Vietato praticare giochi molesti su tutta l'area

di Alessandro Mortarino.

Vorrei essere un bambino. Un bambino di Asti. Vorrei essere un bambino di Asti per dire a voi adulti che quel cartello segnaletico che avete scelto di imbullonare in piazza San Secondo per avvisare che noi bambini non dobbiamo più giocare (tanto meno con la palla) in quella piccola isola di asfalto, è cosa buona e giusta. In fondo ci avete da tempo già vietato di rincorrere palle e palloni nei prati dei giardini pubblici e nei cortili, dunque negarci anche le piazze non può essere considerata una così grave privazione ...

Vorrei essere un bambino di Asti per dirvi che questa vostra scelta è coerente con l'idea che voi adulti avete di una città. Un insieme di edifici che contengono persone che, però, non potendo vivere segregate al loro interno, quando ve ne escono formano la comunità. Le comunità nascono dall'incontro. Dunque bisognerebbe favorire l'incontro. Anche fra generazioni diverse.

Vorrei essere un bambino di Asti per dirvi che l'articolo 31 della Convenzione ONU dei diritti dell’infanzia afferma che «Gli Stati riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica». Non parla di molestie attraverso il gioco, non dice che i bambini rappresentano un pericolo per la serenità di una comunità.

Vorrei essere un bambino di Asti per dirvi che forse "molestie" è un termine un tantino esagerato. Viene subito in mente "molestie sessuali". Ma rincorrere un pallone è ben diverso dallo stalkeraggio.

Vorrei essere un bambino di Asti per dirvi che nel pomeriggio, quando noi bambini ci ritroviamo per correre o farci i dispetti o inseguire palloni rotolanti, piazza San Secondo è popolata da madri e famiglie multietniche. Non sempre le nostre lingue ci avvicinano, ma fortunatamente il gioco è un idioma che tutti riconosciamo.

Vorrei essere un bambino di Asti per ricordarvi che anche noi abbiamo dei diritti. Diritti naturali: all'ozio, a sporcarci, agli odori, al dialogo, all'uso delle mani, ad un buon inizio, alla strada, al selvaggio, al silenzio, alle sfumature. Ne parlava Gianfranco Zavalloni, maestro e pedagogista, qui.
E suggeriva che il diritto alla strada significa diritto a giocare in piazza liberamente e a camminare per le strade.

Vorrei essere un bambino di Asti per dirvi che, in fondo, ci trattate come i cani. Anche loro hanno ormai aree dedicate (ghetti?) e padroni vigili e sempre pronti a raccogliere i loro bisogni. I nostri bisogni, invece, non sporcano. Ma forse vi danno ancora più fastidio.

Vorrei essere un bambino di Asti per dirvi che prendiamo atto del vostro divieto e ci apprestiamo a trasferirci. Magari in piazza Statuto: i tavolini dei dehors potrebbero essere delle ottime porte per i nostri improvvisati campetti sportivi. Possiamo, dato che non c'è (ancora) il divieto? ...

Vorrei essere un bambino di Asti per dirvi che se quest'anno la nazionale italiana di calcio non parteciperà, per la prima volta, ai mondiali ... un motivo ci sarà e forse tra le cause vi è proprio il fatto che noi bambini abbiamo smesso di rincorrere palloni, lattine, stracci in modo casuale e abbiamo così perduto il piacere di godere dello sport libero, non codificato, istintivo, formante e formativo.

Vorrei essere un bambino di Asti per dirvi che non sono affatto sicuro che voi vogliate vederci crescere nel miglior modo possibile. Forse siete un po' gelosi della nostra ingenuità e del nostro candore. Che voi avete perduto da tempo.

Ma diventeremo adulti anche noi, prima o poi. E allora troveremo il modo per far soffrire un po' anche gli anziani.

Ma gli anziani, a quel punto, sarete voi ...

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