gestione del Personale.

  • Il loro Bilancio fa parte del Bilancio dell’Ente Pubblico, ma ne resta definito a parte, in modo che qualunque Pubblica Autorità lo possa eventualmente consultare in caso di necessità.

  • Il rappresentante legale di una Municipalizzata è il Direttore Generale, figura Professionale definita dalla Legge, che viene assegnata su concorso per titoli ed esami e che ha una durata in carica predefinita e rinnovabile.

  • Pertanto un’Azienda Municipalizzata non può effettuare nessuna operazione di Fusione, Acquisizione e concessione del Servizio: non ha personalità giuridica. Pertanto non fa utili e quindi l’attività dei servizi Pubblici non paga tasse. Come tutti sanno, le Municipalizzate fanno e hanno fatto un sacco di utili “non tassati” che in parte vanno all’Ente Locale, ed in parte vanno a iniziative “politico social culturali”, come ad es. le varie Maratone delle Città, i vari “restauri di edifici Storici del patrimonio cittadino”, le varie “contribuzioni caritatevoli” a questa o quella associazione più o meno benefica etc. etc.

Le Municipalizzate furono istituite, sulla falsariga di quanto fatto dai Tedeschi, nel 1925: ricordiamo che dopo la I° Guerra Mondiale la situazione economica sia dei Paesi vinti che vincitori era critica; in Italia la Marcia su Roma e i primi Governi di Coalizione di Mussolini avevano dato stabilità al Paese, evitando la Guerra civile, e le grandi Industrie investirono.

La Fiat fece il Lingotto, la Pirelli la Bicocca, la Edison le Grandi Centrali elettriche, la Montecatini i grandi impianti chimici, la Marelli le grandi Fabbriche di Sesto San Giovanni etc. Vi fu un grande inurbamento dalle campagne e per gli operai, ex braccianti per la maggior parte, vennero costruiti complessi di case popolari molto povere (le case di ringhiera con servizi sul balcone o sui pianerottoli) per le quali occorreva la continuità dei servizi pubblici, come acqua, elettricità, gas etc. I privati, sia per mentalità che per impreparazione, non erano in grado di provvedere e così, sull’esempio tedesco, vennero create per legge le Aziende Municipalizzate.

Pertanto, quando in Italia si parla di privatizzare il Servizio Idrico ...

... si tratta di fare una privatizzazione molto saggia, nella quale, se il servizio è carente, o se si verificano guai molto seri, la concessione di cui si è parlato prima può essere revocata, con procedure e regole certe e prefissate per legge, ed essere assegnata ad un altro gestore.

Quello che si intende pertanto come privatizzazione, è la Concessione di gestire ad un soggetto giuridico di Diritto Privato, e cioè la Società per azioni, senza che il Concessionario abbia la proprietà dei mezzi tecnici per gestire il ciclo delle acque.

La legge 8 Giugno 1990 N° 142 già prevedeva e imponeva la fine dell’età delle Municipalizzate, che erano diventate dei centri di potere a capo delle quali venivano posti non dei tecnici o persone competenti, ma dei perfetti ed ignobili ignoranti di nomina politica, sovente per compensarli di essere stati trombati in elezioni locali o nazionali.

Inoltre, le Municipalizzate erano diventate merce di scambio, per cui si poteva dire che in quella tale città l’acqua era “comunista” e il gas “socialista” e l’energia elettrica “democristiana” etc. etc. Era diventato uno schifo.

La legge 142 imponeva che le Municipalizzate venissero trasformate in Società per Azioni, aperte quindi ad azionisti esterni, o in Aziende Speciali, con azionariato indiviso nelle mani dell’Ente Pubblico, assumendo in ogni caso la loro Personalità Giuridica e quindi la responsabilità univoca davanti non solo all’Ente Locale, ma davanti alla legge, dichiarando i profitti e pagando le dovute tasse: allargando cioè l’economia e la base imponibile del Paese, base essenziale di ogni economia.

La questione del Potere.

Raccontano le antiche tragedie greche che la ricchezza e il sesso sono al secondo e al terzo posto nella scala delle bramosie dell’uomo: al primo posto c’è sempre il potere.

Ripeto quanto ho già affermato all'inizio: non conosco nello specifico la realtà dell'Acquedotto del Monferrato. Se dovessi ragionare in astratto ed alla luce di quel “potere uguale prima bramosia umana ...”, mi verrebbe da subodorare la possibilità che ad un gioiellino locale, provinciale, pudibondo e ricco come un Acquedotto, gestito da personalità locali e che si rifornisce localmente di quanto hanno bisogno, distribuendo lecitissimi scambi di potere, commesse, contributi etc., ma chi glielo fa fare di entrare a far parte di grandi Società concessionarie, che possono gestire grandi realtà, con Uffici Tecnici all’avanguardia nell’ingegneria dei sistemi idrici, con possibilità di enormi economie di scala e di assumere incarichi all’estero molto ben remunerati anche da Organizzazioni Internazionali come ad es. l’ONU, la Banca Mondiale, la Banca dell’Estremo Oriente etc, etc. per realizzare reti idriche dovunque ?

Ma chi glielo fa fare a quei bravi soggetti di abbandonare la comodità di un Acquedottino locale simile ad un bel focolare davanti al quale mangiare - ad esempio - della buona Bagna Caoda innaffiata da ottimo Barbera ?

