Parliamo di Pace, anche a Timor Est

di Davide Corona, Rappresentante in Italia del Fronte di Liberazione di Timor Est.
ImageE’ trascorsa oltre una settimana da quando il Presidente della Repubblica Jose Ramos Horta è stato ferito da un commando nella sua casa a Dili, la capitale di Timor est. In concomitanza al ferimento del capo di stato, il Presidente del consiglio timorese, Xanana Gusmao, sfuggiva illeso ad un agguato.
L’ultimo bollettino medico dall’ospedale australiano di Darwin dove è stato ricoverato il premio Nobel per la pace nel 1996, parla di condizioni stazionarie nonostante il quinto intervento chirurgico.

Mentre il nostro capo di stato lotta per la vita, a Timor est si addensano all’orizzonte inquietanti interrogativi sull’accaduto che rendono precario il  futuro della più giovane nazione del mondo.
La pace e la stabilità restano, per noi timoresi, un obbiettivo da raggiungere. A ferire mortalmente Ramos Horta, nel tentativo di ucciderlo, sembra essere stato l’ex Maggiore Alfredo Alves Reinado il quale ha perso la vita durante l’attacco alla residenza del capo di stato. Con il trascorrere dei giorni, a fronte di  voci che si rincorrono e che sembrano prendere corpo, il quadro della situazione appare sempre più oscuro. Voci non confermate riportano che l’ex ufficiale che aveva disertato dall’ Esercito timorese nel 2006, è stato ucciso circa un’ora prima del ferimento di Ramos Horta.
A complicare ulteriormente le cose, giunge l’ipotesi che l’attentato a Xanana Gusmao non sia in realtà mai avvenuto. Il presunto autore, l’ex tenente Gastao Salsinha, afferma di avere dei testimoni, tra cui un sacerdote, pronti a confermare che la mattina dell’attentato era in loro compagnia, distante dal luogo dell’assalto.

Lo scenario in cui si è svolto il lunedì di sangue a Timor Est è il seguente: ex militari dell’esercito hanno tentato di decapitare il piccolo stato asiatico in due attentati simultanei al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica.
Restando a quello che, ad oggi, è la versione ufficiale è a mio avviso importante soffermarci sul background delle persone coinvolte nella vicenda. Nei prossimi giorni l’evolversi della situazione potrebbe riservarci dettagli inaspettati.
Sebbene le mie siano valutazioni di parte, i fatti che utilizzerò per confutarle sono fondati e verificabili. Non pretendo di fornire chiarezza su quanto è accaduto e neppure di delineare inequivocabilmente quanto avverrà ma solo richiamare l’attenzione su alcuni elementi, utili a ciascuno, per fare le proprie valutazioni.
Il Tenente Gastao Salsinha è stato il leader della protesta in seno all’esercito timorese che ha portato, nel febbraio del 2006, all’ammutinamento di alcune centinaia di soldati della costituenda forza militare di Timor Est. 
Guadagnata l’indipendenza dopo 24 anni di guerra con l’Indonesia, al nuovo stato le Nazioni Unite indicarono di formare le proprie forze armate integrando solo seicento degli ex guerriglieri che nel corso della lotta di liberazione avevano contrastato con le armi la poderosa macchina da guerra dell’occupante.
Dai quadri delle forze armate sono stati esclusi combattenti di valore assoluto causando, come prevedibile, malumore tra i veterani esclusi. Ai vertici dell’apparato militare sono stati posti quasi tutti i comandanti delle brigate partigiane che appartengono all’etnia dell’est: i  Lorosae. La scelta non è stata dettata da una valutazione etnica, ma dal fatto che il braccio armato della resistenza era composto per larga parte dagli abitanti delle regioni più ad est che, per conformazione geografica e tradizione, da sempre hanno rappresentato la parte più combattiva del popolo timorese.
Nonostante i portoghesi abbiano scoperto l’isola nel 1515, riuscirono a creare il primo insediamento solo nel 1912 unendo le tribù dell’ovest: i Loromonu  e militari indiani giunti da Goa contro le ultime popolazioni della colonia rimaste fuori dal loro controllo.
 
