Un filare di querce secolari abbattuto a Viatosto

Imagedi Alessandro Valfrè.

La strada di Viatosto, quella che dalla rotonda in prossimità dell’istituto “Marello” sale, scavalcando l’autostrada Torino-Piacenza, verso l’omonimo paese: un pugno di chilometri che si snoda nel verde (ma ancora fino a quando ?) della campagna nelle immediate vicinanze della città, una campagna che, in verità, ormai ha quasi del tutto smesso di essere veramente tale, per trasformarsi progressivamente, forse inesorabilmente, in una elegante zona residenziale; e tuttavia questa strada resta un “polmone verde” per molti cittadini che la percorrono per svago, per attività sportiva all’aria aperta, per “andare a respirare un po’ di aria buona”: famigliole intente al “passeggino” domenicale, podisti, persone di tutte le età ...

Bene, salendo lungo questa strada, circa a metà, si incontrano, nell’ordine: sulla sinistra un maneggio, poi sulla destra un complesso di cascine che diventerà un centro residenziale ed immediatamente dopo, sempre sulla destra, da sempre vegetava un magnifico filare di querce, immediatamente prima dei fabbricati acquedottistici di recente costruzione; forse alcuni ricorderanno che, negli anni ’80, uno scultore aveva in quella zona intagliato, in alcuni vecchi ceppi, sculture di vario genere: altorilievi recanti le immagini di api, di persone, di santi: tali immagini erano come il simbolo di una comunione tenera tra uomo e natura, non offensiva, priva di prevaricazione e le vestigia di alcune di queste opere risultavano ancora visibili fino a poco tempo fa.

Questo filare di querce era costituito da circa una decina di grandi alberi, di età quasi sicuramente superiore al secolo di vita, in magnifiche condizioni; probabilmente roveri o roverelle: azzarderei una classificazione, che non ha la pretesa di essere del tutto corretta, come “quercus robur fastigiata”.

Le loro fronde, congiungendosi a quelle di un filare di gelsi sull’altro lato della strada, contribuivano a creare, agli occhi di un passante ancora sensibile al “bello”, un gradevole effetto ottico, da campagna “di una volta”, insieme ad una piacevole ombra d’estate.

Al di là di queste considerazioni, è doveroso ricordare che la presenza della quercia, da sempre costituente essenziale del patrimonio boschivo piemontese, è attualmente minacciata  dallo sviluppo di specie alloctone (cioè, che arrivano da altre aree geografiche, e qui artificiosamente introdotte dall’uomo) infestanti, prima fra tutte la “robinia pseudoacacia”, ossia la “gaggia” volgarmente detta. E tuttavia la quercia è fondamentale per garantire la continuità della residua biodiversità ancora presente in Piemonte, essendo un elemento insostituibile della grande catena alimentare che garantisce la sopravvivenza della nostra flora e della nostra fauna.

Ebbene, la triste notizia è che tale filare di querce, in un giorno a me sconosciuto ma comunque compreso tra il Natale 2010 e il capo d’anno immediatamente successivo, è stato completamente abbattuto !

I ceppi segati sono ancora ben visibili e testimoniano le condizioni di salute un tempo perfette degli alberi che sono stati tagliati: nessun tronco mostra alcun segno di marciume o deperimento di qualsivoglia tipo.

Forse non tutti sapranno che l’abbattimento di querce è, in considerazione del peculiare ruolo che esse rivestono a livello ecologico e della minaccia per esse rappresentate dallo sviluppo di specie alloctone, in linea generale vietato e comunque subordinato alla concessione di specifiche autorizzazioni, da richiedersi alla pubblica amministrazione.

Mi chiedo pertanto se, nel caso in oggetto, tali autorizzazioni siano state chieste e, se sì, chi le ha concesse ed alla luce di quali considerazioni e motivazioni.

Ma ormai il danno è fatto e, come tante altre volte, le motoseghe e le ruspe hanno distrutto ciò che la natura aveva fatto crescere nel corso di secoli di invisibile lavoro.

Mi torna alla mente un antico detto cinese: “il saggio dice allo stolto: schiaccia il verme con la tua mano, è solo un verme; l’hai fatto ? Bene, adesso fallo rivivere, se sei capace”.

Nessuno potrà far rivivere il filare di querce, nè ciò che esso rappresentava per le ghiandaie, le gazze, i pettirossi, le cinciallegre .... e, anche ripiantandole, bisognerebbe aspettare ... un altro secolo, almeno.

E’ evidente a chiunque abbia seguito le vicende cittadine (basti ricordare i recenti progetti di edificare all’interno di alcuni parchi pubblici, progetti scongiurati grazie ad un forte movimento di opposizione “popolare”, nato spontaneamente dal basso, che è riuscito alla fine a farsi ascoltare, benchè la nostra amministrazione comunale abbia, fino all’ultimo, cercato di fare “orecchie da mercante”) che l’attuale amministrazione comunale e provinciale sono mosse esclusivamente da miopi interessi legati alla vecchia politica di “fare cassa col mattone”, senza tenere in alcun modo in considerazione l’impatto ambientale delle opere che vanno promuovendo ed autorizzando: a chi giova che si continui a costruire, a sprecare suolo pubblico, a chi giova che si stanzino enormi investimenti per altri centri commerciali, per altre tangenziali, per altri capannoni, per altre cattedrali nel deserto, se non alla solita ristretta cerchia ? A chi mai potrà piacere andare a vivere di fianco ad uno svincolo ? Non preferiremmo forse tutti che la nostra casa avesse piuttosto di fianco ... un filare di querce ?

Le colate di cemento spesso finiscono in incuria e degrado. L’incuria ed il degrado allontanano la gente ed attirano il vandalismo e, da lì a poco, la malavita, prima comune e poi organizzata. Il bello e gli spazi a misura d’uomo invece avvicinano le persone, contribuendo a scongiurare i rischi appena enunciati.

In definitiva, gestendo gli spazi architettonici in modo “illuminato”, si contribuisce a costruire la società: una società sana.

L’abbattimento di un filare di circa dieci querce potrà forse sembrare, ad alcuni, un fatto piccolo: ma è comunque un fatto, che rispecchia una mentalità.

Mi auguro che chi lo ha autorizzato sappia spiegare perchè lo ha fatto; e mi auguro che tali motivi non siano solo quelli di garantire gli interessi economici di qualcuno (ma quali altri mai potrebbero essere ?).

Viceversa, se le doverose autorizzazioni non sono state richieste, spero che si proceda ai controlli del caso ed alla applicazione delle sanzioni per le irregolarità eventualmente riscontrate.

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