Abbandonarsi nell'abbandono

di Marisa Pessione.

In questo tempo sospeso e spaesato, dove gli spostamenti e la socialità diventano sempre più virtuali, si aprono spazi per vagare liberamente con i propri pensieri smanettando in modo un po' compulsivo su tasti neri, alla ricerca di qualcosa che, per lo meno, desti sentimenti ed emozioni ormai un po' addormentati.
Vagando, anzi direi più correttamente navigando, sono approdata su un sito (caldamente segnalato in un articolo pubblicato su Altreconomia dal prof. Tomaso Montanari) che è una fotografia e una esplorazione accurata degli innumerevoli luoghi abbandonati, non solo in Italia ma in tutto il mondo...

Ascosi Lasciti è un progetto che nasce per condividere, meravigliare e far prendere coscienza dell‘immenso patrimonio immobiliare sommerso, facendoci entrare in punta di piedi dentro e fuori a borghi, ville, chiese, fabbriche, castelli, cimiteri ecc. pericolanti, inagibili, nascosti e ormai solo più dominio della natura e della semplice indifferenza dell’uomo che li ha creati, vissuti e poi dimenticati.

Scorrendo le pagine e soffermandosi nella lettura delle storie o delle leggende che stanno dietro a questi splendidi siti ormai inesorabilmente perduti, sono affiorate alla mia mente immagini di piccoli pezzi di abbandono che solo il cammino, la curiosità e l’attenzione hanno saputo farmi incontrare.
La scoperta inaspettata di una borgata sperduta in montagna o di una casa isolata nell’intricato intreccio di un bosco hanno da sempre destato in me reazioni ed emozioni che in modo quasi sequenziale vanno dallo stupore misto a curiosità, alla malinconia e, per ultimo, a quello che io definirei l’ “abbandonarsi nell’abbandono“.

Lo stupore è il trovarsi davanti a qualcosa di inaspettato, una scoperta che ha quasi il sapore del ritrovamento di un tesoro nascosto e segreto. Uno stupore che si tramuta in curiosità nell’eplorare ciò che hai davanti, girandoci attorno e chiedendo con discrezione il permesso di entrarci senza bussare, nello stesso modo che il vento, la pioggia, il sole e la natura stanno facendo ormai da tanto tempo, levigando e avvolgendo ciò che rimane.

Il dare importanza a ogni particolare ancora sopravvissuto alle intemperie, alla sottrazione vandalica e all’indifferenza di chi è passato di lì prima di te, è un atto dovuto di rispetto alla memoria del luogo. Un groviglio di rovi, alberi e sterpaglie avvolgono e creano un insolito quadro naif di quello che è rimasto e sembrano essere, insieme alla curiosità degli animali, gli unici custodi di questi tesori dimenticati.

Ed ecco il sopraggiungere della malinconia, perchè tutto ciò è andato perso e finito nell’oblio, con la consapevolezza che l’abbandono sia stato il frutto certamente di una rassegnazione, di un recidere i legami con la propria terra, comunità e tradizioni, per l’arrivo inaspettato di leggi naturali ed economiche legate alla sopravvivenza.

Non resta che abbandonarsi nell’abbandono. Un lasciarsi andare con il corpo e la mente in armonia con ciò che è stato e non è più. Un farsi trasportare nell’immaginario e anche, solo per un istante, dare vita con la fantasia a ciò che è rimasto. Un gioco fanciullesco ma che desta emozioni, ricalcando le impronte di chi ha vissuto intensamente dietro a quei muri, quelle porte, quelle finestre.

L’illusione, per un attimo, che qualcuno vi possa fare ritorno per preservarli e farli tornare a nuova vita con attenzione, amore e cura.

E nel silenzio dell’illusione sorge spontanea una domanda: è possibile abbandonarsi nell’abbandono in quei luoghi dove l’insensata azione dell’uomo li ha dapprima costruiti e poi lasciati come opere incompiute, abbandonate al loro destino?
Luoghi che non hanno visto neanche un giorno di vita. La natura ha il diritto, anzi il dovere, di riprenderseli e nasconderli definitivamente.
Non varrà la pena preservarli, perchè non hanno nulla da raccontarci. Non sono doni nascosti e non rappresentano il “terzo paesaggio“, ma opere da lasciare nell’oblio.
Semplicemente da dimenticare.

Ascoso vuol dire “nascosto, segreto“. E chi, nella propria infanzia, non ha costruito il suo nascondiglio, il suo posto ascoso come culla dei propri giochi?

Ora è il tempo di farlo tornare alla memoria.

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