Le parole sono pietre

di Marisa Pessione.

Prendendo in prestito il titolo di un libro di Carlo Levi, sarebbe saggio riflettere sulla frase soprattutto in questo "oggi" sempre più tecnologico e iperconnesso, dove sembra non esserci più spazio e tempo per soppesare e calibrare ciò che come animali evoluti abbiamo avuto in dono dalla nascita: la parola.
Le parole ci permettono di aprire un dialogo e di confrontarci con gli altri. Ma ci permettono anche di stare ad ascoltarle in silenzio e dare loro quella equilibrata importanza, tono e musicalità che può farci bene per affrontare ogni giorno la nostra esistenza. Dietro alle parole ci sono esseri umani con la loro sensibilità e le loro emozioni. E forse qualche volta ce lo dimentichiamo…

Sembra che per far parte di una comunità "social" sia necessario munirsi di una corazza per affrontare l'uso, anzi abuso, di linguaggi pesanti sempre più ridotti e stringati, senza soffermarsi sul loro reale significato. Se sei una semplice abitante lodigiana, pizzaiola, e non hai indossato quella corazza e sei affascinata da quel mondo virtuale che ti da visibilità e dove tutti compongano una grande famiglia di amici, può succedere che le parole possano diventare macigni difficili da spostare, che toccano la tua credibilità e la tua dignità di persona vivente.
Se, invece, sei un "avvezzo professionista" dei social e sei abituato a ricevere ogni giorno nelle tue pagine virtuali commenti e parole non appropriate e addirittura pesanti, è normale che la tua sensibilità non venga scalfita, perchè possiedi quella corazza che ti permette di ignorarle e non darle importanza.

Ma siamo sicuri che l'ignorare sia la strada giusta? Ignorandole non ne legittimiamo il suo uso senza darle il giusto peso e significato?
 
Forse come comunità pensante non dovremmo solo indignarci quando l'uso indiscriminato delle parole ha già causato danni irreparabili, ma provare a costruire un percorso educativo, non fatto essenzialmente di divieti, sanzioni, controlli, che metta al centro l'attenzione verso l'altro e l'utilizzo di un linguaggio consapevole che non aizzi all'odio.
Non dobbiamo inventarci nulla ma prendere come esempi da cui ripartire i concetti della non violenza e adeguarli ad un mondo che sta cambiando, ma che ha sempre come interlocutore principale l'essere umano.

Le parole sono pietre e possono fare molto male.

Le parole hanno il potere di cambiare il mondo... ma con grande facilità possono distruggerlo.

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