La scuola pubblica guarda alle Grandi Opere e non a se stessa...

A cura del Collettivo Studentesco Terzo Intermezzo.

In questi mesi ci siamo resi conto più che mai della drastica situazione in cui si trova la scuola nel nostro paese; la pandemia ha messo in luce la grandi falde del sistema scolastico e nel momento in cui si sarebbe dovuto investire sulla scuola e sulla sanità, per garantire la sicurezza di studenti e cittadini, non si è fatto altro che continuare a spostare la priorità sul privato, mandando enormi finanziamenti su scuole e cliniche private, smantellando pian piano gli ospedali e chiudendo sempre più in fretta gli istituti scolastici...

Questa è la situazione in cui ci siamo trovati noi studenti a poco più di un mese dall’inizio dell’anno scolastico: un ritorno alla didattica a distanza, con una situazione sanitaria disastrosa e un paese messo in ginocchio e costretto a una seconda fase di chiusura.
Per tutta l’Italia sono esplose proteste e rivolte, molte delle quali gridavano e denunciavano la tremenda malgestione della pandemia: i soldi per la sanità non si sono trovati, ma per continuare le grandi opere e regalare soldi alle mafie non si è mai perso un minuto.

Troviamo sconcertante, quindi, che nel nostro istituto tecnico astigiano (I.I.S. Giobert), in tempo di coronavirus e lockdown, in una situazione emergenziale nella quale la nostra istruzione sta vivendo un momento critico, gli studenti dell’istituto vengano formati e “preparati” in campo tecnico-aziendale sul modello di grande opera del Terzo Valico (progetto di traforo negli appennini tra Liguria e Piemonte per collegare le merci liguri direttamente nel territorio piemontese), una grande opera che possiamo definire inutile e dannosa, vista la presenza di un già esistente traforo autostradale che potrebbe tranquillamente essere rinforzato.

Ribadiremo sempre che, in quanto la scuola si debba impegnare a formare i giovani ad essere in primis cittadini e poi lavoratori, non abbia il minimo senso formare gli studenti in ambito aziendale su una grande opera, simbolo dello sperpero del denaro pubblico e immagine del collasso di scuola e sanità.

Ci opporremo sempre a questo modello scolastico, che vede nell’istruzione pubblica il migliore degli strumenti per finanziare i privati; la scuola che vogliamo non deve avere queste sfaccettature, deve essere pubblica, e in quanto pubblica non deve regalare soldi e risorse a grandi opere e grosse aziende: siamo studenti, non clienti!

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