L'Assessore alla Gentilezza: è davvero una positiva novità della Politica?

di Alessandro Mortarino.

A fine dicembre ben 103 Comuni italiani si caratterizzavano per una profonda innovazione amministrativa: l'istituzione di un Assessorato alla Gentilezza (a fine marzo sono già 141). Osservando con occhio positivo viene voglia di convenire sulla bontà di questa novità: da troppi anni il rapporto tra cittadini e Istituzioni è divenuto difficile e terreno di quotidiano scontro, se non di assoluto allontanamento tra le parti. Ma il neonato Assessorato, osservato con occhio smaliziato e critico, a noi pare come un curioso "specchietto per le allodole" per una Politica che vuole apparire come inclusiva: vogliamo forse pensare che tutti gli altri assessorati potranno ora essere sgarbati, villani, rozzi e ruvidi?...

Forse siamo troppo critici, già.
Ma leggendo i compiti a cui l'Assessore alla Gentilezza è chiamato, a noi pare palese che queste deleghe dovrebbero essere caratteristica comune di tutti gli amministratori pubblici e non solo di qualcuno: «occuparsi del benessere di tutti, della buona educazione, del rispetto verso il prossimo e la cosa pubblica, di sensibilizzare i cittadini ai comportamenti positivi, di prendersi cura di chi soffre (come i malati o le persone sole), di chi è in difficoltà (come coloro che hanno perso il lavoro, disabili, anziani, genitori separati con figli), ad accrescere lo spirito di Comunità, oltre che favorire l’unità, a coinvolgere i propri concittadini e le associazioni in iniziative di cittadinanza attiva per il bene comune».

Stiamo sbagliando?
Perchè a noi non pare ci sia bisogno di un Assessorato nominalmente specifico, ma di Assessorati (e di Sindaci e di funzionari) capaci di usare la gentilezza in ogni propria azione.
Azione improntata al Bene Comune. Punto.

In una parola: ascolto e interesse pubblico.

Ah, ma allora stiamo pensando alla Politica, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica.

Ci vuole tanto?...

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