Le giuste richieste e la deriva autoritaria

ImageA cura del Comitato Amici Asili nido di Asti.

«La spesa pubblica per gli asili nido è assai limitata, pari allo 0,15% del Pil rispetto, ad esempio, al 26,1% complessivamente dedicato al welfare». Questa affermazione è contenuta in un’inchiesta apparsa sul quotidiano “Il Sole 24 Ore” del 3 gennaio 2011 a firma di Cristiano Gori. Le motivazioni che sostanziano la scelta di tale incipit dovrebbero ormai essere chiare a tutti e ci sembrano più che mai appropriate per commentare le recenti parole dell’Assessore Verrua (La Nuova Provincia del 5 aprile 2011) ...

Naturalmente l’articolo, di cui suggeriamo la lettura integrale (troverete il link sul nostro blog a3.splinder.com nella categoria “rassegna stampa”), non si sofferma solo sui dati economici ma pone l’accento anche su altre questioni di merito.

In esso si afferma, ad esempio, che «le ricerche dimostrano [che la qualità] riveste un ruolo centrale nel determinare gli effetti benefici dei nidi sullo sviluppo cognitivo e comportamentale dei bambini (si veda il recente studio di Del Boca e Pasqua per la Fondazione Agnelli, scaricabile da www.fga.it)».

La proposta di riorganizzazione che l’Amministrazione sta preparandosi a varare, checché ne dica l’Assessore Verrua o chiunque altro per lui, porterà necessariamente ad un abbassamento della qualità. Valgono, a dimostrazione di ciò, le parole del dott. Grazioli e del consigliere provinciale Angela Quaglia che, in occasioni diverse, hanno affermato che l’abbassamento della qualità del servizio è necessaria.

Abbiamo un profondo rispetto per le parole e riteniamo che debbano essere usate in modo appropriato. Quella dell’Amministrazione, più ancora che una necessità, è una scelta.

Miope, tra l’altro, per un’Amministrazione che afferma di voler rilanciare lo sviluppo economico di un territorio colpito duramente dalla crisi.

Sempre nel già citato articolo si afferma come sia «scientificamente dimostrato che la presenza di nidi aiuta l'occupazione femminile. È pure dimostrato che la loro frequenza produce effetti positivi sullo sviluppo delle capacità di apprendimento e di relazione del bambino, effetti maggiori per chi proviene da famiglie svantaggiate e meno istruite».

Cristiano Gori, al termine di un’analisi approfondita della situazione dei servizi socio-educativi che ancora una volta vede l’Italia in controtendenza rispetto a quanto avviene in Europa (si segnala anche che nel 2011 è scomparso il «Piano straordinario per lo sviluppo dei servizi socio-educativi alla prima infanzia» - noto come «Piano nidi» - introdotto nel 2007), conclude affermando che «I servizi alla prima infanzia richiedono al bilancio pubblico uno sforzo marginale e producono effetti positivi su aspetti decisivi per il futuro dell'Italia: la capacità di apprendimento delle nuove generazioni, l'occupazione femminile, le opportunità per chi proviene da contesti svantaggiati. Negli altri paesi europei il loro rafforzamento costituisce un obiettivo condiviso dai diversi schieramenti politici, di cui il governo centrale si è assunto la responsabilità».

Non di “troppe pretese”, da parte dei genitori, si deve parlare, bensì di giuste richieste. E non, da parte dell’Amministrazione, di disponibilità all’ascolto dei bisogni dei bimbi e delle loro famiglie ma di deriva autoritaria.

 

Comitato Amici Asili nido di Asti

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