Peste suina e allevamenti intensivi: l'insostenibilità diventa norma

di Alessandro Valfrè.
L'industria degli allevamenti intensivi appare sempre più insostenibile nel medio e nel lungo termine, dal punto di vista sia etico, che ambientale che economico, come attestato da sempre più studi scientifici, non necessariamente a matrice animalista...

1) in Brasile come in Africa o nel sud-est asiatico una delle principali cause della deforestazione é il fare spazio a pascoli o colture di soia e cereali, a loro volta poi utilizzati come base per la produzione di mangimi per l'industria degli allevamenti intensivi. Nel mondo attualmente si stima che un'area di foresta primaria grande quanto un campo di calcio sia abbattuto ogni due secondi (fonte: Greenpeace).

2) la zona a più alta densità di allevamento in Italia (territorio tra Milano, Mantova, Brescia e Cremona, dove si stima che ci siano due suini ogni essere umano) è diventata tra quelle più inquinate d’Europa, principalmente per i gas emessi dagli allevamenti e per i reflui degli stessi, spesso non correttamente smaltiti, responsabili della produzione di enormi quantità di ammoniaca e di inquinamento delle acque superficiali e sotterranee (fonte: Animal Equality). Secondo quanto riportato da Greenpeace sulla base dei dati ISPRA maggiori sono gli spandimenti di reflui zootecnici, maggiori sono le emissioni di ammoniaca, che a loro volta portano a incrementare il livello di particolato e quindi lo smog nell’aria.
Secondo i dati Arpa, la fonte principale di ammoniaca all’interno del settore agricolo è proprio quella relativa all’allevamento degli animali, che rappresenta circa il 57,9% del totale delle emissioni di ammoniaca originate da questo settore economico.

3) come documentato da ormai numerose indagini condotte da organizzazioni per la tutela dei diritti degli animali, tra cui Animal Equality e Essere Animali, negli allevamenti intensivi le condizioni igienico sanitarie sono enormemente carenti e maltrattamenti e violenze ai danni degli animali all'ordine del giorno; le norme di legge a tutela del benessere animale, già di per sé carenti, vengono poi il più delle volte disattese.  Le indagini sono state condotte da volontari infiltrati per mesi lavorando come dipendenti negli allevamenti, producendo lunghissimi reportage di filmati registrati con telecamere nascoste, estratti dei quali sono poi stati divulgati da servizi messi in onda dai principali telegiornali nazionali: la scusa che le violenze e le violazioni delle leggi vigenti siano casi isolati, non rappresentativi della categoria, non regge; esse sono invece, purtroppo, la norma.

4) l'assembramento di numeri abnormi di animali in spazi troppo ristretti, costretti per tutta la vita al chiuso di capannoni luridi, maleodoranti, in condizioni igienico sanitarie carenti quando non disastrose é il contesto ideale per la diffusione di malattie epidemiche: negli ultimi mesi una epidemia di influenza aviaria negli allevamenti intensivi ha comportato l'abbattimemto di più di 14 milioni di esemplari di pollame da metà ottobre ad oggi (fonte: Repubblica), abbattimento condotto con tecniche che definire cruento sarebbe riduttivo. Sono intuibili i motivi per cui le associazioni di allevatori vorrebbero tenere nascoste certe pratiche ma filmati registrati con droni mostrano gli animali raccolti con ruspe alla stregua della ghiaia e buttati in container gli uni sugli altri fino al completo riempimento, il tutto, beninteso, coi polli ancora vivi. Fratture e asfissia sono cagione di enorme sofferenza per gli animali finché, finalmente, il soffocamento con gas, a container riempito, pone fine alla loro agonia.

Ora, é indice di maturità il sapere essere realisti e quindi rendersi conto che questo stato di cose non può cambiare dall'oggi al domani. Tutta una filiera di lavoro si regge sulla produzione zootecnica e quindi, in definitiva, da essa dipende la vita di un considerevole numero di famiglie di italiani. Tuttavia, coi tempi che saranno necessari, un cambiamento radicale appare ormai imprescindibile. Lo chiede l'etica, la morale e, più prosaicamente, l'insostenibilità pratica di questo tipo di modello economico. Cambiamento climatico, crisi delle fonti energetiche, surriscaldamento globale e, anche, la pandemia da COVID sono segnali sempre più preoccupanti e scientificamente riconosciuti. E, per cambiare, occorre una volontà politica che sappia guidare e indirizzare il cambiamento, scevra da condizionamenti dettati da lobby economiche.

Purtroppo la realtà che vediamo é l'esatto contrario, come il recente focolaio di peste suina sui monti dell'Appennino Ligure dimostra brutalmente. I diritti dei cittadini, primo fra tutti quello di praticare attività outdoor, sono stati calpestati, non si è esitato a disporre l'abbattimento di tutti i suini detenuti a titolo domestico, addirittura come animali d'affezione, o in piccoli allevamenti di dimensione artigianale, animali che possono godere di una qualità della vita dignitosa, che possono stare all'aperto conducendo vita brada o semibrada, il tutto pur di preservare gli interessi della filiera suinicola basata sull'allevamento di tipo intensivo.

Sempre più urgente é il cambio radicale del paradigma che vede l'animale come oggetto, da valutare a resa, a quanti kg di carne o litri di latte produrrà, per imparare a vederlo per quello che è, ossia un soggetto, un essere senziente che prova emozioni, gioia o dolore, consapevole, come noi, di essere vivo, di dover vivere, e di dover, un giorno, morire, meritevole di diritti e di una vita dignitosa. L'empatia verso gli animali é la principale spia del livello di sensibilità di una persona. Studi sociologici dimostrano che i giovani con comportamenti devianti o sadici verso gli animali hanno una elevata probabilità di ripetere in futuro quegli stessi atti verso altri esseri umani. Gandhi diceva che il livello di civiltà di un popolo si dimostra da come esso si relaziona con gli animali.
Ma la nostra classe politica è ancora enormemente indietro, anche da questo punto di vista.

Link a petizione per chiedere la modifica delle recenti disposizioni governative che vietano qualunque attività outdoor in una estesa area a cavallo delle province di Genova, Alessandria e Savona: https://chng.it/C55GgLCt

 

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