Ritornando ai primi mesi del 2006, va ricordato che il mandato del governo presieduto da Mari Alkatiri (ottenuto con le elezioni 2002 vinte dal Fronte Rivoluzionario per Timor Est indipendente, con oltre il 50% dei suffragi) era prossimo alla scadenza naturale. Dell’esecutivo in carica ne facevano parte: Jose Ramos Horta come Ministro degli esteri, Roque Rodrigues Ministro della difesa e Rogerio Lobato Ministro degli interni.
La protesta dei militari guidati da Salsinha aveva come obbiettivo denunciare i favoritismi che i militari Lorosae godevano rispetto ai loro commilitoni dell’ovest. Nel paese, dopo l’indipendenza, le attese erano molte ma i limiti del governo e le rigide regole dettate dal Fondo Monetario Internazionale avevano prodotto una situazione non facile.

L’alta disoccupazione (un timorese su due non ha un’attività stabile) è l’indice di un quadro economico tutt’altro che roseo, nonostante le lodi degli organismi internazionali preposti al controllo del governo della Repubblica Democratica di Timor Est (RDTL).  
Nonostante l’intervento diretto del Presidente della Repubblica, Xanana Gusmao al quale i militari ammutinati avevano rivolto una petizione e per questo  erano stati etichettati come “i petizionari”, la situazione si aggravava.
Il Ministro della difesa assicurava ad Alkatiri che la situazione era sotto controllo e sarebbe stato sufficiente che il capo di stato maggiore avesse fatto la voce grossa e questi sarebbero rientrati nei ranghi.
Nel mentre, il Dr. Roque Rodrigues  si recava in Brasile in visita ufficiale, lasciando il tutto nelle mani di Taur Matan Ruak: il più alto ufficiale dell’esercito. Alla minaccia, segue l’espulsione dei petizionari rei di non essere rientrati nelle caserme al termine dei cinque giorni di tempo concessi.  
I soldati dichiarati disertori abbandonarono, per raggiungere la capitale, le colline che la circondano. A Dili, con l’arrivo degli ex militari si scatenò la caccia al Lorosae.

Tra marzo e aprile del 2006 furono migliaia i timoresi dell’est a dover abbandonare la capitale per trovare rifugio nelle regioni d’origine o nei campi approntati dalle Nazioni Unite.
In molti quartieri della capitale comparvero cartelli che riportavano: “in questo posto non abitano firaku”: lorosae in termine dispregiativo.
A Salsinha si unì il maggiore Alfredo Alves Reinado, ufficiale della polizia militare. Il maggiore non solo disertò ma uccise un suo compagno d’armi e assaltò con i suoi uomini la caserma di Taci Tolu. La situazione si aggravò con il trascorrere delle ore anche perché la polizia non riuscì ad essere efficace nel contenere la violenza dei rivoltosi.
Oltre all’etnia dell’est il bersaglio della sommossa era il governo di Mari Alkatiri. La reazione dei militari timoresi leali al governo in carica, arrivò alla fine di aprile. All’escalation di violenza  ormai fuori da ogni controllo si aggiunse la voce che il responsabile della polizia Paulo Fatima Martins era passato dalla parte di Reinado diventato il leader della rivolta contro Alkatiri.
Il comando di polizia fu posto sotto assedio dalle forze armate timoresi. Il 28 aprile del 2006 è stata scritta una delle pagine più nere della storia timorese. I superstiti all’interno del comando di polizia si arresero, alcuni di loro furono uccisi a sangue freddo dai nostri militari sotto gli occhi dei funzionari delle Nazioni Unite.

Tra Xanana e Alkatiri fu scontro aperto. Ramos Horta si schierò dalla parte del Presidente mentre il FRETILIN compatto sostenne il primo ministro.
Di fronte alle coste di Timor Est giunsero due imbarcazioni dell’esercito australiano con unità terrestri pronte ad intervenire. Una televisione australiana mandò in onda un reportage sulla situazione di Timor Est. Il programma dal titolo “Four corners” documentò la presenza di squadre paramilitari al soldo di Mari Alkatiri e organizzate dall’allora Ministro degli Interni Rogerio Lobato per eliminare gli oppositori.
La pressione sul premier salì all’inverosimile, il Presidente Xanana intimò le dimissioni ad Alkatiri il quale sapeva che se avesse protratto il braccio di ferro, la guerra civile sarebbe stata inevitabile.
Il 26 giugno del 2006 Akatiri si dimise. Con Gastao Salsinha al suo fianco Xanana lo annunciò al paese come la liberazione dalla dittatura. Nel frattempo su istanza delle NU una forza: la International Stabilisation Force, composta da neozelandesi, australiani e portoghesi,  prendeva il controllo del paese.
I militari timoresi lealisti rientrarono nelle caserme, Alkatiri si preparò al processo che lo voleva imputato con Rogerio Lobato con l’accusa di sovversione contro lo stato e costituzione di banda armata.
Alkatiri venne assolto mentre Rogerio Lobato, riconosciuto colpevole fu condannato.
L’ex maggiore Reinado nel frattempo, “grazie” al suo fluente inglese, venne preso in consegna e custodito dai soldati australiani dell’ISF.

