Ci siamo candidati a diventare Patrimonio di una parte dell'Umanità?

di Alessandro Mortarino.

Undici anni fa il paesaggio vitivinicolo di Langhe-Roero e Monferrato otteneva il riconoscimento Unesco come "Patrimonio dell'Umanità", cinquantesimo sito italiano a potersi fregiare di questa ambita identificazione. Nelle ultime settimane una ricerca dettagliata offre il punto sugli impatti sociali, economici e comunicazionali registrati: dati utili per progettare il futuro nel pieno, però, di una situazione "schizofrenica" che vede diversi progetti notevolmente impattanti nelle sue "buffer zone", mentre venti Comuni del Roero attendono di entrare a far parte dell'area tutelata, il nord astigiano chiede il perchè della sua esclusione e nelle Langhe si immagina un ulteriore sviluppo in grado di sfoltire le schiere dei turisti meno abbienti...

Già, proprio cosi. Lo studio decennale dei consulenti di Formules ha evidenziato l'ottima performance economica stimolata dalla "certificazione" Unesco (oltre 209 milioni di euro, con un ritorno di 2,37 euro sul territorio per ogni euro speso) che conferma l'utilità del riconoscimento nel generare un riuscito volano attrattivo sotto il profilo turistico e un incremento delle vendite di immobili residenziali del 93% per le zone core e dell’84% per le zone buffer tra il 2014 e il 2022.
Tutto bene, dunque? Dipende...

Per il mercato immobiliare, ad esempio, la serie storica dei valori massimi di vendita €/mq mostra prezzi in calo. Un leggero rialzo dei prezzi si è osservato solo nelle aree della Langa del Barolo (+2,66%), del Barbaresco e di Grinzane Cavour esclusivamente tra il 2014 e il 2020.

Confrontando il numero totale di imprese per zona negli anni 2011 e 2021, quasi tutte registrano un calo complessivo ad eccezione delle Langhe (+4%) e delle Colline del Barbaresco (+5%). In termini assoluti quella di Nizza Monferrato e il Barbera è la zona con il maggior numero di imprese per tutta la serie storica analizzata.

Sono aumentati gli occupati con almeno un contratto in tutte le zone core, mentre è diminuita progressivamente la media dei contratti a persona.

Tra il 2011 e il 2023 il numero di residenti è calato in tutte le zone del sito Unesco, con l’unica eccezione del comune di Grinzane Cavour. Il Monferrato perde in 12 anni quasi il 12% dei suoi abitanti. Il calo è meno accentuato nei territori buffer che, tuttavia, comprendono più comuni e centri urbani più estesi.

Le presenze e gli arrivi internazionali sono aumentati, ma non ugualmente in tutte le zone del Sito (la crescita maggiore nelle Langhe, la minore nel Monferrato degli Infernot), con una forte espansione della ricettività nelle strutture extra-alberghiere e nelle locazioni turistiche, in parallelo ad un calo della ricettività tradizionale.
A fare la parte del leone sono i turisti stranieri, che ora soggiornano per più giorni nelle nostre zone, mentre gli italiani hanno ridotto la loro permanenza e scelgono in prevalenza le aree buffer.
«Oggi su cento persone che raggiungono la nostra destinazione, 57 sono straniere» ricorda Mariano Rabino, presidente dell’Ente turismo Langhe-Monferrato-Roero. «Di queste cento, 55 si fermano in Langa, 30 vanno nel Monferrato e 15 nel Roero».

E se i turisti sono cresciuti in modo esponenziale, l’afflusso viene oggi valutato da alcuni dei massimi produttori della zona del nobile Barolo con qualche perplessità, fino a definire queste presenze come un limite: ben vengano, sì. Ma a patto che non resti un turismo “mordi e fuggi” e “low cost”, cioè che costoro consumino, spendano, aprano il portafoglio. Perchè quelli meno abbienti fanno confusione, occupano i parcheggi e trasformano in masse luoghi che dovrebbero essere molto più intimi.

Infine, nelle aree buffer sembra essersi avviata una dorata epopea di allentamento delle tutele paesaggistiche e urbanistiche con innumerevoli distese di pannelli fotovoltaici pronte ad atterrare ovunque (“atterrare” nel senso proprio di installazione a terra anziché su tetti e/o superfici già impermeabilizzate) e un grande impianto di accumulo energetico (BESS) procede spedito tra le colline di Incisa Scapaccino. Sempre in area buffer.

E in buffer zone ecco che a Castagnole delle Lanze si ipotizza uno stabilimento di 39 metri di altezza (l’equivalente di un edificio di 13 piani…) che ha già incassato il permesso di costruire del Comune – nonostante un Piano Regolatore che limita a 10,50 metri l’altezza massima consentita, salvo deroghe per “comprovate esigenze produttive” - e ora, dopo minacciose diffide legali dell’azienda proponente, preme per ottenere anche l’autorizzazione ambientale.

Al momento tutti gli Enti interpellati rispondono imitando il lavaggio delle mani di Ponzio Pilato, come se nessuno volesse esercitare un potere di critica o di avvertenza, preferendo porgere il cerino acceso al vicino. Parliamo di Regione, Provincia, Soprintendenza e dell'Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato che in questi mesi sta mettendo a punto il nuovo Piano di gestione basato su tre parole: comunità, sostenibilità e tutela. Una "vision" che meriterebbe l'ampio coinvolgimento della popolazione locale e che - così ci sembra - viva invece solo di una interazione progettuale con gli abituali stakeholder istituzionali ed economici.

Un quadro della situazione davvero preoccupante che ci fa esprimere un suggerimento: candidare con urgenza il territorio di Langhe-Roero e Monferrato ad essere riconosciuto come Patrimonio di una parte dell’Umanità. Solo di una parte. Quella furba e già ricca.
Sarebbe il primo caso mondiale in assoluto. E dato che un riconoscimento, in fondo, non si nega a nessuno, il ritorno di immagine sarebbe enorme.
E quello economico altrettanto.

In fondo l’aspetto economico è l’unico che ci interessa davvero. Non è così?...

Aggiungi commento

Invia
Altritasti Periodico on line dell'Associazione di Promozione Sociale Altritasti - via Carducci 22 - 14100 Asti - C.F. 92060280051
Registrazione: Tribunale di Asti n. 7/2011 del 28.10.2011 - Direttore Responsabile: Alessandro Mortarino