Il salmone ormonato, la foglia e il bio

Image di Lillo Alaimo Di Loro, Vicepresidente nazionale AIAB-Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica.

Dopo i polli dalla “crescita precoce”, la frutta agli ormoni, il “pomodoro che non marcisce” (che tanto mi ricorda i nomi delle associazioni di volontariato religioso che raccolgono offerte ai funerali), l’ormai celebre “mais repellente alla piralide” e chissà quali altre inutili diavolerie, ora arriva il “super salmone  a crescita raddoppiata”. “Ormonato” e forse anche “palestrato”, visto che deve fare tutto in fretta. Maturare in massimo 18 mesi contro i tre anni di media di un “normale” salmone, anche di allevamento ...

La modifica genetica riguarda infatti il gene che codifica la produzione dell’ormone della crescita, che i salmoni non secernono in acqua fredda. Secondo la  AquaBounty, la società che lo ha sviluppato, il pesce “bio tech”, nel caso venisse approvato dalla FDA (Food and Drude Administration)-  l’autorità statunitense preposta - sarebbe il primo animale transgenico per il consumo umano introdotto sul mercato.

Nella malaugurata ipotesi che ciò avvenisse si  creerebbe un pericolosissimo precedente. Una falla nefasta nella precaria barriera contro gli OGM, verso i quali la popolazione europea ha più volte esplicitato la propria avversione. 

Ma per fortuna la “vecchia Europa” si difende come può presentando, pur con i suoi limiti, il volto di un “reticolato” normativo che esprime un modello di qualità merceologica e culturale comunque alto.  

Mentre   scriviamo entra  in vigore sul  territorio comunitario la nuova  etichettatura del Bio europeo e il biologico si qualifica come  primo “settore” che indica la provenienza delle materie prime.

La foglia stilizzata composta da stelle bianche su sfondo verde, che nel nuovo logo identificherà i prodotti biologici europei, si accompagnerà alla scritta “Italia” se tutti gli ingredienti contenuti saranno di origine nazionale.

Un fatto importante che rappresenta un nuovo tassello qualificante dell’offerta qualitativa europea rispetto agli standard globali. Mentre tornando ai pesci, ironia della sorte, un altro punto a favore dell’Europa: l’entrata in vigore del Regolamento (CE) n. 710/2009 sull’acquacoltura biologica. Fatto notevole che rappresenta anche un traguardo per tutto il movimento del biologico, che vede ora aprire nuove frontiere alla bio-produzione  zootecnia.

Come dire, contro l’ennesimo goffo tentativo di introduzione di nuovi cibi “allevati in scatola” gli obiettivi restano la tutela delle identità territoriali delle produzioni e la difesa delle prerogative di sostenibilità e la tutela della salute di cui il biologico porta il vessillo.

(Tratto da: Bio@gricultura Notizie, il settimanale di informazione edito da Aiab).

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