Asti metterà gli scudi blu ai monumenti: ci prepariamo alla guerra?

di Alessandro Mortarino.

Qualche mese fa la Commissaria europea per la parità, la preparazione e la gestione delle crisi, Hadja Lahbib, aveva diffuso un video realizzato dall'UE nel quale invitava i cittadini del continente a tenere a portata di mano un kit di sopravvivenza (acqua, cibo, medicine, batteria portatile, denaro in contanti) per affrontare emergenze, inclusa la possibilità di un conflitto armato. E' uno dei tanti esempi che ci segnalano come, mentalmente, le istituzioni (prima) e le persone comuni (poi) stiano metabolizzando una situazione sociale dal finale scontato: arriva la guerra. Ora anche ad Asti la sindrome bellica pare manifestare le sue assuefazioni...

La Diocesi di Asti ha, infatti, richiesto al Comune - nell’ambito di un Accordo di Cooperazione tra la Croce Rossa Italiana e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) - di installare lo “Scudo blu” in una dozzina di chiese, palazzi, musei, aree archeologiche e sulla Cattedrale della città. L'Accordo di Cooperazione nazionale è stato sottoscritto da Croce Rossa e ANCI il 29 aprile, l'approvazione della richiesta della Diocesi da parte dell'amministrazione comunale è invece giunta nei giorni scorsi.

Non si tratta, naturalmente, di un'arma difensiva ma di un semplice contrassegno progettato con l’entrata in vigore della Convenzione dell’Aja del 14 maggio 1954, sotto l’egida dell’UNESCO, allo scopo di tutelare "beni, mobili o immobili, di grande importanza per il patrimonio culturale dei popoli" individuati, anche in tempo di pace, proprio attraverso lo "Scudo Blu".

Durante un conflitto armato, i beni culturali possono essere danneggiati deliberatamente o distrutti, diventando essi stessi obiettivi militari, oppure come “effetto collaterale” o come conseguenza incidentale di un attacco. L’uso stesso che le forze militari possono fare dei luoghi della cultura è una minaccia: realizzare fortificazioni a difesa o minare il territorio nelle vicinanze mette a rischio i beni. Talvolta, inoltre, la stessa mancanza di consapevolezza e conoscenza, da parte delle forze in campo, del valore di un bene è esso stesso un fattore di rischio, che rende vulnerabile il patrimonio. Non da ultimo, il patrimonio è esposto anche al rischio di saccheggio, in quanto può diventare “bottino di guerra” da parte sia dei militari che dei civili.

Sebbene non sia possibile eliminare ogni rischio, l’apposizione dello Scudo Blu è una delle azioni preventive che possono essere pianificate in tempo di pace per mitigare e limitare questi rischi: tutti i Paesi contraenti sapranno di non dover toccare questi beni culturali contrassegnati.

Ci auguriamo si tratti di una pura coincidenza temporale legata a un processo che comunque si sarebbe instaurato in ogni caso e non come una scelta deliberata che farebbe quasi pensare che Diocesi, Comune e Croce Rossa abbiano già decretato (in cuor loro) la certezza di una guerra prossima ventura, per non dire imminente, che ci riguardi direttamente.
Il che sarebbe davvero grave: tanto la guerra alle porte quanto la decisione di "prepararsi alla guerra".

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a marzo aveva esplicitato il suo pensiero: «se l'Europa vuole evitare la guerra, deve prepararsi alla guerra».
E Sir Richard Shirreff, ex Vice Comandante Supremo delle forze NATO in Europa, da tempo ci avverte che, a suo dire, la Terza Guerra Mondiale inizierà il 3 novembre 2025. Un blackout nei Baltici precederà l’invasione russa e vedrà l’inazione USA e l’attacco cinese a Taiwan; la NATO crollerà in 5 giorni.

Ora, oggi, qui, adesso ciò che dobbiamo fare è non accettare l'idea dell'ineluttabilità di un evento bellico, ripulire le nostre menti, far prevalere le parole e i gesti di pace.

La Pace si prepara con la pace, non con la guerra. Con l'esempio e non con le armi.

Ora, oggi, qui, adesso ci siamo noi. Proprio noi...

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