Il luogo dove è stato trattenuto è a Maubisse, in un antica posada portoghese destinata ad accogliere i turisti stranieri perché un timorese medio non può neppure sognare di trascorrervi un fine settimana.
Reinado parla molto bene l’inglese perché ha vissuto circa metà dei suoi 44 anni di vita a Perth, in Australia, e la moglie era impiegata presso l’ambasciata australiana a Timor est. Xanana e Ramos Horta garantiscono per lui e per Salsinha nonostante verso i due pendano due mandati di cattura.
Reinado scompare dalla Posada per essere catturato a Dili, dalla polizia militare portoghese, nella zona controllata dagli australiani in un casa in cui vi era un piccolo arsenale.
Consegnato dalla Guardia Nazionale Repubblicana portoghese agli australiani, Reinado evade con venti dei suoi il 20 agosto 2006.

Nel frattempo vengono indette per il 2007 le nuove elezioni a Timor Est. Xanana Gusmao si candida con il suo nuovo partito - il CNRT - al ruolo di premier, mentre Ramos Horta è il candidato del CNRT alla presidenza della Repubblica.
Il CNRT è la sigla di Consiglio Nazionale per la Ricostruzione di Timor; il nome è nuovo, ma la sigla è quella del Consiglio Nazionale della resistenza Timorese. Sigla utilizzata dalla resistenza per unire alla fine degli anni novanta tutte le formazioni che si opponevano all’integrazione e usata nel referendum che, nel 1999, ha sancito la fine dell’occupazione.
Oltre alle iniziali sono stati mantenuti il simbolo e la bandiera, effettivamente uno sforzo di fantasia in una situazione del genere può costare caro.
Alla campagna elettorale, ovviamente, vi hanno partecipato anche Salsinha e Reinado, comparendo all’ovest di Timor in alcuni comizi del FRETILIN con atteggiamenti minacciosi.  
Nel nuovo partito di Xanana confluisce la parte che nel FRETILIN fa capo a  Jose Luis Guterres che, uscito sconfitto nell’ultimo congresso, abbandona il partito per unirsi all’ex presidente della Repubblica.
Lo slogan del CNRT è: “liberata la Patria, liberiamo il popolo”.

Xanana il 21 giugno del 2007, pochi giorni prima delle elezioni legislative, confida al giornale portoghese Visao “ho paura di vincere con più dell’ottanta per cento dei voti”.
Nell’estate del 2007 Ramos Horta diventa Presidente della Repubblica, vincendo al secondo turno il ballottaggio con Lu Olo candidato del Fretilin.  
Xanana Gusmao diventa Primo Ministro due mesi dopo l’elezione di Horta. La sua paura è fugata: a votarlo non è l’80% per cento dei timoresi ma meno della metà di quelli che nel 2002 avevano votato per il Fretilin.
Nel paese, il Fronte resta il primo partito, con il 29% dei votanti rispetto al 24% del CNRT. Per ottenere la maggioranza si forma una coalizione che va dal Partito socialista di Avelino Coelho al partito di destra dell’ex governatore filo-indonesiano Mario Carrascalao.   
Nella nuova cabina di comando non manca un pizzico di continuità ed è rappresentato dal Dr. Roque Rodrigues, che va ricoprire l’incarico di consigliere militare del Capo dello stato al quale la nostra costituzione conferisce il titolo di comandante supremo delle forze armate. 

