Lancet: in Italia più morti per esposizione a particolato che nel resto d’Europa

di Flavio Natale.

Il Lancet Countdown on health and climate change: ensuring that the health of a child born today is not defined by a changing climate, diffuso su The Lancet e presentato il 20 novembre in Italia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, è un Rapporto multidisciplinare dedicato al monitoraggio e all'evoluzione del profilo sanitario dei Paesi colpiti dai cambiamenti climatici, con un’attenzione particolare alle azioni che i governi devono compiere in questo campo. L’edizione del 2019 presenta un aggiornamento di 41 indicatori in cinque settori chiave: impatto dei cambiamenti climatici, esposizione e vulnerabilità; adattamento, pianificazione e resilienza; azioni di mitigazione e benefici per la salute; economia e finanza; impegno pubblico e politico...

Il documento parla subito chiaro: “È importante sottolineare che molti degli indicatori contenuti in questo Rapporto suggeriscono che il mondo sta seguendo il percorso “business as usual”, ovvero sta attuando politiche simili a quelle applicate fino a qualche anno fa”. L'intensità di consumo del carbonio nel sistema energetico è rimasta sostanzialmente invariata dal 1990, e dal 2016 al 2018 il consumo di carbone è aumentato dell'1,7%, invertendo la tendenza al ribasso registrata negli anni precedenti. Inoltre, i sussidi globali al consumo di combustibili fossili sono aumentati del 50% negli ultimi tre anni, raggiungendo un picco di quasi 430 miliardi di dollari nel 2018.

Ma l’intenso utilizzo dei combustibili implica tassi elevati di inquinamento, e inquinamento vuol dire danni per la salute di tutti, specialmente dei bambini.Un bambino nato oggi vivrà in un mondo più caldo di oltre quattro gradi rispetto alla media preindustriale, e subirà gli effetti del cambiamento climatico per tutta la vita” afferma il Rapporto. In tutto il mondo, i bambini sono infatti tra i più colpiti dagli effetti connessi al surriscaldamento globale, in particolare per la proliferazione di malattie diarroiche e virus come la febbre dengue. Ma non sono gli unici a subirne le conseguenze: infatti, “l'inquinamento atmosferico, guidato dai combustibili fossili ed esacerbato dai cambiamenti climatici, danneggia il cuore, i polmoni e ogni altro organo vitale”. Questi effetti si accumulano nel tempo fino all'età adulta, con decessi globali attribuibili all’inquinamento atmosferico pari a sette milioni di persone nel 2016.

Un’altra conseguenza del surriscaldamento globale, oltre agli evidenti problemi per la salute, riguarda l’economia, specialmente nelle zone più povere del mondo. “Nei Paesi a basso reddito, quasi tutte le perdite economiche dovute a eventi meteorologici estremi non sono assicurate, il che comporta un onere elevato per individui e famiglie” dichiara il Lancet. L'aumento della temperatura e le ondate di calore hanno inoltre ripercussioni sulla capacità lavorativa di molte popolazioni. Nel 2018, 133 miliardi di potenziali ore di lavoro sono state perse a livello globale, 45 miliardi in più rispetto al 2000: le aree meridionali degli Stati Uniti, ad esempio, hanno perso il 15-20% delle potenziali ore di lavoro durante il mese più caldo del 2018.

I cambiamenti climatici sono particolarmente dannosi anche per l'Italia, che ha registrato un crollo della produttività in vari settori di oltre il 10%, con una perdita della resa di colture alimentari di base che oscilla tra il 5 e il 10%. Questo vuol dire che, in totale, “più di 1,7 milioni di ore di lavoro sono state perse, e si prevede che il climate change provocherà un calo del Pil dell’8,5% entro il 2080”. L’inquinamento dell’aria derivato dalla combustione di idrocarburi causa inoltre nel nostro Paese un numero elevato di morti per esposizione a particolato: 45.600 decessi prematuri a seguito dell'esposizione a PM 2.5 solo nel 2016. "Si tratta del valore più alto in Europa e dell'11esimo più alto nel mondo, che si traduce in una perdita economica di 20,2 miliardi di euro” afferma Marina Romanello, professoressa dell’University College di Londra (Ucl), tra gli autori del Rapporto.

Il documento indica però alcune strade già tracciate da poter, e dover, percorrere. “Nonostante un aumento dell'uso di carbone nel 2018, le energie rinnovabili hanno rappresentato il 45% della crescita globale nella capacità di generazione di energia elettrica, specialmente in Paesi chiave come la Cina”. L'utilizzo globale pro capite di veicoli elettrici è inoltre aumentato del 20,6% tra il 2015 e il 2016 e ora rappresenta l'1,8% dell'utilizzo totale di carburante per trasporto.

Ma queste percentuali sono solo la punta dell’iceberg di un processo molto più ampio, e di cui i maggiori testimoni, come sottolinea il Rapporto, saranno le prossime generazioni: “In un mondo che corrisponderà alle sue ambizioni migliori, un bambino nato oggi vedrà l'eliminazione graduale di tutto il carbone nel Regno Unito e in Canada entro il sesto e undicesimo anno di età; assisterà alla Francia che vieta la vendita di auto a benzina e diesel entro il 21esimo compleanno e avrà 31 anni quando il mondo, nel 2050, raggiungerà il traguardo emissioni zero”.

Tratto da: https://asvis.it/home/46-4868/lancet-in-italia-piu-morti-per-esposizione-a-particolato-che-nel-resto-deuropa#.XfK5pd-YU1J

 

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