Tecnologia e rispetto della vita



di Dario Rei.


Il 21 novembre abbiamo ricordato, con l’impianto di un albero davanti la sede universitaria, Giuseppe Ratti: un amico che ci ha insegnato come conoscenza scientifica e tecnologie vanno impiegate nel rispetto delle persone e della vita, e che in ciò solo consiste il reale progresso umano. Ratti è stato un «chierico che non tradisce» (per dirla con Julien Benda), poiché a un certo momento, rinunciando a posizioni e vantaggi acquisiti, ha compiuto scelte di cui tessiamo gli elogi, in ragione delle cause per cui esse si sono adoperate ...

Non poche implicazioni hanno questi orientamenti per l’etica di scienze e professioni.
Si dice che sovrapporre gli ambiti professionali con quelli decisionali e gestionali sia pericoloso; ritenerli incomunicanti lo è forse di meno? Porta a non cogliere, ad esempio, la plastica contraddizione che in materia di paesaggio e ambiente divide la tutela della vita, nella sua realtà concreta, e la sensibilità decorativa spinta ai limiti del diversivo (anche Hitler amava i fiori).

Dal diritto delle responsabilità professionali all’autonomia, non ne segue che le opzioni professionali, restando del tutto e giustamente libere, pretendano la franchigia a giudizi pubblici, esterni alle corporazioni, sul merito degli obiettivi che perseguono. Il giudizio che sia meglio, per dire, che le consulenze agronomiche siano rese per cercare il mantenimento degli alberi là dove stanno, anziché in funzione dello spianarli per qualche beneficio economico o tranquillità burocratica. Che le consulenze giuridiche non si mettano solo dalla parte dei malversatori contro la pubblica amministrazione e i beni comuni. Che il marketing sociologico non usi le tecniche dell’ opinione esclusivamente per produrre consenso a chi lo paga. E così via.

Vale qui, più che l’ossequio formale e farisaico al sistema istituzionale delle norme deontologiche, il semplicissimo criterio della coerenza fra valori e condotte. Nell’appello a coscienza e responsabilità personali, l’esempio di Ratti ci rimanda a questi «Preferisco di no» e «Non in mio nome». È una delle differenze da rimarcare con il lavoro di professionisti di vaglia, che troppo impegnati come sono a rispondere in modo soddisfacente a committenze di valore, non trovano tempo e modo per interrogarsi anche sul valore delle cause a cui dedicano il loro supporto.

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