Asti e la svolta che manca

A cura di Co.M.I.S. - Coordinamento Mobilità Integrata e Sostenibile.

Inquinamento soffocante, traffico diventato ingovernabile e caotico, incidenti stradali a ripetizione, mancanza di rispetto delle regole, consumo di suolo; basterebbero questi elementi per avviare un processo di conversione della nostra città, anche della Provincia, al fine di renderla a misura di cittadino...

Servirebbero più spazi dove i pedoni possano passeggiare tranquillamente, con aiuti ad hoc per gli operatori del centro per alleviare i primi tempi della transizione, un trasporto pubblico urbano più efficiente, la riattivazione delle linee ferroviarie sospese ed il potenziamento di quelle attive, piste ciclabili comode e sicure, la limitazione a nuove costruzioni ed un’efficace incentivazione al recupero di quelli dismessi ed altro ancora.

Nella realtà invece non si vede un progetto di trasformazione della città che la faccia diventare più vivibile, a portata delle persone e non ostaggio del traffico e di autisti menefreghisti; anche i provvedimenti che sono stati adottati, vedi l’allargamento della ZTL, la realizzazione delle piste ciclabili, le bici a noleggio, seppur volti nel verso giusto, appaiono come misure slegate tra loro quasi a giustificare un obbligo di fare qualcosa e non di una vera presa di coscienza che occorra una svolta radicale. Sicuramente certi provvedimenti richiedono fatica ed impegno, magari anche un po’ d’impopolarità, però la politica e le amministrazioni pubbliche dovrebbero occuparsi dell’oggi ma allo stesso tempo avere la visione del domani.

Significativa è la questione di cui da qualche tempo e da più parti si sente parlare: la tangenziale leggera o CASO. Secondo l’impostazione data, dovrebbe alleviare i problemi del traffico in ingresso da sud per il quale però non esiste uno straccio di indagine in merito all’origine e destinazione degli spostamenti delle persone che giungono da quelle zone. Per una progettazione seria, non “a caso”, e confacente con le vere necessità della città non è sufficiente dire che ci sono migliaia di ingressi al giorno in quanto si dovrebbe sapere dove vanno quelle persone: quanti si fermano ad Asti e quanti invece proseguono sulla direttrice verso Torino?
Senza studi approfonditi, il rischio è di realizzare un’arteria che sposti il problema di qualche chilometro e non contribuisca a risolverlo, senza nemmeno incidere sulla qualità dell’aria ma devastando ulteriormente la Valle Tanaro, mettendo in difficoltà residenti ed imprenditori agricoli ai quali si chiederebbero sacrifici enormi che, in alcuni casi, rischierebbero di incidere sulla stessa sopravvivenza delle aziende.

Che cosa si sarebbe potuto ed ancora si può fare?
Secondo noi e per i temi che trattiamo quotidianamente, sicuramente si dovrebbero dirigere gli sforzi e l’impegno a potenziare il trasporto pubblico urbano ed extraurbano, investendo sulle ferrovie attive e sospese, per le quali esistono già degli studi e costituiscono il vero patrimonio di ecosostenibilità, anche per le merci, considerando inoltre che investendo sul trasporto pubblico locale, rendendolo efficiente, si avrebbe anche un ritorno occupazionale e residenziale quindi di crescita per l’intera area della Provincia.
Non adottiamo quindi provvedimenti “a caso” ma ponderiamoli con attenzione per trovare soluzioni efficaci e risolutive per le quali il nostro impegno è costante e l’offerta di collaborazione alle Istituzioni sempre disponibile.

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