Il superticket sulla salute va eliminato


A cura di Cittadinanzattiva/Tribunale per i Diritti del Malato.

Nel 2015 gli italiani hanno pagato 2.857,4 milioni di euro di ticket sanitari tra compartecipazione alla spesa farmaceutica, specialistica ambulatoriale, pronto soccorso e altre prestazioni. A dirlo è il Rapporto di coordinamento della Finanza Pubblica realizzato dalla Corte dei Conti e pubblicato a marzo di quest'anno. La diminuzione dei ticket si è registrata in particolare nella compartecipazione alle prestazioni sanitarie non farmaceutiche, poco più di tre punti percentuali (3,1%), cui ha fatto riscontro invece un aumento di quella sull'acquisto dei farmaci dell'1,3% ... 
Per motivi economici, liste di attesa e ticket rinunciano alle cure il 9,5% degli italiani: nel Nord-ovest rinuncia il 6,2% per motivi economici o carenza dell'offerta, mentre al sud la percentuale è più che doppia rispetto al nord (13,2%) ...
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E' evidente che ai cittadini si chiede sempre di più di sopperire di tasca propria al costante definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale e regionale, come conferma anche il Def 2016. Il superticket è una vera e propria tassa sulla salute. Danneggia non solo i cittadini, ma anche il SSN, spingendo le persone a rivolgersi al privato o a rinunciare a curarsi. E' necessario intervenire con urgenza per eliminarlo, e per questo dal 4 maggio daremo vita ad una petizione con raccolta di firme in tutta Italia per chiederne l'abolizione. La compartecipazione totale Ë la somma delle due forme di ticket possibili: sui farmaci e sulle prestazioni sanitarie (ambulatoriale e specialistica, pronto soccorso, altre prestazioni).

Per i ticket sulla farmaceutica ogni Regione può decidere autonomamente la quota a carico dei cittadini: sulla specialistica ambulatoriale, sebbene sia stato fissato un limite massimo al livello nazionale di 36,15 Euro a ricetta, con l'introduzione nel 2011 dei superticket, le quote a carico dei cittadini possono essere anche molto differenti a seconda della regione dove si risiede. La quota procapite di compartecipazione media italiana Ë di 47 euro; la più alta si registra in Veneto con 61,6 euro a testa e in Valle d'Aosta con 59,5 euro; la più bassa in Sardegna con 32,4 euro e in Calabria con 36,7 euro. Infatti nel 2015, in Veneto i cittadini hanno speso 303,5 milioni di Euro, in Valle díAosta 7,6 milioni; sul fronte opposto in Sardegna hanno speso 53,8 milioni di Euro e in Calabria 72,5.

La spesa sostenuta privatamente dai cittadini per prestazioni sanitarie in Italia è al di sopra della media OCSE [Fonte: Osservatorio civico sul federalismo in sanità del Tribunale per i diritti del malato] (3,2% a fronte di una media OCSE di 2,8%). Molto diversificata anche la spesa privata per Regione (€781,2 in Valle díAosta a fronte di € 267,9 in Sicilia).
Per contro, la spesa sanitaria pubblica pro capite, nel 2013, assume valori massimi nella PA di Trento (€ 2.315,27) e Bolzano (2.308,21) o in Valle d'Aosta con 2.393,03, mentre presenta valori minimi in Campania (€ 1.776,85).
Nelle Regioni in piano di rientro si registrano livelli di tassazione più elevati: l'addizionale regionale Irpef media più alta è stata registrata nel Lazio (€ 470 per contribuente) seguita dalla Campania (€440). Nelle stesse regioni, l'aliquota Irap media effettiva ha raggiunto il suo valore massimo (4,9%).

Un cittadino su quattro, fra gli oltre 26mila che si sono rivolti al Tribunale per i diritti del malato nel 2015, lamenta difficoltà di accesso alle prestazioni sanitarie per liste di attesa (oltre il 58%) e per ticket (31%). In particolare sono i residenti in Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Sicilia, P.A. Trento e Bolzano e Veneto, a lamentarsi di attendere troppo per visite ed esami.

La mobilitazione del Tribunale per i Diritti del Malato prevede una raccolta firme per la petizione nazionale. Ad Asti sarà possibile sottoscriverla il lunedì, 9,00-11,00 e il giovedì, 15,00-17,00 presso lo sportello del TDM nell'ospedale Cardinal Massaia.

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