La formazione politica di Alkatiri non riconosce l’esecutivo espresso dalla maggioranza denominatasi AMP-Alleanza della Maggioranza del Parlamento perché, secondo la costituzione timorese, l’incarico a formare il governo doveva essere dato al partito che nel parlamento ha più seggi.
Un uomo che conosce il paese come Ramos Horta avrebbe potuto cercare una mediazione tra le due maggiori forze politiche, visto che l’opinione pubblica lo auspicava e certamente sarebbe stato un primo passo per ricucire le ferite apertesi nel 2006.
Nel nuovo governo, Xanana Gusmao oltre ad esserne il capo controlla gli interni e la difesa. Nel frattempo, Reinado e Salsinha, alla macchia, sfuggono all’unico tentativo di cattura da parte degli “internazionali” e Ramos Horta entra in conflitto con la magistratura chiedendo di revocare il mandato di cattura a quello che qualcuno comincia ad avvicinare a Che Guevara…

L’atteggiamento ecumenico del nostro Premier ha avuto in questo ultimo periodo uno straordinario palcoscenico. La presenza del leader timorese al funerale del generale Suharto, il maggiore responsabile del genocidio timorese. Le parole di lode verso l’operato del dittatore indonesiano definito “un uomo che tanto ha fatto per Timor Est” sono la testimonianza che il ”Mandela asiatico” ha compiuto una sorprendente metamorfosi.

Torniamo a Xanana, Ramos Horta, Reinado e Salsinha.
Nei giorni precedenti ai due attentati qualcosa, in questo quartetto, si è incrinato. Reinado, attraverso un video che su youtube tutti possono vedere, ha accusato Xanana di averlo creato e ispirato per ottenere la caduta del Governo presieduto da Alkatiri due anni prima.
Alle pesanti accuse  di Reinado seguono le sue inequivocabili minacce. Il capo del governo ha prima avvisato di poter sopprimere la libertà di stampa e poi asserito che l’ex maggiore Reinado non rappresentava un problema per la democrazia. Tutto questo nel lasso di tempo tra il 17 gennaio 2008 al giorno dei due tentativi di omicidio.
Mentre scrivo, il deputato del FRETILIN Jose Teixeira ed ex Ministro delle risorse minerarie, durante la notte è stato prelevato dalla sua abitazione,  portato al quartiere generale  di polizia e rilasciato dopo che l’ex primo Ministro Alkatiri ha telefonato al responsabile della polizia per chiedere lumi sull’accaduto.
A quanto pare, oltre a non esserci un mandato di cattura, nessuno ha saputo dare alcuna spiegazione. Un altro spunto di riflessione è stato fornito dal principale alleato del CNRT in questi giorni in visita in Portogallo. L’ex governatore di Timor est ed ex deputato del Golkar, il partito di Suharto, oggi deputato del Partito Social Democratico nel parlamento timorese: ha svelato che il Presidente Ramos Horta stava lavorando per anticipare le elezioni legislative al 2009.
  
L’ingente quantità di petrolio e di gas presente nello stretto di mare che separa Timor Est dall’Australia è stato oggetto di un contenzioso aspro tra il governo presieduto da Alkatiri e la precedente amministrazione di Canberra.
L’Australia era l’unico paese al mondo che riconosceva l’integrazione di Timor Est all’Indonesia. Nel 1989 aveva sottoscritto un accordo con la dittatura militare indonesiana per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi presenti nel mare di Timor. L’esecutivo che ha guidato il nostro paese fino al 2006 ha seriamente lavorato per affermare il diritto del popolo di Timor Est a disporre delle proprie risorse e questo ha irritato le lobby che in Australia hanno sempre osteggiato la nostra indipendenza. 

Ho telefonato al mio amico Zeca.  Presto sarà di nuovo disoccupato, il contratto che aveva con le Nazioni Unite, dove lavora come interprete, sta per scadere e dovrà inventarsi qualche cosa per mantenere se stesso, la moglie e i due figli. E’ un ragazzo in gamba; parla tre lingue e sono sicuro che qualcosa alla fine farà.
Come me e come tanti in guerra, ha perso tutto. Zeca non chiede e non chiederà l’elemosina; sa quanto vale, ma sa anche che il futuro che la generazione che ci ha preceduto sognava per noi non è quello che stiamo vivendo.

Quando abbiamo iniziato a parlare del domani, tra noi c’e’ stato un lungo silenzio.

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