Ma chi glielo fa fare di mollare i profitti localmente godibili, in cambio di una presenza valida, competente e responsabile nei consigli di amministrazione e nelle assemblee delle Società per azioni concessionarie, inviandovi persone capaci, competenti e tecnicamente e professionalmente in grado di far parte di grandi e moderne realtà ?

Ma chi glielo fa fare di mollare il potere di far assumere giovani sia maschi che femmine locali anche se non qualificati, perché amanti, amici, figli e nipoti di questo e di quello?

Il parere di chi scrive, che non è un uomo della destra capitalistica, è di lasciare ai vari Bertinotti e Diliberto di turno, il ruolo di condannare i “biechi profitti” delle multinazionali che vengono a “invadere” il territorio delle sane aziende locali.

Ne avessimo di più, delle multinazionali in Italia, dove abbiamo tecnici di prim’ordine che quando messi alla prova, diventano i migliori in Europa e nel Mondo (ad es. la Nuovo Pignone della General Electric a Firenze: il Presidente della GE Europea è un torinese che conosco, l’ing. Ferdinando “Nani” Beccalli).

Averne, dicevo, delle multinazionali, tenute fuori finora e ad ogni costo dai preti da un lato e dai comunisti dall’altro per non compromettere il “potere di Presa” di certi sindacati sui lavoratori e per proteggere dei piccoli potentati locali tanto provinciali quanto incompetenti ad affrontare le realtà moderne..

Cerchiamo piuttosto di riflettere su quello che noi, provincialissimi italiani, sappiamo e possiamo fare.

In un Paese densamente popolato come il nostro, (in media 190 abitanti/kmq), contro ca. 105 in Francia e 33 in USA, abbiamo insegnato al mondo cosa vuol dire fare servizio idrico, e lo facciamo da secoli. La nostra organizzazione sia tecnica che giuridica è, con quella tedesca, fra le migliori perché fin dall’inizio orientata sia verso l’eccellenza e la qualità del Servizio, sia sulla sua socialità.

Solo come esempio, le fontanelle gratuite che abbiamo da noi (732 nella sola Torino) sono inconcepibili ad es. in America ed in Inghilterra. Ho avuto colleghi esteri sia europei che americani che arabi in visita qui che spalancavano gli occhi a vederle. E mi chiedevano se la Città obiettava nel pagare un tale servizio rivolto a tutti.

In America, nei bacini aridi - ad esempio - del Colorado, vi sono più avvocati esperti di diritti idrici che pulci sui cani, e l’acqua costa un occhio.

Quando venni nominato Presidente dell’Acquedotto di Torino, mi misi in contatto con dei miei amici in Qatar e negli Emirati, che ben volentieri avrebbero ricevuto offerte da noi – mi conoscevano da quando costruivo Centrali Elettriche nel Golfo – non essendo soddisfatti dei Servizi delle Società di Ingegneria inglesi che non avevano esperienza di gestione delle reti. Con molto rammarico non potei far nulla: senza personalità giuridica, avrei dovuto chiedere al Sindaco di Torino e alla Giunta Comunale di firmare offerte ed eventualmente contratti con Società di Pubblico Servizio Arabe del Dubai e del Qatar. Non era possibile.

A questo punto, non mi resta che scusarmi con quelli che sono arrivati a leggermi fino a qui, scusandomi per l’eventuale noia. Ho cercato di rispondere a quanto mi è stato chiesto e ho anche espresso le mie idee in proposito. Come disse il vecchio Manzoni, se vi ha fatto piacere, ne sono lieto, ma in caso contrario, non s’è proprio fatto apposta.



Commento di Aldo Quilico, presidente dell'Acquedotto del Monferrato:

In questo articolo, l’Ing. Bertolucci dichiara di non conoscere la realtà specifica dell’Acquedotto del Monferrato, che tuttavia utilizza per esprimere una serie di ragionamenti e convincimenti con contorni che mi paiono poco edificanti, evidentemente indicatori di esperienze vissute e/o conosciute molto sgradevoli. A questo punto, credo fosse più corretto, da parte Sua, indicare direttamente un soggetto conosciuto. Se l’Ing. Bertolucci avesse approfondito le Sue conoscenze, si sarebbe accorto che l’Acquedotto del Monferrato è stato gestito in regime di concessione da una S.p.A. privata, leader del settore, sino al 31 Dicembre 2002. Le conseguenze di quella gestione sono note a tutti e le stiamo pagando a caro prezzo.

Il nostro territorio ha avuto modo di sperimentare anche la privatizzazione di altri servizi pubblici (Enel, Poste, Telefonia), ma anche per questi non possiamo certamente ritenerci soddisfatti ...

Resto a disposizione per ogni valutazione e confronto.



Commento di Alessandro Mortarino (AltritAsti e Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche):

Posso confermare che l'Ing. Bertolucci non intendeva additare l'Acquedotto del Monferrato come esempio di un certo malcostume tipico della gestione della cosa pubblica, ma limitarsi ad un generico esempio di abitudine inveterata nel nostro paese ...

E qui sta il vero cuore centrale del problema: si continua ad invocare l'intervento salvifico della mano privata (“il Mercato ci salverà” ...) per sanare le inefficienze del sistema pubblico. Ma la vera salvezza sta nel far funzionare il pubblico e non di delegarne la conduzione al Mercato ...

L'Acquedotto del Monferrato ne è, a mio parere, uno splendido esempio.

Ma una rondine non fa primavera, ovviamente. Quindi è delle rondini e delle primavere che noi tutti dovremmo occuparci e non di affidare i nostri miseri “stracci” al primo Tecnico che si proponga di vegliare sul nostro futuro ... !

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